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VITA

DI

DANTE ALIGHIERI (

Il nostro Poeta nacque in Firenze nel 1265 (A) di Ali

I.

Patria,

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nascita.

ghiero degli Alighieri e di Bella, e fu detto Durante, ben- famiglin chè poscia per vezzo si dicesse comunemente DANTE. Chi bramasse vedere altre cose quanto alla famiglia e agli antenati di DANTE, vegga le Memorie di Giuseppe Benvenuti, già Pelli, sulla vita del medesimo; e solo qui basta dire che il detto Pelli, confutate le favolose o almeno non provate asserzioni del Boccaccio, del Villani e di altri scrittori, intorno agli antichissimi ascendenti di questo Poeta, ne ha formato l'albero genealogico (B), da cui si raccoglie ch'ei discese da Cacciaguida e da Aldighiero, ossia Aligiero di lui figliuolo, nel secolo XII, dal quale poi la famiglia fu detta degli Alighieri, nome, come affermasi dal Boccaccio e da Benvenuto da Imola (Comment. in Comoed. Dant, vol. I Antiquitat. ital. pag. 1036),

(1) Si avverte che le Note poste a piè di pagina appartengono al Tiraboschi; e quelle in fine della Vita e segnate con maiuscole, al sig. Filippo de Romanis.

II.

Amori giovanili.

III. Fducazione

tratto dalla famiglia della moglie di Cacciaguida, ch'era degli Aldighieri di Ferrara, come si accenna dal medesimo DANTE nel canto xv. del Paradiso (C). Nè il Pelli si contentò di scrivere soltanto degli antenati, ma scrisse anche di tutti i discendenti di DANTE (D), la cui famiglia prova esser finita in Ginevra, figlia di Pietro, maritata l'anno 1549 nel conte Marc'Antonio Sarego Veronese.

Presso il sullodato Pelli si veggano parimente le prove dell' innamoramento di DANTE con Bice, ossia Beatrice, figlia di Folco Portinari, cominciato mentre amendue erano in età di circa dieci anni, e durato fino alla morte di essa, seguita nel 1290; perciocchè, comunque io non creda che l'amor di DANTE fosse sol misterioso, e che sotto nome di Beatrice intender solo si debba, come altri han pensato, la Sapienza o la Teologia, è certo però, come confessa il medesimo sig. Pelli, che DANTE nelle sue Opere, e nella sua Commedia singolarmente, ha parlato di questo suo amore in termini così enimmatici, e che sembrano spesso gli uni agli altri contrarj, ch'è quasi impossibile l'adattarli tutti nè al senso allegorico, nè al letterale. Non giova dunque il voler indagare ciò ch'è avvolto fra tenebre troppo folte, l'aggirarsi fra le quali sarebbe noiosa al pari che inutil fatica (E).

Se DANTE ne' primi suoi anni fu innamorato, ei seppe e viaggi. congiungere all' amore l'applicazione alli studj delle gravi scienze non meno che dell' amena letteratura. Brunetto Latini gli fu maestro, ed egli era uomo a poterlo istruir negli studj di ogni maniera, e molto ancora potè giovargli l'amicizia che con lui ebbe Guido Cavalcanti. Il sig. Pelli non fa menzione di alcun viaggio che DANTE facesse per motivo di studio ne' primi anni della sua gioventù; e solo accenna nel §. 14. il recarsi ch' ei fece, mentre era esule secondo Mario Filelfo, alle scuole di Cremona e di

Napoli, e, secondo Giovanni Villani, a quelle di Bologna e di Parigi. Anche il Boccaccio il conduce a Bologna e a Padova in tempo d'esilio. Ma parmi degno di riflessione ciò che Benvenuto da Imola narra, cioè che ancor giovane, e prima dell'esilio, egli andossene alle Università di Bologna e di Padova, e poi, essendo esule, a quella di Parigi: quum Auctor iste in viridiori aetate vacasset philosophiae naturali, et morali in Florentia, Bononia, et Padua in matura aetate jam exul dedit (F) se sacrae Theologiae Parisiis (loco citato) (1); e riguardo

(1) Un altro antico scrittore, ma vissuto un secolo dopo Dante, non solo in Parigi, ma anche in Oxford conduce Dante per motivo di studio; e in Parigi non solo cel rappresenta studente, ma maestro ancora, e vicino a conseguire la laurea. Egli è Giovanni da Serravalle, Vescovo di Fermo, che nel suo Comento inedito sulla Commedia di Dante, scritto mentr'ei trovavasi al Concilio di Costanza, come vedrem tra non molto, così ne dsce: Anagorice dilexit Theologiam sacram, in qua diu studuit tam in Oxoniis in Regno Angliae, quam Parisiis in Regno Frantiae, et fuit Baccalarius in Universitate Parisiensi, in qua legit Sententias pro forma Magisterii: legit Biblia: respondit omnibus Doctoribus, ut moris est, et fecit omnes actus, qui fieri debent per doctorandum in sacra Theologia. Nihil restabat fieri, nisi inceptio, seu conventus, et ad incipiendum, seu faciendum, conventum deerat sibi pecunia, pro qua acquirenda rediit Florentiam optimus Artista, perfectus Theologus. Erat nobilis prosapia, prudens in sensu naturali, propter quae scilicet factus fuit Prior in Palatio Populi florentini, et sic cepit sequi of ficia Palatii, et neglexit studium, nec rediit Parisiis. E più solto: Dantes se in iuventute dedit omnibus artibus liberalibus, studens eas Paduae, Bononiae, demum Oxoniis, et Parisiis, ubi fecit multos actus mirabiles, intantum quod ab aliquibus dicebatur magnus Philosophus, ab aliquibus magnus Theologus, ab aliquibus magnus Poeta. Io non so se l'autorità di questo scrittore basti a persuaderci di questi fatti; ma, ciò non ostaute, trattandosi di cosa da niun altro, ch' io sappia, con tai circostanze

a Bologna, altrove così ha Benvenuto: Auctor notaverat istum actum cum esset juvenis Bononiae in Studio (ib. pag. 1135). E vuolsi avvertire che, benchè il Villani sia più antico e perciò più autorevole di Benvenuto, questi però, essendo stato, comè egli stesso ci dice (ib. pag. 1083), per dieci anni in Bologna, ed avendo ivi letta pubblicamente la Commedia di DANTE, doveva di ciò esser meglio istruito, che non il Villani ed il Boccaccio. Inoltre lo stesso Benvenuto ci narra altrove (ib.pag. 1085.) che DANTE conobbe in Bologna il miniatore Oderigi da Gubbio. Or questi era già morto, come abbiamo provato (Stor, della Lett. it. tom. IV. pag. 469), l'anno 1300, innanzi all'esilio di DANTE; e convien dire perciò che DANTE prima del detto anno fosse stato in Bologna. Ella è però cosa strana che Autori vissuti nel secolo stesso di DANTE, quali sono il Boccaccio, il Villani e Benvenuto da Imola, sieno tanto discordi nei lor racconti. Ma, qualunque fosse il luogo in cui DANTE attese agli studj, è certo ch' ei coltivolli con successo sopra modo felice, come le Opere da lui scritte ci manifestano. Da sè medesimo ap prese le leggi della poesia italiana, come egli stesso ci accenna (Vita Nuova, tom. IV dell' Op. ed. Zatta, pag. 7 (a)). Ma la sua amicizia col Cavalcanti, con Latini e con altri poeti di quell'età, dovette recargli non poco aiuto. La sua Commedia ci mostra quanto studio avesse egli fatto nella filosofia, quale allora insegnavasi, e nella teologia. Amò anche DANTE le arti liberali, e n'è prova l'amicizia di lui avuta col mentovato Oderigi, e ancor col celebre Giotto (Benv. l. c.); anzi, come afferma il medesimo

narrata, e di uno scrittore che, benchè lontano di un secolo, potè nondimeno conoscere chi era vissuto con Dante, mi è sem brato di non doverne tralasciare il racconto.

(a) Vol. IV. pag 668 dl questa ediz. (Gli edit. fiorent.)

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