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C. III.

8. Meritata nel grande secolo. "Has found its reward in the greater cycle of eternity." Dante in the sonnet, "Morte villana," uses il secolo for this life; compare secolo immortale, Inf., ii. 14.

12. Dante attaches a mystic import to the number nine: c. ii., he was nine when he first saw Beatrice; c. iii., twice nine when she gave him her salutation; c. iii., he sees the vision at the first of the last nine hours of the night; c. vi., her name stands ninth in his enumeration of fair women; c. xii. 53, the second vision of Love appeared at the ninth hour of the day; c. xxiii., the vision of the death of Beatrice comes to him on the ninth day of his illness; c. xxx., Beatrice died on the ninth day of the ninth month, according to the Arabian Calendar; c. xl., this vision, too, appeared at the ninth hour.

20. Pauroso, frightful.

24. Ego dominus tuus. "Behold thy lord and master."

30. Questi, i.e., questo signore.

31. Vide cor tuum. "Behold thy heart."

C. III.

P

OICHÈ furono passati tanti dì, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l' apparimento soprascritto di questa gentilissima, nell' ultimo di questi dì avvenne, che questa mirabile donna apparve a me vestita di 5 colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via, volse gli occhi verso quella parte ov' io era molto pauroso; e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutò virtuosamente tanto, che mi parve allora 10 vedere tutti i termini della beatitudine.

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L'ora, che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quel giorno: e perocchè quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a' miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebbriato mi partii dalle genti, e ricorsi al solingo luogo d' una mia camera, e posimi a pensare di questa cortesissima.

E pensando di lei, mi sopraggiunse un soave sonno, nel quale m'apparve una maravigliosa visione: chè mi parea vedere nella mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro 20 dalla quale io discernea una figura d'uno Signore, di pauroso

aspetto a chi lo guardasse. E pareami con tanta letizia, quanto a sè, che mirabil cosa era: e nelle sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche, tra le quali io intendea queste: Ego dominus tuus. Nelle sue 25 braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in un drappo sanguigno leggiermente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch' era la donna delle salute, la quale m' avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E nell' una delle mani mi parea che 30 questi tenesse una cosa, la quale ardesse tutta; e pareami che mi dicesse queste parole: Vide cor tuum. E quando

33. Tanto si sforzava. "He exerted himself so much that by his power he made her eat." Tanto si is probably a corrupt reading.

47. Ch' io avessi. He had already taught himself to write poetry, dire per rima in volgare tanto è quanto dire per versi in latino, c. xxv. 22.

53 Presa, presa d'amore.

55. Suo parvente, ciò che loro ne parve.

egli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare quella cosa che in mano gli ardeva, la quale ella 35 mangiava dubitosamente. Appresso ciò, poco dimorava che la sua letizia si convertìa in amarissimo pianto e così piangendo si ricogliea questa donna nelle sue braccia, e con essa mi parea che se ne gisse verso il cielo, ond' io sostenea sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non potè so40 stenere, anzi si ruppe, e fui disvegliato. Ed immantinente cominciai a pensare; e trovai che l' ora, nella quale m' era questa visione apparita, era stata la quarta della notte: sì che appare manifestamente, ch' ella fu la prima ora delle nove ultime ore della notte.

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E pensando io a ciò che m' era apparito, proposi di farlo sentire a molti, i quali erano famosi trovatori in quel tempo; e conciofossecosach' io avessi già veduto per me medesimo l'arte del dire parole per rima, proposi di fare un sonetto, nel quale io salutassi tutti i fedeli d' Amore, e 50 pregandoli che giudicassero la mia visione, scrissi loro ciò ch' io avea nel mio sonno veduto; e cominciai allora questo sonetto:

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A ciascun' alma presa, e gentil core,

Nel cui cospetto viene il dir presente,
A ciò che mi riscrivan suo parvente,
Salute in lor signor, cioè Amore.
Già eran quasi ch' atterzate l' ore

Del tempo che ogni stella è piu lucente,
Quando m' apparve Amor subitamente,
Cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor, tenendo
Mio core in mano, e nelle braccia avea

G

71. Fu risposto. Of the answers to this sonnet three remain to us—one by Guido Cavalcanti, Dante's chief friend, another attributed to Cino da Pistoja. These two I have quoted in the Appendix; they are written by the two poets of his time who were most in sympathy with Dante. The third is a scurrilous production of Dante da Maiano, a jealous rival of the new style of Tuscan poetry. This is to be found in "Poeta dei primi secoli," ii., 491. In the days of the troubadours it was no unusual thing for one poet to thus challenge another to answer his verse, and in Dante's own time there is a case of his namesake of Maiano calling for the interpretation of a dream and receiving several answers; see D. G. Rossetti, "Translation from the Italian" in vol. ii. of his "Collected Works."

1. Spirito naturale, the body.

C IV.

5. Pesava della mia vista, his friends grieved to see him in such a state; pien d' invidia, "full of spite."

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