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e della milizia istessa dagli incomodi e disagi se ne andavano, ma tanta è la cura e la diligenza delle guardie che non ponno più da alcuna parte uscire; ed è gran meraviglia che essendo così stretta la città, e già ridotta a tale che la maggior parte è priva di vino, carne ed olio, ed essendo le malattie di sorta che dal 15 del mese passato fino al 15 di questo vi erano morte cinque mila ottocento sessanta persone, crescendo ogni giorno gl'incomodi e la mortalità; tuttavia tanti mali e disagi sono sopportati cosi pazientemente da ognuno, che non solamente non nasce alcun rumore, ma eziandio nelli consigli e privatamente non appare nessuno che faccia menzione di composizione col pontefice, ma sempre più si dimostrano di animo costante o di conseguire il desiderio loro, o di patire ogni estremità. E sebbene hanno qualche speranza nelle cose di Francia, e molto maggiore nelli moti del Turco che per ciò questi eserciti si possano divertire da questa impresa, nondimeno sono desiderosissimi di uscire da sè, e di combattere, e di questo continuamente instano il signor Malatesta. E certamente quando abbiano ad uscire e fare eruzione, quanto più indugiano tanto più l'impresa si rende difficile; perchè quelli di fuori nell' uno e nell' altro esercito sempre con maggior sollecitudine e senza alcuna interruzione attendono a lavorare ed a ridursi in forze, e si vede chiaramente l'intenzione loro essere di costingere questa città con l'assedio alla dedizione; e da alcuni giorni in qua rarissime fiate, eziandio provocati fino sotto li ripari dai soldati della città, escono alla scaramuccia, ma rispondono palesemente: « Noi non vogliamo combattere, << ma vogliamo che la fame vi vinca, ed avervi con la « cintura al collo. » Nè per ciò questi signori mancano

di animo; anzi ognora più attendono alle opportune provvisioni, e maravigliosamente sperano di vincere ; ed ha accresciuto l'animo loro, che il venerdì santo la cavalleria ritornò da Empoli, e non erano più che cavalli cento trenta, e per mezzo di tutti due gli eserciti passò l'Arno, e condusse in questa città bovi ottanta, e migliaja cinque di salnitro. Il giorno istesso un fantaccino del bastione di San Giorgio' con quattro compagni che gli facevano la scorta, a mezzo giorno, passate le trincee di quelli di fuori, e montato il bastione loro, levò la insegna, e portolla senza alcuna offensione nel detto bastione di san Giorgio.

A' 24 poi di notte, avendo questi signori avuta intenzione dal castello di Volterra, che sempre si è tenuto per questo stato, e da alcuni di quei cittadini che con piccolo soccorso si recupererebbe quella città, questi signori mandarono cinque capitani con fanti cinquecen

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e duecento cavalli ad Empoli per seguir poi quella impresa. Li fanti passarono per mezzo il campo tra San Pier Gattolini e Monte Oliveto, e raggiunti da cinquecento cavalli condotti dal conte Pier Maria di San Secondo andarono sei miglia sempre con quelli combattendo, ed entrarono in Empoli con perdita solamente di fanti quattro e d' un capitano, avendo morto due cavalli sotto il detto signor Pier Maria, e morti tre capitani, e tra morti e feriti da ottanta cavalli; e se la cavalleria della terra, la quale andò eziandio essa salva per un' altra via ad Empoli, si congiungeva con li detti fanti, tutta la detta cavalleria di quelli di fuori si perdeva.

Oggi poi si è inteso da due fanti venuti dal campo

Per nome, Armato dal Borgo.

che le predette genti col commissario d'Empoli', a'’26, per la rocca entrarono nella città di Volterra, e che avevano tagliato a pezzi quattrocento Spagnuoli, e tutti li Fiorentini che vi avevano trovato. Di quanto con più verità si avrà ne darò avviso alla serenità vostra.

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Jeri questi signori avendo presentito che il principe voleva mutare alloggiamento, spinto dalla immondizia del luogo dove si trova, mandarono cinquecento guastatori con due mila fanti ad abbruciare e minare il monastero di San Salvi, e quei palazzi d'intorno fuori della porta alla Croce, nel quale loco nel 1312 si ad assedio Enrico imperatore. Ed essendosi quelli di fuori posti in armi, non vollero passar l'Arno; il che facendo finalmente si commetteva il fatto d'armi, del quale, massimamente in quel luogo, la città n' era desiderosissima. Ed alla grazia della serenità vostra ec. Di Firenze alli 26 d' Aprile 1530.

CARLO CAPELLO

P. S. Tenute fino ad oggi 29. È giunto un fante che a' 26 partì da San Gimignano, e conferma la ricuperazione di Volterra, e quauto di sopra è detto. Nè avendo avuto il messo opportunità di partirsi fino a oggi 30, questi signori hanno avuto questa notte lettere da Empoli nelle quali vien confermato, da persone fuggite di Volterra, quanto di sopra ho detto, e di più che vi hanno ritrovato i pezzi d'artiglieria grossa i quali il giorno innanzi erano stati condotti da Genova per bat

Feruccio, nuovo Marcello, come dice il Busini, con modo commovente per quelli i quali ricordino il Marcellus eris di Virgilio. Con modo più popolare, il Cambi dice di lui che gli fu commessa l'impresa di Volterra, perchè s'era in queste guerre portato sempre com'un Cesari.

tere quella fortezza. Hanno eziandio lettere dei 30 del passato dalla corte di Francia, le quali, sebbene le tengono secretissime, pure son fatto certo che affermano che la restituzione de' figli tra otto o dieci giorni certissimamente seguirà con grandissima promessa di quella maestà che subito da poi verrebbe in aiuto di questa città.

LETTERA LXXXIII.

SERENISSIMO PRINCIPE

Queste sono per il magnifico messer Alessandro Guarini ambasciatore del signor duca di Ferrara, il quale questa sera si parte. E perchè per lettere particolari di Venezia dei 10 d'aprile vi è avviso, che da poi il 10 di marzo non vi sono lettere mie, stimando io queste dover avere buon ricapito, mi è parso di mandar un nuovo esempio delle ultime tre mano di lettere mie alla serenità vostra; sebbene le ho e triplicate e quadruplicate per più vie, e conosco che saranno vecchie, e che la maggior parte delle cose in esse contenute saranno state da lei intese per altra via.

Da poi l'ultime mie, per messo a posta dell'ultimo del passato, questi signori ebbero lettere dal commissario Ferucci da Volterra, il quale è stato il capo di quella impresa, e in esse lettere scrive tutto il successo, come la serenità vostra vedrà per la copia qui inclusa.

Il primo di di questo li Spagnuoli tutti si sollevarono e volevano prendere l'artiglieria degli eserciti per sicurtà dei loro crediti e partirsi ; e questo nacque si dalla perdita di Volterra, e dalli rumori che sempre crescono che il contado tutto da ogni parte si unisca in favore di questo stato, come dal ritorno di Baccio Valori da

Roma con pochissimi denari. Pure il principe con la destrezza sua e con promessa di dar loro tre paghe li acquietò.

Il giorno seguente la gente d'armi tutta si levò, e col secretario del principe si parti alla volta del regno; e la causa, per quanto da quelli che vengono di fuori s'intende, è delli moti del Turco, dei quali questa città ha tanta speranza che si danno grosse scommesse che tra quindici giorni quest' esercito tutto si leverà per difesa di quelle parti.

Questa città, sebbene ogni giorno di nuovo si raddoppia la incomodità e la carestia del vivere, e dalli disagi ognora cresce la mortalità, perchè la maggior parte di quelli che vivevano di pane di segala, mangiano ormai pane di mistura, e carne di cavalli, di gatti, di asini, privi del vino e dell'olio, nondimeno sempre si rende più costante alla conservazione di questo stato; nè perchè ognor più si senta stretta perde la speranza di quella, anzi sempre più si fa gagliarda con nuove provvisioni si umane come divine; ed è così accresciuto l'animo generalmente ad ognuno dal prospero successo di Volterra e dal valore e dalle provvisioni del Ferucci, che non si sente nessuno lamentarsi del patire, e ciascuno si dimostra prontissimo alla contribuzione del denaro, di modo che hanno deliberato di fare sei mila fanti di nuovo appresso quelli che ha il detto Feruccio, che sono da due mila; e già hanno spedito dieci capitani e si dà per questo certi denari in quel di Pisa e di Volterra; e pensano, unite che saranno queste genti insiedelle quali la maggior parte levano dagli eserciti di fuori, potere senza dubbio far qualche ottimo effetto. E tanto è il desiderio di questi di dentro di cambattere

me,

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