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Poi mi parve vedere a poco, a poco

Turbar (17) lo Sole, ed apparir la Stella, (18)
E pianger egli, ed ella;

Cader gli augelli volando per l'a're,

E la terra tremare :

Ed uom m'apparve scolorito e fioco
Dicendomi: Che fai? non sai novella?
Morta è la donna tua, ch'era sì bella.

Levava gli occhi miei bagnati in pianti,

E vedea, che parean pioggia di manna
Gli Angeli, che tornavan suso in cielo :
Ed una nuvoletta avean davanti, (19)
Dopo la qual gridayan tutti: Osanna!
E s'altro avesser detto, a voi dirielo. (20)
Allor diceva Amor: Più non ti celo:
Vieni a veder nostra donna, che giace.
L'immaginar fallace

Mi condusse a veder mia donna morta;
E quando l' avea scorta,

Vedea, che donne la covrian d'un velo:
E avea seco una umiltà sì verace,
Che parea dicesse: Io sono in pace. (21)

Io diveniva nel dolor si umile,

Veggendo in lei tanta umiltà formala,
Ch'io dicea Morte, assai dolce ti tegno:
Tu dei omai esser cosa gentile,

:

Poi che tu se' nella mia donna stata;
E dei aver pietate, e non disdegno.

Vedi che si desideroso vegno

D'esser de'tuoi, ch' io ti somiglio in fede: (22)
Vieni, che 'l cor ti chiede.

Poi mi partii, consumato ogni duolo:
E quando io era solo

Dicea, guardando verso l'altro regno:

Beato, anima bella, chi ti vede!

Voi mi chiamaste allor, vostra mercede. (23)

XVII. K

O mi sentii svegliar dentro a lo core
Un spirito amoroso, che dormia :
E poi vidi venir da lungi Amore,
Allegro si, ch' appena il conoscia; (1)

Dicendo: Or pensa pur di farmi onore;
E 'n ciascuna parola sua ridea. (2) .
E poco stando meco 'l mio Signore,
Guardando in quella parte, onde venia.

I' vidi Monna Vanna (3), e Monna Bice
Venir in ver lo loco, là ov' io era,
L'una appresso dell' altra meraviglia. (4)

E si, come la mente mi ridice,

Amor mi disse: Questa è Primavera ;
E quella ha nome Amor, si mi somiglia.

XVIII.

ANTO gentile, e tanto onesta pare
La donna mia, quand' ella altrui saluta,
Ch' ogni lingua divien tremando muta:
E gli occhi non l'ardiscon di guardare.

Ella sen va, sentendosi laudare,

Umilemente d'onestà vestuta: (1)
E par, che sia una cosa venuta
Di cielo in terra, a miracol mostrare.

Mostrasi si piacente a chi la mira,

Che dà per gli occhi una dolcezza al core,
Che 'ntender non la può, chi non la prova:

E par che dalla sua labbia (2) si mova
Un spirito soave, pien d' Amore,
Che va dicendo all' anima: Sospira!

XIX.

EDE perfettamente ogni salute,
Chi la mia donna tra le donne vede.
Quelle che van con lei, sono tenute
Di bella grazia a Dio render mercede;

E sua beltà è di tanta virtute,

Che nulla invidia all' altre ne procede; (1)

Anzi le face andar seco vestute

Di gentilezza, d' amore e di fede.

La vista sua fa ogui cosa umile,

E non fa sola sè parer piacente;
Ma ciascuna per lei riceve onore;

Ed è negli atti suoi tanto gentile,

S

Che nessun la si può recare a mente,
Che non sospiri in dolcezza d' Amore.

XX.

'I' lungamente m'ha tenuto Amore,
E costumato alla sua signoria,

Che si, com' egli m'era forte (1) in pria,
Cosi mi stà soave ora nel core;
Però quando mi toglie si 'l valore,
Che gli spiriti par che fuggan via,
Allor sente la frale anima mia
Tanta dolcezza, ch'l viso ne smore.
Poi prende Amore in me tanta virtute,
Che fa gli spirti miei andar parlando; (2)
Ed escon fuor chiamando

La donna mia, per darmi più salute:

Questo m' avviene, ovunque (3) ella mi vede,
E si è cosa umil, che nol si crede.

XXI. 2

LI occhi dolenti per pietà del core,
Hanno di lacrimar sofferta pena
Si che per vinti son rimasi omai;
Ora, s'i' voglio sfogar il dolore

Ch'a poco a poco alla morte mi mena,
Convienmi di parlar, traendo guai: (1)
E perchè mi ricorda ch' io parlai
Della mia donna, mentre che vivia, (2)
Donne gentili, volentier con vui,
Non vo' parlare altrui,

Se non a cor genti!, che 'n donna sia,
E dicerò di lei, piangendo pui, (3)
Che se n'è ita in ciel subitamente, (4)
Ed ha lasciato Amor meco dolente.

Ita se n'è Beatrice in l'alto cielo,

Nel reame ove gli Angeli hanno pace :
E sta con loro: e voi, donne, ha lasciate.
Non la ci tolse qualità di gelo,
Nè di calor, siccome l'altre face ;
Ma sola fu sua gran benignitate,
Che luce (5) della sua umilitate
Passò li cieli con tanta virtute,
Che fe' maravigliar l'eterno Sire;
Si che dolce desire

Lo giunse (6), di chiamar tanta salute.
E fella di quaggiuso a se venire;
Perchè vedea, ch' esta vita noiosa
Non era degna di si gentil cosa.

Partissi dalla sua bella persona,

Piena di grazia, l'anima gentile :
Ed ëssi (7) glorïosa in loco degno
Chi non la piange, quando ne ragiona,
Core ha di pietra si malvagio e vile,
Ch' entrar non vi può spirito benegno.

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