Io non posso tener gli occhi distrutti, Che non riguardin voi spesse fïate, E voi crescete si lor volontate, L Che della voglia si consuman tutti; XXVII. AMARO lacrimar che voi faceste, Ora mi par, che voi l' obbliereste, S'io fossi dal mio lato si fellone, La vostra vanità mi fa pensare, E spaventami sì ch'i' temo forte, Voi non dovreste mai, se non per morte G XXVIII. KE ENTIL pensiero, che parla di vui, L'anima dice al cor: Chi è costui, Che viene a consolar la nostra mente? Ei le risponde: O anima pensosa, Questi è uno spiritel nuovo d' Amore, E la sua vita, e tutto il suo valore, XXIX. ASSO! per forza de' molti sospiri E fatti son, che paion due disiri Di lacrimare, e di mostrar dolore: Questi pensieri, e li sospir, ch'i' gitto, Ch' Amor vi tramortisce, si glien' duole Perocch' elli hanno in lor, li dolorosi, (1) XXX. EH! peregrini, che pensosi andate Venite voi di sì lontana gente, Com' ella vista voi ne dimostrate ? Che non piangete, quando voi passate Se voi restate, per voler udire, Certo lo core de' sospir mi dice, Ella (3) ha perduta la sua Beatrice: E le parole, ch' uom di lei può dire, Hanno virtù di far piangere altrui. XXXI. * LTRE la spera, che più larga gira, (1) Piangendo mette in lui, pur su lo tira. Quand' egli è giunto là, ove 'l disira, Vede una Donna che riceve onore, Vedela tal, che quando il mi ridice, Io non lo intendo, si parla sottile So io, ch' el parla di quella gentile; Sicch' io lo 'ntendo ben, donne mie care. ANNOTAZIONE IL LIBRO DELLA VITA NUOVA DI DANTE TERMINA COLLE SEGUENTI PAROLE OPPRESSO a questo Sonetto apparve a me una mira visione, nella quale vidi cose, che mi fecero proporre non dir più di questa Benedetta, infintanto ch' io non potessi più degnamente trattar di Lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com' ella sa, veramente. Si che, se piacere sarà di Colui, per cui tutte cose vivono, che la mia vita per alquanto perseveri, spero dire di Lei quello, che mai non fu detto d' alcuna. E poi piaccia a Colui, ch'è Sire della cortesia; la mia anima se ne possa ire a veder la gloria della sua donna, cioè quella benedetta BEATRICE, che gloriosamente mira nella faccia Colui, qui est per omnia saecula benedictus LAUS DEO Queste Poesie sono disposte nel vero lor ordine, e ridotte alla loro genuina lezione con la scorta fedele di un Codice autografo del Secolo XV. In esse si dipinge il cuor gentile di quell' uomo ammirabile, per la cui fantasia il creato ebbe confini troppo ristretti. Il suo amore virtuoso divenne la sorgente della sua gloria immortale, confessando egli stesso di aver concetta la grande idea del divino Poema per poter più degnamente trattar della sua BEATRICE |