Poi che Madonna, da pietà commossa, Ma nulla è al mondo in ch' uom saggio si fide: Verso 1. Quelle anime che Dio ha dotate di gentilezza. - 2. D'altrui. Da altri che da Dio.-3. Ha uno stato, un essere, somigliante a quello del suo creatore. Però, come fa Iddio, non lascia mai di perdonare.-5. Sem biante. Aspetto. 6. Quantunque. Quante si voglia. A mercè vene. Cioè viene. Implora pietà.-7-8. E se alcune volte, contro il suo costume, ella, cioè l'alma gentile, innanzi di perdo si lascia pregar lungamente, annare, che in ciò imita lui, cioè Dio.- 9. Fal. Lo fa. Perchè 'l peccar più si paven te. Acciocchè si tema il peccar più, cioè il tornare a peccare.-10. Che. Perocchè. Si ripente. Si pente.-11. Del 15 20 l'un mal. Di un peccato. Chi dell' al- Spirto doglioso, errante (mi rimembra), I' seguii tanto avanti il mio desire, Ch' un di, cacciando, siccom' io solea, In una fonte ignuda 10 Si stava, quando 'l Sol più forte ardea. 15 Ch'i' sentii trarmi della propria immago; Verso 1. Spirto. Dice spirto perchè era privato del corpo. Mi rimembra. Misovvienė. Mi ricordo.-2. Pellegrine. Estranie.-3. Ardire. L'ardire usato con Laura.-4. Di quel mal ine. Fine di quel male. - 7-13. Io seguitando il mio desiderio, trascorsi tant' oltre, che un di essendomi mosso cacciando, cioè posto ad andare a caccia, come io soleva, e trovata Laura ignuda in una fonte, io, perchè non mi contento, non mi diletto, di altra vista Canzon, i' non fu' mai 20 che della sua, stetti fermo a mirarla : Che poi discese in preziosa pioggia, Si che 'l foco di Giove in parte spense: Ma fui ben fiamma, ch' un bel guardo accense; Versi 1-3. Accenna la favola di Danae, e vuole intendere da una parte che egli non fu mai ricco, dall'altra che Laura non consentì mai di soddisfare al suo desiderio. - 4. Un bel guardo. Due begli occhi. Accense. Ac- 5-6. E fui quell'uccello che sale su per l'aria più alto di tutti gli altri, cioè l'aquila, e come tale, portai cese. sot Laura in cielo co'miei versi, non altrimenti che l'aquila portò Ganimede. 7-9. Nè seppi mai, qualunque nuova figura io prendessi, lasciare quel lauro nel quale primieramente fui trasformato, cioè lasciar l'amore della mia donna; anzi eziandio la sola ombra di quell' alloro mi scaccia dall'animo ogni piacere men bello. CANZONE II. Lodando le bellezze di Laura, mette in questione se debba o no lasciarne l'amore. Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi Non vesti donna unquanco, Nè d'or capelli in bionda treccia attorse, D'arbitrio, e dal cammin di libertade Verso 1. Sanguigni. Di color san- E se pur s'arma talor 5. D'arbitrio. - 6-7. Non sta nel secondo verso. a dolersi L'anima, a cui vien manco Consiglio, ove 'I martir l'adduce in forse; Rappella lei dalla sfrenata voglia Subito vista; che del cor mi rade Verso 2. L'anima. Mia. Vien manco. Vien meno. - 5. Consiglio. Il senno. Il buon giudizio. Ove. Quando. L'adduce in forse. La riduce a temer della vita.-4-7. Laura, subito vista, cioè subito che io la veggo, ritira lei, cioè l'anima mia, dalla sfrenata, cioè temeraria, volontà di dolersi; perocchè il veder lei, cioè Laura, mi scaccia dal cuore ogni pensiero di pazze risoluzioni, e volge in dolcezza ogni mio sdegno. Di quanto per amor giammai soffersi, Fin che mi sani 'l cor colei che 'l morse, Vendetta fia; sol che contra umiltade Versi 1-7. Io sarò vendicato di quanto ho sofferto per amore fin qui, e di quanto ho a sofferire finchè quella spietata che mi ha punto il cuore, e che pur l'invoglia, cioè l'innamora, non me lo risani essa medesima; sarò vendicato, dico, purchè orgoglio ed ira di Laura non chiudano incontro all'umiltà mia il bel passo, cioè varco, pel quale Ma l'ora e 'l giorno ch'io le luci apersi Che mi scacciar di là dov' Amor corse, Furon radice, e quella in cui l'elade Versi 1-7. Novella radice, cioè prima cagione, origine, di questa mia dolorosa vita, furono il giorno e l'ora ch'io vidi per la prima volta quel bel nero e quel bianco, cioè quei begli occhi e quel viso, che mi scacciarono di colà dove corse Amore, cioè scacciarono me dal cuor mio, che Amore occupò immantinente. Origine de' miei mali fu altresì quella donna che è specchio ed esempio del nostro secolo, la quale chi può vedere senza sbigottirsene, conviene che sia fatto di piombo o legno. Lagrima adunque che dagli occhi versi Lato mi bagna chi primier s' accorse, Versi 1-7. Adunque (cioè, poichè il mio male è proceduto per gli occhi miei, che videro Laura) niuna lagrima che io versi da questi medesimi occhi per la pena che mi danno quelle saette che nel mio fianco sinistro bagna di sangue chi fu primo ad accorgersi del mio male, cioè il mio cuore; niuna lagrima, dico, mi svoglia dal mio volere, cioè mi ri muove dal proposito di amar questa donna; perocchè la sentenza, cioè la condanna, cade in quella parte di me che l'ha meritata, cioè quella parte di me che sostien la pena del lagrimare, sono gli occhi per colpa di questa parte, cioè degli occhi, l'anima mia patisce: or dunque è ben giusto che quelli lavino le piaghe di questa. Da me son fatti i miei pensier diversi: L'amata spada in se stessa contorse. Certo in più salda nave. Versi 1-7. I miei pensieri combattono meco medesimo. Io cangio pensiero ad ora ad ora. Una donna già, cioè Didone, travagliata da una battaglia simile a questa nella quale io mi stanco, rivolse contro se stessa l'amata spada, cioè si uccise colla spada di Enea. Contuttociò non prego Laura che mi ritorni in li bertà, perchè tutti gli altri sentieri che menano al cielo sono men diritti di questo, cioè niuna via conduce così dirittamente al cielo come l'amor di costei, e certo non si può veleggiare in cerca del paradiso con più salda nave, cioè più robusta e più soda, che questo amore. Benigne stelle che compagne fersi Al fortunato fianco, Quando 'l bel parto giù nel mondo scorse! Ove non spira folgore, nè indegno Verso 1. Benigne stelle. Esclamazione. E vuol dire, benigne furono quelle stelle. Fersi. Si fecero. - 2. Fianco. Della madre di Laura. 3. Quando Laura scese in terra, cioè nacque. In questo verso e nei due precedenti il Poeta vuol dire che Laura fu partorita in buon punto di stelle. -4. Che. Cioè Laura. Come in lauro foglia. Come la foglia del lauro si conserva sempre verde.6. Ove. Nella qual foglia o nel qual lauro. Non spira folgore. Cioè non cade folgore. Così disse Virgilio: fulminis afflavit ventis. Si dice che il lauro non sia percosso da fulmini. - 7. Aggrave. Aggravi. So io ben ch' a, voler chiuder in versi Chi più degna la mano a scriver porse. Versi 1-7. Io so bene che il più degno uomo che mai ponesse mano a scrivere, cioè il più degno scrittore che fosse mai, volendo chiudere in versi le lodi di Laura, cioè cantar pienamente di tutti i suoi pregi, fora, cioè sarebbe, stanco; si stancherebbe. In qual cella di memoria si può raccorre tanta virtù, tanta bellezza, quanta è pur quella che veggono coloro che mirano gli occhi di costei, segno, cioè centro, sede, di ogni valore, cioè di ogni pregio, e chiavi del cuor mio? Dice qual cella di memoria, seguitando opinione di alcuni filosofi, che la facoltà della memoria risedesse in certi spartimenti che fossero nel cervello. Quanto 'l Sol gira, Amor più caro pegno, Versi 1-2. O donna, in quanto gira il Sole, cioè dentro il giro del Sole, che vuol dire in tutta la terra, Amore non ha più cara gemma di voi. SESTINA II. Benchè disperi di vedere Laura pietosa, protesta di amarla fino alla morte. Giovane donna sott' un verde lauro Vidi, più bianca e più fredda che neve |