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nominare certo numero per uno )e s'eleggono venti per quartiere cioè quindici delle arti maggiori, e cinque delle minori.

In questo consiglio degli ottanta si eleggono i commissarj agli ambasciatori, si leggono tutte le lettere d'importanza che di nuovo vengono, e si consulta se cosa alcuna s'ha da fare o non fare, e congregasi almeno ogni otto giorni una volta. E per quanto mi è stato detto, il terzo delle faccende di stato s'espedisce per li dieci, ma se occorre qualche materia d'importanza, ovvero che li dieci non siano concordi d'opinione, cioè che non sianvi i due terzi che sentano una stessa opinione, ovvero perchè la cosa che si tratta sia d'importanza, ovvero altrimenti sieno fra loro divisi, tal materia si propone al consiglio degli ottanta; e proposta la cosa, ciascun quartiere si raguna a parte, cioè quelli di ciascun quartiere da sè, ed ivi consultano la materia proposta, e poi nel consiglio degli ottanta li dieci riferiscono quant’hanno consultato, e così li collegi, e quanto gli par di fare, e pongono le loro opinioni in scrittura; il che fatto, e intesa l'opinione universale, quella che dalli più è approvata (avendo prima parlato chi vuole in bigoncia), è consultata di nuovo dalli dieci con la signoria; e tolta quella opinione che par più universale, e regolandola al meglio che possono loro dieci, deliberano quanto par loro meglio.

Resta in fine a parlare del consiglio grande, quale è un congregato di tutti i cittadini si dell' arti maggiori come delle minori, che hanno il beneficio dello stato, del quale or ora faremo parola.

Erano in questo consiglio grande da quattro mila cittadini alla elezione di Niccolò Capponi in gonfalonie

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re di giustizia, delli quali essendo mancati cinquecento per la peste, restarono solo tre mila cinquecento; ed il consiglio s'intende avere il debito numero quando sono adunati ottocento, ma innanzi al 1512 volevano che fossero mille almeno.

Questo consiglio, nel presente vivere popolare, è proprio il principale, onde è necessario che le signorie vostre intendano il modo come si abbia od acquisti il privilegio di stato, cioè la partecipazione a detto consiglio. Quelli diconsi avere privilegio di stato, il padre, avo o proavo dei quali, o loro proprj, abbiano avuto uno dei tre gradi maggiori, cioè di gonfaloniere di giustizia, o di priore, o di collegio, ossia gonfaloniere di compagnia o buonuomo. L'acquistar poi il detto privilegio si fa variamente; ed è da sapere che alcuno non è abile ad acquistare il beneficio dello stato se egli o suoi antecessori per trenta anni continui non siano stati descritti nelle ordinarie del comune di Firenze; e quagravezze lunque è così descritto può acquistar lo stato in uno di questi tre modi. Il primo è ch'ei può essere nominato e mandato a partito dal consiglio grande per uno delli tre gradi; e vincendo col favore di più della metà del consiglio acquista non solo quel magistrato pel quale è messo a partito, ma il beneficio di essere imborsato come gli altri cittadini statuari, e non solo per sè ma per li suoi figliuoli, nipoti e pronipoti, benchè per questo modo ad ottenere il beneficio dello stato. Il sepervengano condo modo di ottenerlo è che ogni anno, nel mese di marzo o d'aprile, s'estraggono settanta elezionarj nel consiglio grande, quali hanno facoltà di nominare uno per scuno che abbia pagato gravezze trent'anni, e di loro quelli che ottengono il partito sino al numero di venti

rari

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quattro, con la metà delle fave, s' intendono, aver acquistato il beneficio; ma è questa differenza fra questi e quelli che l'ottengono nel primo modo, che questi non acquistano altro beneficio se non di poter venire in consiglio e dare il loro voto. Il terzo modo d'acquistare lo stato non è ordinario; ma talora nei bisogni della città si è usato creare magistrati che abbiano autorità secondo la qualità degli uomini. Altri infine s' ammettono nel consiglio per qualche somma di denaro, ma questi pure sono assai pochi.

In questo consiglio grande intervengono, come altrove abbiamo detto, tutti li consoli delle arti, durante il loro ufficio, ancorchè ordinariamente non siano del consiglio.

Circa all'altro capo della creazione delle leggi, dico alle vostre signorie eccellentissime che, sempre che sia giudicato espediente di creare nuove leggi, se ne fa deliberazione per gli eccelsi signori, ed il segretario a ciò deputato, avuta tale deliberazione, fa congregare otto auditori, i quali si creano di due magistrati, cioè quattro del numero dei conservatori di legge, e quattro del numero dei collegi per partito, e si eleggono sempre li più intelligenti; i quali auditori esaminano la legge deliberata e dichiaranla nel modo che giudicano essere il beneficio pubblico; così agitata tra loro, ritorna al partito degli eccelsi signori e collegi: di poi si mette nel consiglio minore degli ottanta, e vinta nel detto consiglio si ritorna al consiglio grande, dove vincendosi ha la sua integra validità e perfezione. E dove tutti gli altri partiti si vincono per la metà, le approvazioni delle leggi, in tutti li luoghi dove hanno da passare, si vincono per li due terzi, eccetto che le provvisioni di far denari, le

quali s'ottengono per la metà delle fave, per una deliberazione ultimamente fatta in questa mutazione del go

verno.

Fin qui ho detto della forma del governo che è al presente in Firenze, molto conforme al reggimento tenuto dal 1494, che furono cacciati li Medici per la seconda volta, fino al 1512, che ritornarono, ed anche agli altri reggimenti liberi che erano stati in detta città. Resta ora che io dica delle fazioni e discordie che al presente sono in Firenze; e che da ultimo, per miglior governo di questo eccellentissimo dominio, dimostri dove inclinino gli animi di quei cittadini.

Tre fazioni si dividono ora Firenze dal tempo di fra Girolamo Savonarola in qua, le quali sono piagnoni, arrabbiati e bigi; ed in ciascuna di queste sono così dei principali come degli infimi della città.

Piagnoni, che in lor lingua s'intende ipocriti, è la setta o fazione che ebbe origine e dipendenza da fra Girolamo, e che seguiva la opinione di quello, la quale è perseverata fino al presente; e in questa sono quasi tutti li primi uomini di Firenze per prudenza, bontà, parentela, ricchezza, ed ogni altra sorta di estimazione. Sono molti in questa fazione, perchè quantunque non tutti abbiano origine e dipendenza dal frate, tuttavia molti uomini da bene vi hanno aderito e si sono accostati a quelli che ebbero dipendenza ed origine da detto frate; e così questa fazione dei piagnoni è molto potente di numero e di qualità d'uomini.

La seconda fazione è degli arrabbiati, che furono contrarjal frate, e lo perseguitarono, presero e fecero morire; li quali si chiamano anco compagnacci, dalla compagnia dei giovani che andette a prendere il frate com

cono,

l'armi. Questa fazione è perseverata fino al presente nell'odio contra i piagnoni; e molti che al tempo del frate non s'impacciarono, si sono di poi accostati a questa fazione, nella quale è lo sforzo dei poveri giovani falliti, e persone senza padre e senza governo, e di non buona qualità, come a Firenze s' afferma. Ancor questi sono in buon numero, (forse ottocento); i più di loro ignobili, cioè dell'arti minori; e sono insomma, per quanto dila feccia di Firenze. A questi però non mancano d'accostarsi alcuni de' vecchi, che per avere il favore di questi giovani, onde esser fatti gonfaloniere di giustizia (come si crede), danno favore a questa fazione e sono come capi di essa; fra i quali (essendo io a Firenze) messer Baldassarre Carducci dottore' pareva avere gran credito con questa fazione, ed essere in molta estimazione della medesima. Ambedue queste fazioni sono state e sono contrarie ai Medici, perchè il frate non voleva i Medici, e gli arrabbiati non volevano nè i Medici nè il frate; di guisa che ambedue con venivano insieme contro ai Medici e fino al presente convengono, ma non così nel reggimento della città.

La terza fazione è quella dei bigi, qui sunt nullius coloris; i quali non sono nè piagnoni nè arrabbiati, e questi sono i palleschi, cioè quelli che seguitano i Medici; e questi anche sono di buona qualità, di buone famiglie, uomini sufficienti sopra tutto, e pratici dello stato, ed in questo superano assai i piagnoni e molto più gli arrabbiati, cioè nella pratica ed intelligenza dello stato; ma non sono molti in numero.

Ambasciatore in Francia in tempo dell'assedio, e fratello di Francesco, che in quella medesima epoca fu tratto gonfaloniere.

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