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sto convento non sia conclusione ma ratificazione dell'accordo già da molto fatto, nè però sa dire alcuna condizione tra esse maestà e meno delli confederati; solamente dice che spera che seguirà pace universale. Tuttavia questi signori temono grandemente di essere venduti insieme con la serenità vostra dal cristianissimo per fare più comodamente il fatto suo ', e non cessano sempre di parlarmi di ciò e dirmi che è necessario che gli aiuti sieno li proprj della serenità vostra e di loro; e a questo proposito mi hanno detto più volte che se non saranno abbandonati dalla serenità vostra faranno ogni cosa sebbene dovessero restar nudi, perchè conoscono bene che il fidarsi di Cesare non è molto sicuro; e mi hanno instato grandemente ch'io scriva alla serenità vostra che voglia far loro intendere la mente sua e qual soccorso quella saria per dar loro quando le forze di Cesare li premessero, come dicono che avverrà e che hanno ad essere i primi, acciocchè più sicuramente e con maggior animo possano disporre le provvisioni necessarie. E benchè sperano che non saranno da quella abbandonati, tuttavia temono, e mi dicono: « Voi avete lo stato vostro

E così fu, come è ben troppo noto, e così certamente era già stabilito all'epoca della data di questa lettera del Carduccio, della quale, a miglior documento della lealtà francese in quelle trattative, giovi il seguente brano: « Stringendo io molte volte questa maestà a ricordarsi della devozione e fede a delle signorie vostre verso di lei in questa composizione, ha con tanta effica« cia dimostro l'obbligo che gli pare avere con quelle, che non si potria dir più; « affermandomi non esser mai per fare alcuna composizione senza total bene« fizio e conservazione di cotesta città, la quale reputa non manco che sua. « Ed ultimamente m' ha ripetuto queste medesime ragioni ed assicurazioni que« sto signor Gran Maestro, ricordandogli io il medesimo, dicendomi: Amba« sciatore, se voi trovate mai che questa maestà faccia conclusione alcuna a con Cesare che voi non siate in precipuo luogo nominati e compresi, dite a che io non sia uomo d'onore, anzi ch' io sia un traditore »!

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fortissimo, farete una buona testa e munirete le città. « vostre, e facilmente non vi ricorderete di noi; ma con«siderate che se Cesare si insignorisce della Toscana <«< ancor voi non starete bene ». Io, come infinite volte ho fatto, non ho mancato di confermarli nel proposito di non fidarsi di Cesare, ma porre ogni loro speranza nella pronta difensione, attestando loro l'animo della serenità vostra non essere meno inclinato al beneficio ed alla sicurtà delle cose loro che delle sue proprie, dimostrando però loro sempre il gran carico che sostiene la serenità vostra da mare e da terra non tanto per utilità particolare, quanto per la libertà comune d'Italia. Tutto jeri ed oggi sono stati su la provvisione di trovar buona somma di denari, ed hanno ritrovato tutta questa città generalmente prontissima a spendere ed a patire ogni carico per difesa della libertà sua, e questa mattina hanno fatto nel loro maggiore consiglio provvisione di settanta mila ducati, li quali mi dicono che tra sei o otto giorni tutti saranno pronti, e che non sono per mancar loro i denari; e veramente si vede una gran prontezza universale a beneficio della patria.

Oggi ci sono lettere a questi signori del commissario Girolami, le quali portano che una parte degli inimici che erano ad Assisi di notte se n'erano andati per tema delle genti del signor Malatesta Baglioni, e che quell'altre che sono in Bevagna credono per la debolezza loro che faranno il simile, ovvero che saranno combattute.

Qui è incluso un'esempio di lettera del commissario di Pisa dei 24 delle cose di Genova, e preparazioni per

1 Jacopo Corsi, quel medesimo che vedremo fra pochi mesi, insieme al figliuolo Francesco, impiccato per traditore della patria.

la venuta di Cesare; e jeri dal detto si ebbe, per una dei 23, che alla Spezia e per tutta la riviera si facevano grandissime provvisioni di vettovaglie ed alloggiamenti per fanterie, e che si tien per certo che a mezzo luglio Cesare sarà giunto in Italia. Ed alla grazia ec. Di Firenze alli 26 di Giugno 1529.

LETTERA XXIII.

SERENISSIMO PRINCIPE

CARLO CAPELLO

L'ultime mie furono de' 26 per l'ordinario. Jeri questi signori hanno avuto lettere di Parigi dall' oratore loro dei 19, nelle quali non si contiene però altro se non quanto in quelle dei 17 come scrissi alla serenità vostra, e di più che la seguente mattina, ai 20, il re e tutti gli oratori si ponevano in cammino per Piccardia. Questi signori stanno pur con timore che questo accordo abbia a seguire senza alcuno conveniente rispetto delle cose loro e di quelle della serenità vostra, massimamente non intendendosi alcuna particolarità delle condizioni. E non mi cessan di dire che è necessario che la serenità vostra ed essi stieno uniti e vigilanti perchè si ha a correre una stessa fortuna.

Li Senesi hanno fatto intendere per l'oratore loro a questi signori, che intendendo alcuni moti del pontefice contro di loro hanno mandato cinquecento fanti a Chiusi, luogo confine di questo stato, per sicurtà loro. Questi signori nella loro pratica, gelosi delle cose loro, hanno deliberato di mandare mille e cinquecento fanti in quelle parti, ed hanno risposto a detto oratore di farlo acciocchè in ogni bisogno de' suoi fanti possan dar lor aiuto.

Il pontefice, per lettere particolari dei 28 da Roma,

a' 25 aveva eletto tre cardinali, fra i quali il nipote Ippolito, legati ad incontrar Cesare a Genova, e che la notte seguente gli venne un grande accidente di colica, di modo che stava molto male.

Jeri e questi signori dal Ferruccio loro commissario, ed io ancora dal Delfino avemmo lettere da Pesaro dei 27 nella materia dei lanzi. Mando qui inclusa la lettera del Delfino che contiene l'esempio di una lettera di messer Jacopo d'Angiore, che è quella medesima che cita il Ferruccio nelle sue scritte all' oratore francese appresso la serenità vostra, come quella vedrà per la copia della lettera del detto commissario a questi signori; li quali, per quel che io vedo, pensano insieme con questo orator francese che non sia più da assoldare detti lanzi, tenendoli per gente ridotta in termini che non faccia più al proposito nostro. Di quello delibereranno ne darò avviso alla serenità vostra.

Di poi scritto, sono fatto certo esserci lettere a messer Bernardo Gondi, uno delli Dieci, da Lione de' 24 di messer Bernardo Altoviti, che accusano lettere dei 17 dalla corte di messer Antonio Gondi fratello di messer Bernardo, che dicono queste parole: « L'accordo si tiene «< fatto a distruzione d'Italia ». E perchè qui si tiene gran conto di questo messer Antonio e de'suoi avvisi, ho voluto significarlo alla serenità vostra; alla quale ec. Di Firenze li 30 di Giugno 1529.

CARLO CAPELLO

Gli altri due furono Alessandro Farnese, che fu poi papa Paolo III, e il cardinale di Santa Croce, Francesco Quignonez spagnolo generale dei Francescani, dianzi conosciuto nel chiostro sotto nome di fra Francesco degli Angeli.

LETTERA XXIV.

SERENISSIMO PRINCIPE

L'altr' jeri avendo io con la mia solita riverenza ricevuto, insieme con li sommarj delle cose di Alemagna e Turchesche, le lettere delli 19 della serenità vostra nella materia della suspizione posta a questi signori che quella avesse secretamente mandati oratori a Cesare, benchè più di ciò non mi fosse fatto motto alcuno, e che le signorie loro dimostrassero di rimaner soddisfatte delle giustificazioni ragionevoli ch'io allora feci loro, pure, perchè io ero certo non mancare chi ponesse la cagione ed il carico della presa del signor di San Polo sopra la serenità vostra, mi parve occasione ottima insieme di purgare la serenità vostra di tali imputazioni, e di nuovo con ufficio generale dichiarare loro e persuaderli che quella non era mai per mancare del debito suo nè commetter cosa che potesse in alcun modo contra v venire alla confederazione che è tra quella, e la cristianissima maestà e questi signori. Ed a questo mi furono anco molto a proposito alcune lettere di particolari, nelle quali mi era significato che la serenità vostra al tempo che seguì il disordine dell' illustrissimo di San Polo aveva in essere nove mila fanti pagati, e che la sera innanzi di nuovo aveva deliberato di farne altri cinque mila; e che dipoi inteso il caso, aveva assoldato tutti li fanti francesi, ed accomodate di denaro le genti da cavallo, non avendo rispetto alcuno alle infinite ed eccessive spese che da terra e da mare sosteneva e che sempre gli si accrescevano; dimostrando loro con molte ragioni questa essere così falsa colpa come era stata quella del mandare oratori a Cesare, e che questi ufficj convenivano procedere

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