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UDOVICO MURATORI, nel suo Trattato della perfetta Poesia Italiana, parla in rapporto delle POESIE LIRICHE di DANTE nel seguente modo: «<

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Troppo è famosa

» la sua, come chiamasi Divina Commedia; ma io per » me non ho minore stima delle sue Liriche Poesie; anzi porto opinione, che in queste risplenda qualche virtù, » che non appar sì sovente nel maggior Poema. E ne' Sonetti, e nelle Canzoni sue si scuopre un aria di feli»cissimo Poeta; veggionsi quivi molte gemme etc. Intanto » mi sia lecito, che si è fatto in certa maniera torto al· >> merito di Dante, avendo finora tanti spositori solamente >> rivolto il loro studio ad illustrare la Divina Commedia, » senza punto darsi cura de' Componimenti Lirici. Sareb» bono essi tuttavia privi di Commento, se il medesimo » Dante non ne avesse commentati alcuni sì nel Convito » amoroso, come nella Vita nuova. Eppure, non men della Commedia sua, meritano queste altre Opere d'esser » adornate con nobili, e dotte osservazioni, tantochè po»trebbe qualche valentuomo in illustrandole conseguir » non poca gloria fra i Letterati (1). »

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(1) All'intendimento di queste Poesie hanno contribuito moltissimo gli Autori seguenti colle loro emendazioni e commenti.

Il Canonico Dionisi: Aneddoti, e la sua Preparazione storicocritica (tratta dalle 14 canzoni) - Monti, proposta di correzioni ed aggiunte al Vocab. della Crusca B. Gaba, Biscione, Redi, Valeriani, Arrivabene, Carlo Witte, il Marchese Trivulzio, e mol

ti altri.

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Il Villani ne parla come segue: « Dante fece nella

» sua gioventù il libro della Vita nuova d'amore, e poi quando fu in esiglio fece da venti Canzoni morali, e » d'amore molto eccellenti etc. . . . e cominciò un Com» mento sopra quattordici delle sopraddette sue Canzoni » morali volgarmente, il quale per la sopravvenuta morte » non perfetto si trova, se non sopra le tre, il quale per quello che si vede, grande, alta, e bellissima Opera ne riuscia, perocchè ornato appare d' alto dittato, e di belle ragioni filosofiche, cd astrologiche.

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L'oggetto costante di tutte le Poesie Dantesche sono le lodi di Beatrice; nel primo stadio della sua vita essa è il primo diletto della sua anima, il suo primo amore. Nel secondo stadio, che comincia dopo la morte di Beatrice, egli consacra il suo amore allo studio della Filosofia. Sentiamo il Poeta stesso, che ci narra nel passo seguente:

« Come per me fu perduto il primo diletto della mia » anima, io rimasi di tanta tristizia punto, che alcuno » conforto non mi valea. Tuttavia, dopo alquanto tempo, » la mia mente, che s' argomentava di sanare, provvide » ritornare al modo, che alcuno sconsolato avea tenuto

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a consolarsi. E mi misi a leggere quello, non conosciuto » da molti, libro di Boezio, nel quale captivo e discacciato, consolato s' avea. E udendo ancora, che Tullio » scritto avea un altro libro, nel quale trattando dell' ami» stà, avea toccate parole della consolazione di Lelio, » uomo eccellentissimo, nella morte di Scipione amico » suo, misimi a leggere quello.. E siccome esser suole » che l'uomo va cercando argento, e fuori della inten

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» zione trova oro, io, che cercava di consolare me, trovai non solamente alle mie lacrime rimedio, ma vocaboli » d'autori, e di scienze, e di libri, li quali considerando, giudicava bene, che la Filosofia ch' era donna di que» sti libri, fosse somma cosa. E da questo immaginare » cominciai ad andare là, ov' ella si dimostrava verace» mente, cioè nelle scuole de' Religiosi, ed alle disputa»zioni de' Filosofanti: sicchè in picciol tempo, forse di » trenta mesi, cominciai tanto a sentire della sua dolcezza, » che il suo amore cacciava, e distruggeva ogni altro pen» siero; perch' io, sentendomi levare dal pensiero del primo » amore alla virtù di questo, quasi maravigliandomi, apersi » la bocca nel parlare della proposta Canzone:

» Voi che intendendo etc. .... »

Nel terzo, ed ultimo stadio della vita del Poeta, rappresenta Beatrice la Sapienza delle cose divine (ossia la Teologia) tale, che nella Divina Commedia si manifesta.

DANTE celebra nelle Poesie Liriche Beatrice con lodi superiori alle umane, in un linguaggio virgineo, nobile, ed elevato, che ha sembianza d'un celeste rapimento. Parlò in esse (dice il Missirini nella sua Vita di Dante) sempre l'animo, non lo studio: la natura non l'arte. Come piani scorrono i suoi versi! Quanta leggiadria è nelle immagini! Qual passione ne' sospiri! Chiunque ha la delicatezza, e la sensibiltà di entrare in que' castissimi concetti, rendesi beato d' una giocondità, che non è della terra. Esse danno interessantissimi lumi sullo sviluppo intellettuale del gran Poeta, e formano come il passaggio alla sua Divina Commedia. Lo studio di esse è quasi essen

ziale

per meglio approfondire quest'ultima, dando moltissimi rischiaramenti sulla filosofia sparsa in tutti i componimenti di Dante. La storia di questo sviluppo è quella dello sviluppo intellettuale di ogni uomo, e merita esser meditato filosoficamente.

Quello dell' umana cognizione a norma del triplice principio della sua esistenza, ossia della sua natura composta di Mente, d' Anima, e di un Corpo animato, deve principiare coll'anima, e non colla mente, benchè quest'ultima è il più Sublime nella cognizione. La mente ha due facoltà, cioè: l'Intelletto, e la Volontà; la Ragione, e l' Immaginativa (ossia la Fantasia) sono le facoltà dell'anima, la prima nella progressione dello svi lupparsi. Essa è il principio, la base permanente, e il centro dell' intiera cognizione. Siccome la vita esterna va alternando tra l'attività nello stato di veglia, e tra lo stato di riposo nel sonno: così l'anima pensante è divisa nella Ragione, che discerne, ordina, e conchiude, e nella Immaginativa, che medita, inventa, e presentisce; Intelletto, Volontà, Ragione, e Fantasia formano i quattro rami principali della umana cognizione; le altre facoltà intellettuali, ossiano potenze dell' anima non sono, che i rami accessôri, e subordinati alla cognizione, esse sono la Memoria, e la Coscienza; la prima è una collegativa, e la seconda una distintiva facoltà della mente. I Sensi, e le Inclinazioni sono nella più stretta relazione colla mente sotto l' influenza dell' Immaginativa. Quest' influenza è incontrastabile, e si fa maggiormente vedere sulle Inclinazioni di un grado maggiore, ossia sulle

Passioni, il più violento, e gagliardo sviluppo delle Inclinazioni. Esse formano in questo eccesso, e nella falsa direzione delle facoltà intellettuali, altrettante mancanze morali, e difetti di carattere. La prima di questa falsa direzione è un Orgoglio smisurato, il quale altro non è che un accecamento, ed uno sviamento dell' Intelletto, fondato sopra uno sregolato amor proprio. La seconda sono le Passioni sensuali, una malattia, uno stato febrile dell'anima, che talvolta si sfoga in un violento parosismo, o come una febbre lenta, che consuma da poco a poco le migliori potenze dell' anima. La radice di questo male è la violenza, che trascina, e il falso incanto delle passioni nella fantasia oltremodo irritata, illusa, e avvelenata. La terza falsa direzione dell' umana mente è l'Avarizia, ed una smoderata avidità di guadagno, e di proprio interesse, che impietra l'anima, e quasi intirizza la vita interna. Queste tre Passioni principali, e difetti di carattere, che sconcertano la vita esterna, e la pace dell' animo, provengono da una Fantasia infiammata, dalla quale scendono i funesti effetti nella regione della Volontà, ove prorompono in violenti catastrofi, e in azioni illegittime, e talvolta producono una vita inutile, vile, e dissipata senza scopo veruno. Tali sono i funesti effetti dell' influenza d'una sviata Fantasia sulle Passioni perniciose, e distruttrici. DANTE ci rappresenta queste passioni nella sua Divina Commedia sotto il simbolo delle bestie feroci, che impediscono il cammino alla Cognizione (Inferno C. 1.). Volgiamo lo sguardo alla direzione opposta, ove la Fantasia, (distintivo dell' umano genere, e facoltà tanto ferace, ed

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