Sayfadaki görseller
PDF
ePub

(K) In questa prima sentenza Dante e gli altri compagni furono condannati per la generica imputazione, che fecerunt baraltarias, et acceperuut quod non licebat, vel aliter quam licebat per leges; ed avverte benissimo il Borghini nell' annotazione a questa sentenza, che la medesima « non viene ad alcun parti» colare; ed era questo un titolo di poterli giudicare, che non » sapevano che erano inquisiti per altro, cioè per la parzialità » d'allora, e che per sospetto non sarebbono comparsi, onde ne seguirebbe la condannazione. » Delizie degli Eruditi toscani, tom. X, pag. 93.

D

(L) Non sarà discaro agli amatori delle cose di Dante il veder qui riprodotta la detta lettera, tal quale il ch. abate Lazzari trassela da un codice cartaceo in 4.o, aggiungendo nell'erudita prefazione il suo fondato sospetto che, tanto questa, quanto l'altra all' Imperatore Arrigo, fossero scritte dall'Autore in latino non solo perché sono sparse di latinismi, e perchè Boccaccio, Villani e Mario Filelfo di latine lettere del Poeta fanno soltanto menzione; ma inoltre perchè il tenore dell' altra lettera all'Imperatore, che pur si trova nello stesso codice del Collegio romano, è alquanto differente per la varietà della versione dall'esemplare pubblicato dal Biscioni; del che a noi non importa gran fatto. Ci dispiace però che non siaci palese dove potrebbe rinvenirsi l'altra lettera dell'Alighieri scritta a' Cardinali italiani in morte di Papa Clemente V, affinchè eleggessero un Papa di lor nazione, la quale noi avremmo ben volentieri recata e riprodotta in luce. Vien dessa citata da Gio. Villani, tomo IV, pag. 135.; e dell'effetto ch'ebbesi, noi non parliamo, dicendone la storia abbastanza. Forse se ne lagnava l'Autore in parecchi luoghi del Poema, specialmente nel canto XXVII. del Paradiso . 40. e segg.; e forse Lodovico il Bavaro, che pretese deporre il Caorsino, e creò un antipapa italiano in Fra Pietro di Corvara negli Abbruzzi, provvedendo a'suoi interessi, volea consolarnelo. E qui non è inutile di ripetere la lettera di Marsilio Ficino, che precede al trattato de Monarchia, alle due Pistole dal suddetto messe in italiano, e a parecchi frammenti della Vita Nuova nel codice svolto dal Lazzari. «.. .... Dante

» Alinghieri per patria celeste, per habitatione Fiorentino, di » stirpe angelico, in professione philosopho poetico, benchè nou » parlasse in lingua con quel sacro padre de philosophi, inter» prete della verità, Platone; nientedimeno in ispirito parlò in » modo con lui, che di molte sententie platoniche adornò i libri Vol. V. 8

suoi. Et per tale ornamento maxime illustrò tanto la città fiorentina, che così bene Firenze di Dante, come Dante di "Firenze si potrebbe dire. Tre regni troviamo scripti nel no"stro rectissimo duce Platone: uno de' beati, l'altro de' miseri, l'altro de' peregrini. Beati chiama quegli che sono alla città " di vita restituiti: miseri quegli che per sempre ne sono privati; peregrini quegli che fuori di detta città sono, ma non " giudicati in sempiterno exilio. In questo terzo ordine pone tuctii viventi, et deʼmorti quella parte, che a temporale pur"gatione è deputata. Questo ordine platonico prima seguì Vir. "gilio: questo segui Dante di poi col vaso di Virgilio bevendo " alle platoniche fonti. Et però del regno de' beati et de' miseri " et de' peregrini di questa vita passati, nelle sue commedie ele"gantemente tractò: et del regno de' peregrini viventi nel li

bro da lui chiamato Monarchia; ove prima disputa dovere " essere uno giusto Imperadore di tucti gli uomini; di poi adgiun"ge questo appartenersi al popolo romano; ultimo prova che "decto Imperio dal sommo Iddio senza mezzo del Papa dipen" de. Questo libro composto da Dante in lingua latina accioc" chè sia a più leggenti comune, Marsilio vostro, dilectissimi " miei, da voi exortato, di lingua latina in toscana ad voi tra"dotto dirizza. L'antica nostra amicizia et disputatione di si"mili cose intra noi frequentata, richiede che prima con voi " questa traductione comunichi; e voi agli altri di poi, se vi "pare, ne facciate parte. » Sull'opinione poi manifestata da Dante nel trattato de Monarchia e nella lettera che siegue qui appresso, non ci accade dir altro che, essendo condannata dal s. Concilio di Trento, non intendiamo di macchinare nulla contro i suoi venerabilissimi decreti la detta lettera ristampando. Son già morte di vecchiaia e d'inedia cotali sentenze; e son già tanto riprovate da' nostri, che come un trofeo di vinte spoglie giova mostrarle a'contemporanei e alla posterità. Ci sia garante la pubblicazione fattane dal piissimo Pietro Lazzari Gesuita in un libro dedicato al massimo Pontefice Benedetto XIV dagli eruditi tipografi Niccola e Marco Pagliarini.

■ A tucti, et ad ciascuno Re d'Ytalia, et a'Sanatori di Roma, "et Duchi, Marchesi, Conti, et a tucti e popoli, lo humile Yta"liano Dante Allighieri di Firenze, et confinato non meritevol"mente, priega pace. ▾

"Ecco hora el tempo accettabile nel quale surgono i segni "di consolatione et di pace. In verità el nuovo di comincia

a

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

■ spandere la sua luce, mostrando da Oriente l'Aurora, ch'assottiglia le tenebre della lunga miseria. El Cielo risplende ■ ne'suoi labii, et con tranquilla chiarezza conforta gli augurii delle genti. Noi vedremo l'aspectata allegrezza, e quali luugamente dimoriamo nel diserto. Imperò che 'l pacifico Sole si ■ leverà, et la giustizia, la quale era sanza luce al termine della retro gradatione impigrita, rinverdirà incontanente che apparirà lo splendore. Quelli che anno fame, et che bere desiderano, si satieranno nel lume de' suoi raggi, et coloro che amano le iniquitadi saranno confusi dalla faccia di colui che riluce. Certamente il leone del tribo di Giuda porse e misericordiosi orecchi, havendo pietà de'mughi dello universale Carcere; il quale ha suscitato un altro Moysè che libercrà el popolo suo da' gravamenti degli Egiptii, menandogli ad ■ terra, el cui fructo è latte et mele. Rallegrati oggimai Ytalia » di cui si dee havere misericordia, la quale incontanente parrai per tucto il Mondo essere invidiata etiamdio da' Saracini: però che el tuo sposo, che è letitia del secolo et gloria della tua plebe, il pietosissimo Arrigo, chiaro accrescitore, et Cesare, alle tue nozze di venire s'affretta. Asciuga, o bellissima, le tue lacrime, et gli andamenti della tristitia disfai: imperò che egli è presso colui che ti liberrà della carcere de' malvagi, il quale, percotendo gli perpetratori delle fellonie, gli dannerà nel taglio della spada, et la vigna sua allogherà ad altri lavoratori, e quali renderanno el fructo della giustizia nel tempo che si miete. Ma non arà egli misericordia d'alcuno? anzi ad tacti quegli perdonerà che misericordia chiederanno: perciò ch'egli è Cesare, et la sua pietà scende della fonte della pietà. El giudicio del quale ogni crudelità arà in hodio, et toc■ cando sempre di qua dal mezzo oltre alla metà meritando

si ferma. Or dunqne inchinerallo frodolentemente alcuno malvagio huomo? ovvero egli dolce et piano apparecchierà beveraggi prosumptuosi? No; imperocch' egli è accrescitore, et s'egli è Augusto non vendicherà e peccati de' ricaduti, et insino in Thesaglia perseguirà Thesaglia, ma perseguiralla di finale dilectione. O sangue de' Longobardi, pon giuso la so☐ stenuta crudelezza, et se alcuna cosa del Seme de' Troyani et de' Latini avanza, dà luogo allui, acciò che quando l'alta aquila discendendo ad modo di folgore sarà presente, ella veggia e suoi scacciati aguglini, et veggia el luogo della sua propria schiatta, occupata da'giovani corbi. Fate dunque

arditamente natione di Scandinavia, sì che voi vogliate la pre"sentia, in quanto ad voi appartiene, di colui al cui advenimento meritevole doctatene. Non vi sottragga la 'ngannatrice " cupidità, secondo il costume delle Serene; nè non so per " qual dolcezza mortificando la vigilia della ragione. Occupate ☐ dunque le facce vostre in confessione di subgectione di lui, " et nel saltero della penitenza cantate; considerando che chi "resiste alla podestà, resiste all'ordinamento di Dio; e chi al "divino ordinamento repugna, è eguale allo impotente che re

[ocr errors]

calcitra; et duro è contro allo stimolo calcitrare. Et a voi, " e quali soppressi piangete, sollevate l'animo: imperciò che " presso è la vostra salute, pigliate rastrello di buona humilitade, et purgate el campo della vostra mente dalle composte " zolle della arida animosità, acciò che la celestiale brina adoperi alla semente, anzi il gittamento, venendo indarno, dell'altissimo caggia, nè torni in dietro la gratia di Dio da voi, "siccome la cotidiana rosa d'in su la pietra, ma come valle " fecunda concepete et producete verdi germini; io dico, verdi "fructiferi di vera pace, per la quale verdeggia fiorendo la "vostra terra. Il nuovo lavoratore de' Romani e buoi all' ara"tro più desiderosamente, et più confidevolmente congiungerà. "Perdonate, perdonate oggimai, o carissimi, che con meco " avete ingiuria sofferta, acciò che el celeste pastore noi man"dra del suo ovile, al quale et la divisione temporale di Dio " è conceduta ancora, ( così ) acciò che la sua bontà spanda l'odore. Dal quale, si come da un punto, si biforca la po"destà di Pietro et di Cesare, desiderosamente la sua famiglia corregge, ma piu volonterosamente misericordia tribuisce. Adunque, se vecchia colpa non nuoce, la quale spesse " volte come serpente si torce, et in se medesima si travolge, " quinci potete vedere, et all'uno et all' altro pare ad ciascu"no essere apparecchiata, et di disperata letitia già le primi"tie assaggiare potete. Vegghiate adunque tucti, et levate vi incontro al vostro Re. O abitatori d' Ytalia, non solamente serbate a lui ubbidienza, ma come liberi, el reggimento: nè solamente vi conforto acciò che vi leviate incontro, ma al" tresì, che voi el suo aspecto habbiate in reverentia, voi che "bevete ne' suoi fonti, et per li suoi mari navigate, et che calcate le reni dell'isole et le sommitadi dell'alpi, le quali " sono sue, et che ciascune cose pubbliche godete, et che le " cose private non altrimenti che con legame della sua legge

[ocr errors]

possedete. Non vogliate si come ignari ingannare voi stessi, #sì come sognando ne' vostri cuori et dicendo: Signore, non ■ habbiamo l'arco del quale exaltato è, si che cerchia el cielo. Or non è di Dio el mare, et egli il fece? Et non fondarono le sue mani la terra? Non riluce in maravigliosi effecti Iddio havere predestinato el romano principe? E non confessa la Chiesa con la parola di Cristo, essere poscia confermato in veritade? Se della humana creatura appare, essere inteso per le corporali le invisibili cose di Dio; egli s'appartiene alla humana apprensione pervenire per le cose cono■sciute in sua natura, sì che per lo moto del cielo colui che muove conosciamo, et il cuore del quale è la predestinazione lievemente agli adguardatori sieno chiare. Imperciò, se dalla prima favilla di questo fuoco noi rivolgiamo le cose passate, ☐ cioè dall'ora in qua che l'albergheria a’Greci da’Troiani fu negata; et insino da' triumphi d'Octaviano, vaghi di rivisitare le cose del mondo, molte cose di coloro al postucto vedremo havere trapassate l'altezza della humana virtude, et vedremo Iddio per gli uomini, si come per nuovi cieli, al☐ cuna cosa havere operato. Et in verità non sempre mai noi

operiamo? anzi continuamente avamo facture di Dio et hu■ mane volontadi. A'quali è naturalmente la libertate ancora ☐ de'soctani effecti, e quali non nocevoli alcuna volta aoperano, et alla non colpevole volontade ecterna spesse volte coloro ancillano sconoscentemente. Et se queste cose sono si come cominciamenti a provare quel che si cerca, non bastano; chi è constretto dottare della conceduta conclusione, per tali cose, innanzi passando la pace, cioè per ispazio di do⚫ dici anni interamente haverà abbracciato il mondo; la quale la faccia del suo silogizzatore figliuolo di Dio, siccome per opera di Dio dimonstra. Et costui, conciofossecosachè ad revelazione di spirito huomo facto evangelizzasse in terra, la ■ quale dividendo due regni, et ad se et ad Cesare, tucte le cose distribuendo, et all'uno et all'altro comandò che fosse renduto quello che a lui s'apparteneva. Ma s'el contumace animo addimanda più innanzi, non consentendo ancora alla ■ veritade, le parole di Cristo examini etiamdio quand'egli era legato. Al quale conciofossecosa chè Pilato alla sua signoria contrapponesse la nostra, Cristo, luce egli di sopra essere affermò, la quale colui si vantava, che in quello luogo per ■ vicaria auctorità di Cesare egli teneva uficio. Adunque non

« ÖncekiDevam »