Sayfadaki görseller
PDF
ePub

questi giudici senza legge; cioè, che, se lo Spirito santo è da commendare d'avere i suoi santi misterj dati sotto coverta, acciò che le gran cose poste con troppa chiarezza nel cospetto di ogni intelletto non venissero in vilipensione, é che la verità, con fatica e perspicacità d'ingegno tratta di sotto le scrupolose ma ponderose parole, fosse più cara e più con più diletto entrasse nella memoria del trovatore, perchè saranno da biasimare i poeti, se sotto favolosi parlari avranno nascosti gli alti effetti della natura, le moralità et i gloriosi fatti degli uomini, mossi dalle sopradette ragioni? certo io nol conosco. Perchè sotto così fatta forma i poeti dessero la loro dottrina, oltre a ciò che è detto nelle ragioni, possono essere queste, o per imitare più nobile autore, o perchè forse in altra forma non erano ammaestrati. Ma di questo non mi pare da dover far troppo agra quistione; conciosiacosachè ciascuno in così fatte elezioni piuttosto il suo giudizio seguiti che l'altrui. E però piuttosto si potea domandare, se cotal tradizione utile fosse o disutile: alla quale mi pare che risponder si possa questa utile essere stata, dove i nostri giudici nel gridare la dimostrano disutile; e la ragione puote essere questa. Certissima cosa è che, come gli ingegni degli uomini son diversi, così esser convengon le maniere del dar la dottrina. Assai se ne sono già veduti, a'quali niuna sillogistica dimostrazione ha potuto far comprendere il vero d'alcuna conclusione; la qual poi per ragioni persuasive hanno subitamente compresa. Che dunque con questi cotali varrà il sillogizzar d'Aristotile? certo niente : così al contrario alcuni vilipensori tanto le suasioni, che nulla crederanno esser vero, se sillogizzando non son convinti. Sono altri, li quali solo il nome della filosofia, non che la dottrina, spaventa, che con sommo diletto alle lezioni delle favole correranno, non stimando sotto quelle

alcuna particella di filosofia potersi nascondere; chè, se 'l credessero, non le vorrebbero udire. Di questi cotali, non è dubbio, già assai, dalla novità delle favole mossi, divennero investigatori della verità e domestici della filosofia, del cui nome altra volta avevano avuto paura. In questi cotali adunque non furon dannosi i poeti, nè disutile il modo del lor trattare, il qual per certo, a chi non lo intende, non può dare altro piacere, che faccia il suono della cetera all'asino; e questo a presenti basti, e vegnamo a mostrare perchè i poeti si coronin d'alloro.

Fra l'altre genti, alle quali più aprì la filosofia i suoi tesori, i Greci si crede che fosser quegli, li quali d'essi trassero la dottrina militare e la vita politica, oltre alla notizia delle cose superiori; e, tra le altre cose, la santissima sentenzia di Solone nel principio della presente operetta descritta, la quale ottimamente e lungo tempo servoreno fiorendo la loro repubblica. Alla quale osservare, considerati con gran diligenzia i meriti degli uomini, con pubblico consentimento ordinaro che per più degno guidardone che alcuno altro, siccome a più utile e più onorevole fatica alla repubblica, li poeti dopo la vittoria delle lor fatiche, cioè dopo la perfezione degli lor poemi, et oltre gli imperadori dopo la vittoria avuta de' nemici della repubblica, fossero coronati di corona d'alloro; estimando. dovere d'un medesimo onore esser degno colui per la cui virtù le cose pubbliche erano e servate et aumentate, e colui li cui versi le ben fatte cose eran perpetuate, e viper tuperate le avverse. La quale remunerazione poi parimente colla gloria dell'arme trapassò alli Latini, e ancora, e massimamente nelle coronazioni de' poeti, come che rarissimamente avvengano, vi dimora. Ma perchè a tal coronazione più l'alloro, che fronda d'altro albero, eletto sia, non dovrà parere a udire rincrescevole.

Sono alcuni, li quali credono, perciò che Dafne amata da Febo et in lauro convertita, fu da lui eletta a coronar le sue vittorie, et i poeti sono a lui consacrati, quindi tale coronazione avere origine avuta: la quale opinione non mi spiace, nè nego così poter essere stato ; ma tuttavia mi muove altra ragione. Secondo che vogliono coloro, li quali le virtù e le nature delle piante hanno investigate, il lauro, siccome noi veggiamo, giammai verdezza non perde: per la quale perpetua verdità vollero i Greci intendere la perpetuità della fama di coloro che di coronarsi d'esso si fanno degni. Appresso affermano li predetti investigatori, non trovarsi il lauro essere stato mai fulminato; il che d'alcuno altro albero non si crede: e per questo vollero gli antichi mostrare l'opere di coloro che di quel si coronano essere di tanta potenzia dotate da Dio, che nè 'l fuoco dell'invidia, nè la folgore della lunghezza del tempo, la quale ogni altra cosa consuma, quelle debba potere offuscare, rodere o diminuire. Dicono oltre ciò i predetti quello che noi tutto il giorno sentiamo, cioè il lauro essere odorifero molto: per quello vogliono intendere i passati, l'opere di colui che degnamente se ne corona sempre dovere essere piacevoli e graziose et odorifere di laudevole fama. Similemente una quarta proprietà, e maravigliosa, gli aggiungono; e questa è che dicono essere una specie di lauro, la cui pianta non fa mai che tre radici, dalle frondi del quale qualunque persona n'avesse alla testa legate, e dormisse, vederebbe veracissimi sogni delle cose future mostranti. Per la quale proprietà intesero i nostri maggiori una dimostrarsene, la quale esser nei poeti si vede; perciò che i poeti descrivendo l'operazioni d'alcuno, delle quali solamente gli effetti nudi avrà uditi, così le particolari incidenzie mai non vedute nè udite descriverà, come se all'operazione fosse stato presente: e perciò che veridi

chi in ciò assai volte sono stati trovati, parendo quella essere stata specie di divinazione, furono chiamati Vati, cioè profeti, e stimarono gli uomini loro di lauro coronare, a mostrare la proprietà della divinazione, nella quale paiono al lauro simiglianti. E perciò non senza cagione era il nostro DANTE, siccome emerito poeta, di questa laurea disioso: della quale perciò che assai avem parlato, estimo sia onesto di tornare al proposito.

sopra

Fu adunque il nostro poeta, oltre alle cose di dette, d'animo altiero e disdegnoso molto, tanto che cercandosi per alcuno amico come egli potesse in Firenze tornare, nè altro modo trovandosi, se uon che, per alcuno spazio di tempo stato in prigione, fosse misericordievolmente offerto a s. Giovanni, fu per lui a ciò, ogni fervente desio del ritornare calcato, risposto che Iddio togliesse via che alcuno, nel seno della filosofia allevato e cresciuto, divenisse candelotto del suo comune. Oltre questo, di sè stesso presunse maravigliosamente tanto, che, essendo egli glorioso nel colmo del reggimento della repubblica, e ragionandosi tra' maggiori cittadini di mandare, per alcuna gran bisogna, ambasciata a Bonifazio papa VIII., e che principe della imbasciata fosse DANTE, et egli a ciò in presenzia di tutti quegli che ciò consigliavano richiesto, avvenne che, soprastando egli alla risposta, alcun disse: che pensi? alle quali parole egli rispose: penso, se io vo, chi rimane; e, s'io rimango, chi va : quasi esso solo fosse colui che tra tutti valesse e per cui tutti gli altri valessero. Appresso, come che il nostro Poeta nelle sue avversità paziente o no si fosse, in una fu impazientissimo; et egli infino al cominciamento del suo esilio stato Guelfissimo, non essendogli aperta la via del ritornare in casa sua, si fuor di modo diventò Ghibellino, che ogni femminella, ogni picciol fanciullo, e quante

volte avesse voluto, ragionando di parte, e la guelfa proponendo alla ghibellina, l'avrebbe non solamente fatto turbare, ma a tanta insania commosso, che, se taciuto non fosse, a gittar le pietre l'avrebbe condotto. Certo io mi vergogno di dovere con alcuno difetto maculare la chiara fama di tanto uomo; ma il cominciato ordine delle cose in alcuna parte il richiede, perciò che, se nelle cose meno laudevoli mi tacerò, io torrò molta fede alle laudevoli già mostrate. A lui medesimo dunque mi scuso, il quale per avventura me scrivente con isdegnoso occhio d'alta parte del ciel mi riguarda. Tra cotanta virtù, tra cotanta scienzia, quanta dimostrata ho di sopra essere stata in questo mirifico Poeta, trovò ampissimo luogo la lussuria, e non solamente ne' giovani anni, ma ancor ne'maturi: e questo basti al presente de' suoi costumi più notabili aver contato, e alle opere da lui composte vegnamo.

Compose questo glorioso Poeta più opere ne'suoi giorni; tra le quali si crede la prima un libretto ch'egli intitola Vita Nuova, nel quale egli et in prose et in sonetti et in canzoni gli accidenti dimostra dello amore, il quale portò a Beatrice. Appresso più anni guardando egli della sommità del governo della sua città, e veggendo in gran parte qual fosse la vita degli uomini, quanti e quali gli errori del volgo, et i cadimenti ancora de' luoghi sublimi come fossero inopinati, gli venne nell'animo quello laudevole pensiero che a comporre lo indusse la Commedia; e lungamente avendo premeditato quello che in essa volesse descrivere, in fiorentino idioma et in rima la cominciò : : ma non avvenne il poterne cosi tosto vedere il fine, come esso per avventura immaginò; perciò che, mentre egli era più attento al glorioso lavoro, avendo già di quella sette canti composto, di cento che deliberato avea di farne,

« ÖncekiDevam »