Sayfadaki görseller
PDF
ePub

giuni e comunioni di tutta la città; di modo che non è facile da giudicare qual sia maggiore, o la costanza degli auimi nella difesa, o la speranza che dimostrano di avere nella maestà divina di certissima salute, sebben si vedono abbandonati da ognuno, e impediti dall'avere da alcuna parte vettovaglie, delle quali incomincia ad esservi qualche strettezza, benchè finora col denaro non manchino, sebbene carissime. Vero è che dagli incomodi e dagli insoliti cibi nascono infinite malattie, di modo che da molti dì in qua ne muoiono da sessanta in settanta il giorno; ma, per quanto s'intende, il medesimo e molto più è negli eserciti di fuori.

Dell'ambasciator di Francia, il quale scrissi essere partito di qua per Bologna, questi signori non hanno avuto più notizia alcuna; nè è meraviglia, perchè da poi dagli agenti suoi stessi lasciati qua per espedire alcune sue faccende, io sono stato fatto certo che si partì per andarsene in Francia richiamato dal re.

Per lettere di Volterra de' 20, il signor Alessandro Vitelli vi era a campo, ed aveva richiesta la città, la quale aveva risposto volersi tenere per questo stato; nè dubitavano di mantenersi, purchè da questi signori fossero soccorsi di denari per pagare le fanterie che vi sono, li quali sperano di poterlo fare.

Oggi da uno venuto di campo si ha che jeri gl' Italiani vennero alle mani con li Spagnuoli, e che li lanzi si sollevarono in favore degli Italiani, e che essendo stato morto un' Italiano da un capitano Spagnuolo, il principe fece tagliar la testa a detto capitano per acquetar il tumulto. Tuttavia che il conte Pier Maria de' Rossi aveva protestato ad esso principe che se non provvedeva che gl' Italiani fossero soddisfatti delle paghe loro, prende

rebbero partito, e che non si dolesse se seguiva qualche inconveniente. Io nelle azioni mie avendo sempre l'occhio al beneficio della serenità vostra, mi sforzo di portarmi in modo che il pontefice e Cesare non possano se non restar soddisfatti di lei e che questi signori sempre più conoscano l'animo e desiderio buono di quella del bene di questa città. Questo io dico, perchè non ho lettere sue da quelle dei 9 di ottobre e dei 5 di gennajo. Ho voluto che il portatore della presente se ne venga alla serenità vostra, acciocchè volendomi quella scrivere mi porti lettere sicuramente, come mi si è offerto.

Serenissimo principe, siccome è in potestà mia di non fuggir fatica, incomodo e pericolo alcuno per beneficio della serenità vostra, così se fosse eziandio di tollerar ogui spesa io lo farei non manco volentieri; ma non avendomi di ciò accomodato la fortuna, ed essendo la spesa che io ho veramente quasi d'altro tanto maggiore quant'è la provvisione che mi dà la serenità vostra, non potendo minuire la famiglia mia, e volendo far il debito mio per onore e dignità di quella, e sostenere il decoro della persona che io tengo, sono sforzato di ricorrere di nuovo alla grazia sua, la quale non manca mai a chi di cuore fedelmente la serve.

Di Firenze l'ultimo di Febbrajo 1530.

CARLO CAPELLO

LETTERA LXXIX.

SERENISSIMO PRINCIPE

Da poi le mie dell' ultimo del passato, l'esempio delle quali è con queste, questi signori hanno avuto due messi da Ferrara con più mano di lettere dall' oratore loro dei 13 fino a' 27, per le quali il duca ha fatto inten

dere a questi signori che vogliano attendere con buon animo a difendersi e conservarsi, promettendo di voler stare unito con quelli, e subito che Cesare sarà andato in Alemagna soccorrerli di modo che questi eserciti doyranno levarsi, facendo intendere d'aver pratica con molte delle più nobili famiglie di Bologna di cacciare i pontificj e rimettere il signor Aunibale Bentivogli in casa. Le quali cose sebben si può giudicare essere fatte dal duca per rendersi li partiti e le condizioni sue col pontefice e Cesare migliori, nondimeno sono state gratissime a questi signori, e dimostrano di farne gran conto, ed hanno due fiate secretissimamente risposto al detto orator loro. Tuttavia sebbene il tutto passa secreto sotto gravissime pene, ho avuto modo da buon luogo d'intendere quanto ho detto alla serenità vostra; alla quale mi è parso per maggior cautela, con quella maggiore diligenza ch'io ho potuto usare, darle di ciò notizia, ancorchè io mi renda certissimo che quella l'avrà avuta dal clarissimo orator suo in Ferrara.

Questi signori hanno avviso Volterra aver capitolato col signor Alessandro Vitelli per fuggire il guasto che minacciava di dare al contado. Di qua ogni giorno si fanno scaramuccie al solito, ma senza risoluzione alcuna. Altro non ho che dire, se non umilmente raccomandarmi alla serenità vostra.

Di Firenze li 4 di Marzo 1530.

CARLO CAPELLO

LETTERA LXXX.

SERENISSIMO PRINCIPE

Da poi l'ultime mie dei 4, che con queste sono du

La città, non la fortezza.

plicate, questi signori hanno avuto più fiate lettere dall'oratore loro in Ferrara, la somma delle quali è che l'accordo del signor duca col pontefice era concluso, nè vi era più speranza alcuna; onde questi signori ultimamente hanno deliberato secretissimamente di commettere al detto orator loro in Ferrara, che subito intesa la partita di Cesare da Bologna se ne veda ad incontrar sua maestà a Modena per trattar con quella la composizione di questa repubblica, della quale come grandemente ne sperano, così più non si pensano di poter convenire col pontefice. Onde oggi terzo giorno la signoria e i Dieci mi fecero somma istanza che in nome loro io pregassi la serenità vostra che, come di quella si promettono, voglia, acciocchè conseguano il desiderio loro, usare ogni buon ufficio sì con gli oratori di sua maestà cristianissima appresso la celsitudine vostra, come dando di ciò nuova commissione all' oratore suo appresso di quella. Io continuamente mi sforzo di accomodarli con parole generali e dimostrar loro l'ottimo animo della serenità vostra.

Alla quale non voglio restar di dire che questi signori sempre mi domandano delle cose del signor Turco, dimostrando di avere in quelle grandissima speranza; e jeri hanno avuto per via di Ancona lettere dei 14 da Ragusa che quella potenza preparava grande armata da mare e da terra, e già aveva inviato alla Vallona galere cento e cento palandre, la qual nuova è stata di sommo contento a tutta questa città, di modo che si può quasi essere certi che questi signori abbiano fatto intendere al Turco il bisogno loro; e di ciò mi è stato eziandio fatto molto da buon loco.

Le forze degli eserciti di fuori sebbene accresciute di trincere e d'altre opere, e minaccino di fare la bat

teria e di dar la battaglia, pure ogni giorno sono manco temute da quelli di dentro, e la città continuamente si fa più forte di nuovi ripari, cavalieri e bastioni, nè manca delle altre opportune provvisioni. Hanno descritto gli artefici atti alle armi, e sono al numero di cinque mila e settecento, per armarli, bisognando; il medesimo hanno fatto dei contadini, i quali sono settemila, e hanno anche eletto nel maggior consiglio cento cittadini che imprestino cento ducati per uno, e cinquanta che ne imprestino dugento, e venticinque che ne imprestino trecento, e tuttavia si attende a vendere si li beni ecclesiastici, come quelli delli ribelli e debitori pubblici, come io dissi alla serenità vostra.

Nè minor diligenza usano in acquistarsi il favore d'Iddio; e la prima domenica di quaresima, oltre le altre processioni che si fanno ogni settimana, il gonfaloniere con tutti li magistrati, e tutta la chieresia discalza, con la maggior parte della città si comunicarono nel duomo, e durò la cerimonia dalla mattina fino alle ventun' ora, che fu cosa di somma pietà e di mirabile devozione. Le vettovaglie ogni giorno si stringono ed il vino è quasi mancato, onde dal disagio e dalla incomodità del vivere le malattie più crescono, di modo che ne muojono da centoventi al dì.

Ai 12 Lodovico Martelli e Dante da Castiglione, sfidati due altri gentiluomini di questa città che si ritrovano di fuori come ribelli della patria e nemici d'Iddio, nominati Giovanni Bandini e Bettino Aldobrandi, combatterono ad uno ad uno, e la fine del combattimento fu che Dante da Castiglione fece prigione ed ammazzò l'Aldobrandi,e Lodovico Martelli, sovrabbondandogli da una ferita nella fronte il sangue negli occhi, restò prigione del

« ÖncekiDevam »