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RELAZIONE

DI

FIRENZE

DEL CLARISSIMO

MARCO FOSCARI

TORNATO AMBASCIATORE

DA QUELLA REPUBBLICA

L'ANNO 1527.1

Molti sono in Firenze i codici di questa Relazione, ma la piu parte incompleti e molto scorretti, come scorretta, incompleta e sformata è l'edizione fattane dal padre Ildefonso nel vol. 23.o delle sue Delizie degli Eruditi Toscani sotto il titolo di Discorsi tratti dalla Relazione del clarissimo m. Marco Foscari ambasciatore a Firenze nel 1527. Noi ci siamo giovati di due codici della Magliabechiana, che sono i migliori dei molti altri che abbiamo consultati, e sono il 123.o della classe XXIV, che è il più corretto, e il 48.o della Classe XXV, ossia il 104.0 palchetto 3.° della nuova distribuzione dei codici illustrati, unico esemplare completo, siccome meglio accenneremo a suo luogo.

AVVERTIMENTO

L'occasione di questa legazione l'abbiamo dal Paruta (L. V.), il quale, narrata la confederazione stretta, dopo la battaglia di Pavia, tra il pontefice e gli altri stati italiani insieme con la Francia per opporsi ai progressi degl' imperiali, soggiunge che ciò nonostante i Veneziani temendo che i Fiorentini, minacciati dell'invasione degl'imperiali condotti dal duca di Borbone, non fossero per distaccarsi dalla lega, e venire a qualche accordo con i nemici « mandarono con molta diligenza Marco Foscari loro amba«<sciatore, il quale per nome della repubblica li esortasse a man<< tenersi in fede, e non separarsi per questo accidente dai colle« gati. » La durata della legazione si determina agevolmente. E quanto al suo incominciare, ci giovi questo passo del Cambi : « Addì 28 di gennajo 1526, (vuol dire 1527, perchè l'anno fiorenti<«< no incominciava il 25 di marzo) ci venne lo'nbasciatore viniziano <«< ch'era di casa Foscari, per confermare lo accordo insieme, per far « resistenza all'omperadore, che voleva passare in Italia contra alla « Chiesa. » La fine poi si può dai fatti allegati nella narrazione determinare tra il giugno e il luglio di quel medesimo anno (non trovando che vi si faccia menzione di avvenimenti posteriori alla confermazione della lega solennemente pattuita dal nuovo governo, che fu il 12 giugno); e concludere che la durata della legazione fu di circa sei mesi, compresi tra il gennajo ed il luglio di detto anno.

Questa Relazione è importantissima per più capi: sia per la descrizione delle forze fisiche e morali dei Fiorentini, e delle divisioni intestine che tanto potentemente contribuirono alla caduta della repubblica, sia per quanto si espone delle istituzioni della medesima, sia per alcune particolarità storiche differenti da quanto leggiamo nei libri a stampa. Serve altresì di utile introduzione alla corrispondenza, che viene appresso, del Capello durante l'assedio.

Avendo

vendo servito la serenita vostra 'in questa ultima legazione con quanta maggior fede, sincerità ed affetto era in me, ed essendomi sforzato d'intender bene e considerare diligentemente le cose che ho giudicato esser degne da sapersi da vostra serenità e dalle vostre eccellentissime signorie; ora è ufficio e debito mio liberamente esplicarle e riferirle in questa mia relazione, con quanta maggiore brevità mi sarà possibile. E prima dirò qualche parola del sito della città di Firenze e del territorio di quella; poi procurerò la istituzione e il modo del governo, e tutte le altre qualità ch'io giudicherò essere a proposito, esplicare di detta città e repubblica, acciocchè le signorie vostre eccellentissime essendone informate, quando si tratterà di essa (che da qui innanzi s'avrà facilmente spesse volte a trattare3) possano con

Era doge Andrea Gritti, di età d'anni 79.

• Lasciamo un lungo preambolo nel quale l'oratore parla delle qualità necessarie ad un ambasciatore, e dove incidentemente dice di avere avuto innanzi la legazione di Firenze quella di Roma per tre anni e più. Esiste in fatti, e noi pubblicheremo a suo luogo, la sua Relazione di Roma letta in Pregadi il 2 marzo del 1526.

3 Questa induzione ebbe indi a poco a ricevere la più funesta conferma che mai potessero i Fiorentini aspettarsi.

facilità e buon fondamento giudicare e deliberare quel che sia a beneficio di questo eccellentissimo dominio.

Primieramente dunque, serenissimo principe, la città di Firenze è posta in un mirabile e dilettevole sito, e comodissima regione, la quale si può dire che sia dotata di tutte le qualità che è scritto dai savj che deve avere una regione da essere eletta per costruire in essa comodamente ed utilmente una città: cioè, che l'aere vi sia salubre, essendo troppo necessario ad conservandam vitam; poi che sia amena e dilettevole sì per intrattenere in quella amenità e delizia i cittadini che non vadano ad abitare in altro loco, sì anco anco per allettare gli estranei a venire ad abitare ivi e fare la città più popolosa; in terzo luogo che sia talmente forte e munita dalla natura che gli abitanti possano più facilmente e comodamente andare ad offendere altri, di quel che altri venire ad offender loro; appresso che sia abbondante delle cose necessarie all'uso umano, e prima dell'acqua della quale si ha tanto bisogno e si consuma tanta quantità; in fine che sia posta in un sito vicino al mare o a qualche fiume segnalato, per avere comodità di portarvi le cose che sono opportune ai cittadini, e che vengono da diverse parti del mondo, come anco per potere esportar fuori quelle che soprabbondano alla città per fare i cit

tadini danarosi.

Sopra le quali cose discorrendo, dirò primieramente che la città di Firenze è posta in una regione di assai buon aere, ancorchè l'inverno sia molto freddo, penetrativo, ed acuto (come io l'ho molto ben sentito e provato, che essendo solito patire di doglia al fianco, a Firenze massime l'ho sentita l'inverno gravissimamente); ma nel tempo dell'estate e dell' autunno che l'aere

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