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protettor nostro San Marco, la mattina feci l'entrata mia in questa città, di ordine della signoria incontrato e ricevuto onoratissimamente per rispetto di vostra sublimità; e jeri mattina ebbi udienza pubblica secondo il consueto, dove, con quelle più accomodate parole che dalla misericordia di Dio mi furono concesse, esposi quanto ne impone la celsitudine vostra, non pretermettendo parte alcuna contenuta nella commissione mia. Per sto eccelso gonfaloniere' mi fu risposto molto prudentemente ed onorevolmente, dimostrando ottimo animo verso la serenità vostra, ed una perseverante volontà in conservare la confederazione e mutua benevolenza, con affermare che come l'eccellentissima republica di Firenze per il passato non era mancata secondo le forze sue, così eziandio nell'avvenire era per invigilare con ogni opera e studio al beneficio comune di tutti li confederati.

Da poi io Antonio presi licenza dalla signoria, usando ancor io quell'ufficio che mi parve convenirsi in simili occorrenze e partiti.

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Dopo desinare fummo a visitare questo magnifico oratore francese 2, al quale io Carlo usai quelle convenienti parole che ho conosciuto essere conformi al desiderio di vostra serenità. Questa mattina siamo stati a questi signori Dieci3, dove sopragiunto il magnifico orator francese, io Carlo avendo connumerato quanto era stato operato per la serenità vostra in esortare e pregare il cristianissimo a prepararsi e disponer talmente le forze sue

1 Francesco Carducci, succeduto da pochi giorni a Niccolò Capponi. Il signore di Velly.

3 1 Dieci di libertà e pace, uno dei supremi magistrati della repubblica, il quale nei pericoli dell'assedio mutò il suo nome in quello di Dieci di libertà e guerra.

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per la difesa d'Italia, che venendo Cesare il potesse personalmente prevenire, esplicando l'ottima volontà della maestà sua, e diffondendomi in ciò secondo la mente. della sublimità vostra, e sapendo per il magnifico predecessor mio essere da lui stato fatto ufficio con questi signori perchè ringraziassero per tal causa sua cristianissima maestà e le offerissero le forze loro, e che lo avevano di già fatto e repplicato, furono per me molto commendati e ringraziati. Devenni poi a sollecitare i medesimi ad aiutare le cose della lega in Puglia rappresentando i molti e gran beneficj che venivano loro dal conservar quelle frontiere; nè mancai eziandio di eccitarli a prestar favore ed aiuto alla Lombardia per l'impresa di Milano tanto necessaria ed utile. Alle quali cose mi fu risposto per la prima, che benchè al cristianissimo avevano fatto replicar l'ufficio ricordato i passati giorni per il magnifico mio predecessore, erano di nuovo per continuar in quello, offerendo a sua maestà sempre tutte le forze di questa repubblica. Quanto alla Puglia, affermavano che come per il passato non avevano mai mancato secondo le forze loro, così per l'avvenire non erano per mancare, e tanto più per aderire alli sapientissimi ricordi di vostra serenità. Circa il prestar ajuto alla impresa di Milano, ancorchè dopo l'ufficio usato per me Carlo non si sia eziandio mancato per il magnifico oratore francese e per messer Antonio con tutte quelle ragioni che ne sono state possibili eccitare e pregare questi signori a volersi muovere con gli effetti a così necessaria e lodevol opera, mostrando molti e grandi bene

1 La qual città occupata dalle armi cesaree stavasi espugnando dall' esercito francese condotto da Francesco di Borbone, signor di San Polo.

ficj ed il vero fondamento della libertà d'Italia dipendere dal desiderato buon esito di detta impresa, non però abbiamo potuto avere altra ferma risoluzione, eccetto che questa repubblica non potria esser meglio disposta ed animata a tale saluberrimo effetto; ma che si rappresentavano innanzi agli occhi continuamente le spese grandissime già fatte e che si facevano ogni giorno, ed i sospetti nei quali si ritrovavano, dal che nasce che non pare potersi così facilmente indurli a questo. E sebbene sia stato da noi replicato e gagliardamente ad ogni loro sospetto e scusa, di sorte che mancava loro ogni replica, sono però restati nella predetta risoluzione, con aggiunger solo che non resterebbero di porre in consultazione di nuovo questa materia, non ne togliendo di speranza.

Io Carlo non mancherò di quanto so essere il desiderio della serenità vostra, e se cosa alcuna avrò da questi signori, quella subito ne sarà diligentemente avvisata '.

Io Antonio, a Iddio piacendo, dimani penso partirmi; e farò la via per Pistoia e per le terre del signor duca di Modena e Ferrara, nel qual luogo imbarcatomi, quanto più sicuro e presto potrò, condurrommi a' piedi

della serenità vostra.

Non starò ora a discutere se questa fosse veramente pei Fiorentini la vera occasione della salute loro; ma farò qui in genere un rilievo del quale nel progresso di queste lettere si offrono mille opportunità; che, cioè, la principal cagione della caduta di Firenze fu appunto, come il Busini dice, il non essersi da lei fin da principio adottato un temperamento definitivo, ed avere troppo lungamente ondeggiato fra le trattative e le ostilità. Un solo ma generoso sforzo operato in tempo debito la salvava: e di ciò vedremo essersi offerta più di una occasione; mentre la prolungata esitanza non solo la condusse a sacrifizi molto più dolorosi di quelli che prima le sarebbero stati bastanti, ma infine al maggiore di tutti, che fu la perdita della sua libertà.

Alla quale io Carlo non dirò delle visite per me fatte nel passar mio per Pesaro a quelli illustrissimi signori, e degli onori e dimostrazioni ricevute per rispetto della serenità vostra, riportandomi alle lettere del magnifico orator Tiepolo. Ed alla grazia ec. Di Firenze alli 27 di Aprile 1529.

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SERENISSIMO PRINCIPE

Espedita l'altra nostra in data di questo giorno, è stato oggi a visitarci uno di questi signori Dieci, il quale ne ha dato alquanto più di speranza che questi siguori sieno per muoversi con l'effetto alla contribuzione per la impresa di Milano, massimamente avendosi questa notte nuova confermazione che la passata di Cesare si vada raffreddando, ed essere pur stato vero il ritorno a Genova della galera del Doria da Barcellona senza ordine, nè pur lettera alcuna a quello, e che di giunta lo apparato delli navilj ed altre cose necessarie per tal viaggio di Cesare non erano ancor in ordine. Dicono essere queste lettere dei 23 fino ai 25 da Genova. Sperasi adunque con tal nuova che questa repubblica facilmente sia per potere discaricarsi delle spese dal canto di qua, e fare qualche parte all'impresa di Milano. Lo ringraziammo assai, e ci sforzammo meglio esortarlo a far buono ufficio tra li

Niccolò Ticpolo oratore presso il duca d'Urbino per rinnovare il contratto della sua condotta poco innanzi cessata, come sopra è detto. Vedi Serie I. V. I.o delle presenti Relazioni, pag. 141.

Dalla Spagna in Italia.

suoi signori colleghi, acciò si conseguisca questo desiderato e tanto salutevole effetto; e così ne ha promesso di fare, che il signor Iddio lo permetta. Nè però io Carlo mancherò di sollecitare questi signori e far ogni ufficio come desidera la serenità vostra.

Siamo eziandio avvertiti Paolo Luzzasco aver fatto intendere a questi signori che, volendo essi, verria alli stipendi loro; nè però è da credere che siano per pigliarlo, perchè nè anco potranno per esser pur troppo aggravati da simili spese. Il papa s'intende usare ogni sollecitudine acciò l'abate di Farfa ' si levi da Bracciano, e in questo desiderio di sua santità pare che concorrano tutti gli agenti del cristianissimo, sebbene questi signori non cessino di contraoperare quanto ponno. La mostra fatta a Civita di Castello di fanti circa cinque mila, che diede qualche sospetto a questi signori per le cose di Urbino, si è inteso essere la mostra ordinaria delle loro ordinanze. Delli moti di Braccio Baglioni e conte Pirro e Sciarra Colonna verso Amelia altro di nuovo non si ha. Stassi

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Napoleone Orsini, detto anche l'Abatino. Conforme alla miserabil natura de' tempi suoi, militò sotto tutte le bandiere, co' Francesi, cogl' imperiali, co' Fiorentini nei primi tempi dell'assedio, e da ultimo col pontefice col quale si ricompose, malgrado i guasti da lui operati in Roma in seguito dell'invasione tedesca. Oggi abate commendatario di Farfa è l'eminentissimo cardinale Lambruschini, secretario di stato in corte di Roma. 2 Di genti pontificie o più precisamente Vitellesche.

3 Sul qual ducato (non cessando Clemente VII, per la ingiusta conquista di Leon X, dal pretendervi diritto malgrado le paci fatte) non era da non temersi che, accordato ora con Cesare, rivolgesse le armi, onestando l'impresa dalla condotta nuovamente per il duca accettata dell'esercito della lega; e ciò tanto più in quanto che questa mossa accordavasi colla già meditata impresa di Firenze.

4 Parente e nemico di Malatesta Baglioni, il quale teneva allora Perugia. 5 Da Stipicciano, ovvero da Castel di Piero, comunemente chiamato il signor Pirro Colonna, o, come in questo luogo, il signor Pirro, egli e quelli che seguono capitani di genti pontificie.

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