Sayfadaki görseller
PDF
ePub

bioso e sospeso, così nel caso della religione, come ancora nel resto fino alla morte (1). Ma i moti di Francia sono sospetti al re così per monsignor di Condè e degli altri capi principali, a lui per tutti i rispetti nemici, come ancora per la causa della religione; onde se per caso le armi loro prevalessero, non solo avria a temere assalto ed invasione nella Navarra, o in altra parte de' suoi stati, ma ancora, per la vicinità de'paesi, contagio e alterazione negli animi de' popoli nelle cose della fede, e più di tutto negli stati di Fiandra già come ho detto corrottissimi; i quali, coll' esempio e coll' ajuto che sperassero da loro, facilmente potriano far alcuna pericolosa sollevazione. Però è stato egli astretto, più forse per interesse proprio che per quel d'altri, mandare in Fiandra quelle genti che la Serenità Vostra ha inteso. Così pare che da' cieli sia determinato ch'esso non possa mai assicurarsi della Francia; perchè se mai fu tempo nel quale egli dovesse avere sperato di star coll'animo quieto, questo pareva quello, nel quale il re suo cognato si ritrova in piccola età, la regina madre sua suocera con molta parte nel governo, e quel regno per le divisioni e parzialità grandemente afflitto e debilitato. Che poi dovendo queste cose della religione e dei tumulti finalmente prendere qualche assetto, e il re crescendo e divenendo padrone di sè medesimo e del suo regno, avrà il Cattolico maggiori cause ancora di sospettare, perchè resteranno sempre al Cristianissimo le pretensioni del reame di Napoli, dello stato di Milano, e della superiorità della Fiandra; poco, quando volesse, valendo le cessioni di suo avo, gli accordi di suo padre, e le confermazioni de' parlamenti. E chi può, appresso, levar la concorrenza di grandezza, e competenza di precedenza tra questi due re, che come principi maggiori della cristianità, e vicini, convengono avere insieme, onde ogni prosperità e reputazione dell' uno necessariamente ha da esser all' altro non solo invidiosa, ma ancora sospetta? Il regno, appresso, di Francia è fondato nelle armi, e i Francesi, i quali di tutte le cose si saziano, con difficoltà possono lungamente stare in pace; e

(4) Accaduta il 17 novembre 4562.

quando abbiano da muover le armi, chi considera il sito e stato della Francia, conoscerà che appena resta contro chi usarle che contro gli stati del re cattolico, quasi dalla natura e dalla fortuna posti opportuni all' impeto e ingiuria loro.

Dalla regina d'Inghilterra (1) potria alienare il re la diversità della religione, se appresso i principi il rispetto delle cose di stato non andasse innanzi a tutti gli altri; però dipendendo in gran parte dalla disposizione di lei la sicurtà de' suoi paesi di Fiandra, tiene con lei non solamente amicizia, ma ancora confederazione per difesa comune dell' Inghilterra e di essi stati.

Già è spenta la memoria dell'ingiuria che Federico, avo del presente re di Danimarca (2), fece a Cristierno cognato dell'imperatore e padre della duchessa di Lorena, cacciandolo di stato e poi facendolo e tenendolo prigione fino alla morte sua, che già tre anni seguì. Però il re Cattolico, seguendo il beneficio suo, se non tiene con lui molto stretta amicizia, almeno non conserva inimicizia; per la quale gli stati suoi di Fiandra, e massimamente la Frisia e la Olanda, come più propinqui, potriano patir grandemente, e il traffico di quei paesi esser in gran parte impedito e diminuito.

Col re di Svezia (3) non ha il re Cattolico che fare, se non che, mentre continuava la guerra con Francia, mandò a trattar con Gustavo padre del presente re, che allora vivea, di vendergli uno stato nei Paesi Bassi per uno de' suoi figliuoli, avendo nome quel re di tener solo più argento che tutti gli altri principi cristiani insieme.

Del re di Polonia (4) convien esser malissimo satisfatto il re Cattolico per la differenza del ducato di Bari e principato di Rossano, dei quali il re Cattolico si è messo in possesso, e per i danari che quegli pretende della eredità della

(1) Elisabetta, succeduta alla regina Maria il 17 novembre 1558.

(2) Federico II, succeduto a Cristiano III nel 1559. Intorno a Cristiano II, a cui qui allude l'oratore, veggasi a p. 486 del T. 1o di questa Serie.

(3) Enrico XIV, succeduto il 29 settembre 1560 al padre Gustavo Vasa in età di ventisette anni.

(4) Sigismondo Augusto, figlio di Sigismondo il Grande e di Bona Sforza. Vedi T. 3° di questa Serie, p. 211, nota 2.

regina Bona sua madre, dei quali mai non ha avuto altro che promesse e parole; ma per esser lui lontanissimo da' suoi paesi, e dal potergli far offesa, non ha il re Cattolico molto da curare la satisfazione sua (1).

Col re di Portogallo (2) resta ancora la differenza, che ho già detto, delle Molucche e altri lochi delle Indie orientali; perchè ritornandogli il re Cattolico i suoi danari potria di ragione ridomandarle; oltra qualche altra differenza di momento; alle quali si aggiunge l'odio mortale che insieme si portano, e il disprezzo incredibile in che si hanno i portoghesi e i castigliani, onde in Portogallo, per antica consuetudine, in certo giorno ogni anno nelle terre principali si predica una vittoria de' portoghesi contro castigliani, inimicando e alienando talmente l'animo de' popoli contro questi, che saria pericolo, quando il re di Portogallo morisse senza figliuoli, che portoghesi non acconsentissero di venir sotto il re di Castiglia, come porteria il diritto della successione, e procurassero di eleggersi nuovo re (3). Ma è tanto il vincolo di parentado che questi due re hanno insieme, poichè il re Cattolico ebbe la madre e la moglie portoghese, e il re di Portogallo non solamente ebbe la bisavola, ma tuttavia tiene l'ava e la madre castigliana, che può molto ben rimediar a tutti gl' inconvenienti che in questo tempo potessero occorrere; ma non ha già potere di rendere tra loro tutta quella buona intelligenza e confidenza che si potrebbe desiderare.

Con Svizzeri ha, prima, il re Cattolico la lega antica di casa d'Austria, che gli serve per la conservazione della contea di Borgogna, come ho detto; fece poi l'imperator Carlo con

(1) Incominciò peraltro indi a non molto il re Filippo a soddisfare agli obblighi dei quali qui è fatta menzione.

(2) Sebastiano sopradetto, fanciullo ancora di nove anni. Egli era figlio del l'infante Giovanni, che premori al padre Giovanni III, e di donna Giovanna sorella di Filippo II. La sua ava, Caterina d'Austria, sorella di Carlo V, vedova del detto Giovanni III, tenne la reggenza sino al 1562.

(3) Il diritto della eventuale successione non era così ben stabilito in Filippo II, come qui sembra credere il Tiepolo; perchè vivevano ancora, e sopravvissero al re Sebastiano, due figlie dell' infante Edoardo, figlio di Emmanuele il Grande; le quali conseguentemente procedevano da maschio, mentre Filippo II procedeva da femmina. Ma stava per Filippo la forza, e questa a suo tempo prevalse.

e che

loro, per lo stato di Milano, un' altra particolare capitolazione durante per la vita sua e per tre anni dopo la sua morte, la quale ancor non è stata confermata, le condizioni della quale erano che l'uno non potesse andar contro l'altro, svizzeri potessero estrar da Milano certa quantità di biade ogni anno che non vi fosse molta penuria; ma questa fu dal canto de' svizzeri poco osservata quando, al servizio di Francia, si ritrovarono alla presa di Valenza, benchè essi in loro escusazione dicano che prima sia stato loro in alcune cose mancato. Con Grisoni non ha il re lega alcuna in scritto, ma essi s' intendono collo stato di Milano nel medesimo modo degli Svizzeri.

La città di Genova per le molte e gravi sue parzialità, delle quali niuna cosa può più facilmente ruinare una repubblica, si è più volte ridotta a tanta miseria, che non potendosi accordar nel governo di sè medesima, ha chiamato per suo signore ora il re di Francia, ora il re di Napoli, ora il duca di Milano, ora il marchese di Monferrato ed altri, e talvolta ancora si ha eletto per principe e signore alcuno de'proprj cittadini, variando in questo modo, con grandissimo suo danno e vergogna, spesse volte lo stato suo. Ma poichè, l'anno 1528, levandosi dalla servitù de' Francesi, autore Andrea Doria (1), essa ritornò libera, e di nuovo regolò il suo governo, senza più ricever guardia o signoria d'altro principe, ha mantenuto sin a questo tempo la sua libertà con speranza ancora per l'avvenire. Ha seguito la dipendenza e fortuna dell' imperator Carlo e poi del re suo figliuolo, non perchè la forza o la violenza l'astringesse, ma perchè così portavano e portano i suoi rispetti; perchè in questo modo si è assicurata dalle ingiurie del re Cristianissimo per le pretensioni che esso può aver sopra lei; si provvede più facilmente di formento (del quale per la sterilità del paese ha estremo bisogno) dalla Sicilia e Milano che da qual si voglia altro loco; e intertiene, arricchisce e ingrandisce molti suoi cittadini, così per la via delle condotte delle galee e delle

(1) Morto nonagenario il 25 novembre 1560.

provvisioni che hanno dal re Cattolico, come ancora per i traffichi grandissimi che fanno ne' paesi suoi; per i quali si fa conto che essi, fra Spagna, Napoli, Sicilia, Milano, e Fiandra, siano interessati per poco manco di dieci milioni d'oro. Ma il comodo e beneficio che all' incontro riceve il re da questa amicizia e dipendenza non è di manco importanza; perciocchè non solamente per mezzo di quella città egli viene a congiunger i suoi stati d'Italia colla Spagna, e massimamente il ducato di Milano, il quale da nessun' altra parte potria esser sicuramente soccorso; ma ancora per lei grandemente accresce le forze sue da mare, perchè una gran parte della sua armata è di genovesi, oltre che quella città suole in ogni occorrenza accomodarlo delle sue galee; e da loro si provvede di quasi tutto il danaro che ordinariamente ed estraordinariamente gli bisogna, col quale ha potuto sostentar guerre di grandissima importanza. Però con ragione il re non solo già operò che Francia restituisse ai genovesi la Corsica, ma ancora tuttavia procura di accomodar la differenza nata tra l'imperatore e loro per la causa del Finale e per la superiorità che pretende l'imperatore sopra quella città; la quale quando fosse acconsentita, torneria a poco beneficio e comodo di lui. E se ben l'imperatore sdegnato gli abbia fatto far motto di volergli concedere il giusto titolo di quella città se esso se ne vuol far padrone, nientedimeno genovesi confidano grandemente che il re, avendo da loro quasi tutto quello ch' egli sa desiderare, non sia per arrischiare quel che certamente tiene per tentar di far un poco più di acquisto (1).

In Toscana, di molte repubbliche che erano, vi è restata sola Lucca, la quale assai piccola e debole, colla virtù, prudenza, e unione de' cittadini, quasi miracolosamente, per i tempi che son corsi, ha mantenuta la sua libertà. Questa, ancorchè riconosca la superiorità dell' imperatore ed abbia pre

(1) Ribellatosi nel 1558 il popolo di Finale al marchese Alfonso del Carretto, i Genovesi avevano occupato il luogo. Ma avendo il marchese appellato all' imperatore, e questi deciso a suo favore, i Genovesi invocarono il patrocinio di Filippo II. Il quale poi, nel 1574, mandò degli Spagnuoli a presidiar quella terra, finchè nel 1598 il marchese Andrea, ultimo di quella linea, vendette addirittura il feudo alla Spagna, Ja quale nel 1619 ne ottenne l'investitura dall'imperatore Mattias.

« ÖncekiDevam »