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Non è di cor villan si alto ingegno,
Che possa immaginar di lei alquanto;
E però non gli vien di pianger voglia.
Ma vien tristizia, e doglia

Di sospirare, e di morir di pianto,
E d'ogni consolar (8) l'anima spoglia
Chi vede nel pensiero alcuna volta
Qual ella fue com' ella n'è tolta.

Donanmi angoscia li sospiri forte,

Quando 'l pensiero nella mente grave
Mi reca quella, che m' ha 'l cor diviso:
E spesse fiate pensando alla morte,
Me ne viene un disio tanto soave,
Che mi tramuta lo color nel viso.
Quando l'immaginar mi tien ben fiso,
Giugnemi tanta pena d' ogni parte,
Ch' io mi riscuoto per dolor ch'io sento;
E si fatto divento,

Che dalle genti vergogna mi parte; (9)
Poscia piangendo sol nel mio lamento
Chiamo Beatrice, e dico: Or se'tu morta?
E mentre, ch' io la chiamo, mi conforta.

Pianger di doglia, e sospirar di angoscia

Mi strugge il core, ovunque (10) sol mi trovo,
Si che ne 'ncrescerebbe a chi 'l vedesse.

E qual'è stata la mia vita, poscia

Che la mia donna andò nel secol novo,

(11)

Lingua non è, che dicer lo sapesse,

E però, donne mie, pur ch' io volesse, (12)

Non vi saprei ben dicer quel ch' io sono;
Si mi fa travagliar l' acerba vita,
La quale è si invilita,

Che ogn'uom par mi dica: Io t'abbandono ;
Vedendo la mia labbia (13) tramortita.

Ma qual ch' io sia, la mia donna se'l vede 1
Ed io ne spero ancor da lei mercede.

Pietosa mia Canzone, or va piangendo,
E ritrova le donne, e le donzelle,
A cui le tue sorelle

Erano usate di portar letizia: (1)
E tu, che sei figliuola di tristizia,
Vattene sconsolata a star con elle.

* IIXX K

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ENITE a intender li sospiri miei.
O cor' gentili, che pietà il desia,
Li quai disconsolati vanno via :
E se non fosser, di dolor morrei; (1)

Perocchè gli occhi mi sarebber rei (2)

Molte fiate più, ch' io non vorria,
Lasso di pianger si la donna mia,
Ch'i' sfogherei il cor, piangendo lei. (3)

Voi udirete lor chiamar sovente

La mia donna gentil, che se n'è gita

Al secol degno della sua virtute:

E dispregiar talora questa vita,
In persona dell' anima dolente
Abbandonata dalla sua salute. (4)

XXIII.

UANTUNQUE volte (1), lasso! mi rimembra
Ch'io non debbo giammai

Veder la donna, ond' io vò si dolente;

Tanto dolore intorno al cor m'assembra (2)
La dolorosa mente,

Ch'i' dico: Anima mia, chè non ten' vai?

Chè li tormenti, che tu porterai

Nel secol che t'è già tanto noioso,

Mi fan pensoso di paura forte :
Ond' io chiamo la Morte,

Come soave e dolce mio riposo :

E dico: Vieni a me con tanto amore,
Ch'i' sono astioso di chiunque muore. (3)

E' si raccoglie nelli miei sospiri

Un suono di pietate,

Che va chiamando Morte tuttavia.

A lei si volser tutti i miei desiri,
Quando la donna mia

Fu giunta dalla sua crudelitate;
Perchè 'l piacere della sua beltate, (4)
Partendo se dalla nostra veduta

Divenne spirital bellezza e grande,
Che per lo ciel si spande

Luce d'amor, che gli Angeli saluta:
E lo 'ntelletto loro alto, e sottile

Face maravigliar, si n'è gentile.

XXIV.

PRIMO COMINCIAMENTO

RA venuta nella mente mia

La gentil donna, che per suo valore
Fu posta dall' altissimo Signore

Nel ciel dell' umiltate, ov'è Maria.

SECONDO COMINCIAMENTO

Era venuta nella mente mia

Quella donna gentil, cui piange Amore,
Entro quel punto che lo suo valore
Vi trasse a riguardar quel ch'io facia.

Amor che nella mente la sentia

S'era svegliato nel distrutto core,
E diceva a' sospiri : Andate fore;
Perchè ciascun dolente sen partia.

Piangendo uscivan fuor dello mio petto,
Con una voce che sovente mena
Le lacrime dogliose agli occhi tristi.

Ma quegli che n' uscïan con maggior pena
Venïen dicendo: O nobile intelletto !
Oggi fa l'anno, che nel ciel salisti.

XXV. K

IDERO gli occhi miei, quanta pietate
Era apparita in la vostra figura,
Quando guardaste gli atti, e la statura, (1)
Ch'io faccio per dolor molte fïate.

Allor m' accorsi, che voi pensavate

La qualità della mia vita oscura; (2)
Sicchè mi giunse nello cor paura
Di dimostrar negli occhi mia viltate.
E tolsimi dinanzi a voi, sentendo,

Che si movean le lacrime dal core,
Ch' era sommosso dalla vostra vista.

Io dicea poscia nell'anima trista :

Ben' è con quella donna quell' Amore, (3)
Lo qual mi face andar così piangendo.

XXVI. e

OLOR d'amore, e di pietà sembianti
Non preser mai così mirabilmente
Viso di donna , per veder sovente
Occhi gentili, e dolorosi pianti,

Come lo vostro, qualora davanti

Vedetevi la mia labbia dolente;

Si che per voi mi vien cosa alla mente,
Ch' io temo forte, non lo cor si schianti.

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