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Voi, che portate la sembianza umíle,
Cogli occhi bassi mostrando dolore,
Onde venite, chè 'l vostro colore

Par divenuto di pietà simíle ?
Vedeste voi nostra donna gentile
Bagnata il viso di pianto d'amore?
Ditelmi, donne, chè mel dice il core,
Perch' io vi veggio andar senz' atto vile.
E se venite da tanta pietate,

Piacciavi di restar qui meco alquanto,
E quel che sia di lei, nol mi celate :
Io veggio gli occhi vostri c' hanno pianto,
E veggiovi tornar sì sfigurate,

Che 'l cor mi trema di vederne tanto.

Questo sonetto si divide in due parti. Nella prima chiamo e dimando queste donne se vengono da lei, dicendo loro ch' io il credo, perchè tornano quasi ingentilite. Nella seconda le prego che mi dicano di lei; e la seconda comincia quivi: E 65 se venite.

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Se' tu colui, c' hai trattato sovente

Di nostra donna, sol parlando a nui?
Tu rassomigli alla voce ben lui,
Ma la figura ne par d' altra gente.
Deh, perchè piangi tu si coralmente,
Che fai di te pietà venir altrui ?
Vedestù pianger lei, chè tu non pui
Punto celar la dolorosa mente?
Lascia piangere a noi, e triste andare,
(E' fa peccato chi mai ne conforta),

77. Scorta. According to De Witte, "so visible," from scorgere.

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Che nel suo pianto l' udimmo parlare.
Ella ha nel viso la pietà sì scorta,

Che qual l'avesse voluta mirare,

Sarebbe innanzi lei piangendo morta.

Questo sonetto ha quattro parti, secondo che quattro modi di parlare ebbero in loro le donne per cui rispondo. E perocchè di sopra sono assai manifesti, non mi trametto di narrare la sentenzia delle parti, e però le distinguo solamente. La seconda comincia quivi: Deh perchè piangi tu; la terza : 85 Lascia piangere a noi; la quarta: Ell' ha nel viso.

C. XXIII.

A

PPRESSO ciò pochi dì, avvenne che in alcuna parte

della mia persona mi giunse una dolorosa infermitade, ond' io continuamente soffersi per molti dì amarissima pena; la quale mi condusse a tanta debolezza, che mi convenia 5 stare come coloro, i quali non si possono movere. Io dico che nel nono giorno sentendomi dolore quasi intollerabile, giunsemi un pensiero, il quale era della mia donna. E quando ebbi pensato alquanto di lei, io ritornai pensando alla mia deboletta vita, e veggendo come leggiero era lo suo durare, ancora che sana fosse, cominciai a piangere fra me stesso di tanta miseria. Onde sospirando forte, fra me medesimo dicea: Di necessità conviene, che la gentilissima Beatrice alcuna volta si muoia.

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E però mi giunse uno sì forte smarrimento, ch'io chiusi gli occhi e cominciai a travagliare come farnetica persona, 15 ed imaginare in questo modo: che nel cominciamento dell' errare che fece la mia fantasia, apparvero a me certi visi di donne scapigliate, che mi diceano: Tu pur morrai. E dopo queste donne, m' apparvero certi visi diversi ed orribili a vedere, i quali mi diccano: Tu se' morto.

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Così cominciando ad errare la mia fantasia, venni a quello, che non sapea dove io fossi; e veder mi parea donne andare scapigliate piangendo per via, maravigliosamente tristi, e pareami vedere il sole oscurare sì, che le stelle si mostravano di colore, che mi facea giudicare che piangessero, e parevami 25 che gli uccelli volando per l'aria cadessero morti, e che fossero grandissimi terremoti. E maravigliandomi in cotale fantasia, e paventando assai, imaginai alcuno amico, che mi venisse a dire: Or non sai? la tua mirabile donna è partita di questo secolo. Allora incominciai a piangere molto pietosa30 mente; e non solamente piangea nella imaginazione, ma piangea con gli occhi bagnandoli di vere lagrime.

Io imaginava di guardare verso il cielo, e pareami vedere moltitudine di angeli, i quali tornassero in suso ed avessero dinanzi loro una nubiletta bianchissima: e pareami che questi 35 angeli cantassero gloriosamente, e le parole del loro canto mi parea che fossero queste: Osanna in excelsis; ed altro non mi parea udire. Allora mi parea che il core, ov' era tanto amore, mi dicesse: Vero è che morta giace la nostra donna. E per questo mi parea andare per vedere lo corpo, nel quale era stata quella nobilissima e beata anima. E fu si forte la errante fantasia, che mi mostrò questa donna morta e pareami che donne le coprissero la testa con un bianco velo: e pareami che la sua faccia avesse tanto aspetto d' umiltade, che parea che dicesse: Io sono a vedere lo principio della 45 pace.

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In questa imaginazione mi giunse tanta umiltade per veder lei, che io chiamava la Morte, e dicea: Dolcissima Morte, vieni a me, e non m' esser villana; perocchè tu dêi esser fatta gentile, in tal parte se' stata! or vieni a me che molto ti desidero : e tu lo vedi, chè porto già lo tuo colore. E quando io avea

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