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scandaloso di tutti, al quale però il Servo dei Servi non dette altro castigo che quello di trasferirlo dalle sponde dell' Arno a quelle del Bacchiglione, cioè, dal Vescovato di Firenze a quel di Vicenza. I Prelati ed i Principi porporati della Chiesa sono egualmente esposti alle sue rampogne. Il quarto Cerchio dell' Inferno ne contiene una gran quantità: essi per la loro avarizia risusciteranno tutti col pugno chiuso. Nel cielo di Saturno son beffati da S. Pier Damiano, il quale ivi splende come una stella della quarta. grandezza; egli stesso essendo stato del sacro Collegio doveva ben conoscere i suoi confratelli. Dice che il cappello di Cardinale passa sempre di testa scema in testa più scema ancora: declama cantro il lor fasto, la loro intemperanza, la loro falsa gravità; contro il lusso della loro Corte, delle loro carrozze, delle loro lettighe, nelle quali non possono entrar senza ajuto, tanto grassi, paffuti e pesanti son essi.

Cuopron de' manti lor li palafreni,
Sì che due bestie van sott' una pelle.

Par. xxi, 133.

Dante non è meno sdegnato contro il governo

della Chiesa Romana, e contro il civile e militare potere di essa. Secondo il sistema dei Ghibellini, del cui partito egli si è fatto, vuole che tal potere sia nelle mani dell' Imperatore, non lasciando al Papa che il potere spirituale. Nei bei giorni di quella Roma che convertì il mondo, ella fu illuminata da due Soli, l' un de' quali mostrò il cammin della vita, e l' altro quello della salvezza. Al dì d' oggi il primo Sole si è eclissato. L'istessa mano stringe il brando ed il Pastorale. La Chiesa, per aver fatto un misto di questi due governi, è caduta nel fango con la doppia soma che ha voluto portare.

Di' oggimai che la Chiesa di Roma,
Per confondere in sè duo reggimenti,
Cade nel fango, e sè brutta e la soma.

Purg. xvi. 127.

Tutto ciò batte direttamente su le pretensioni de' Papi di quel tempo, e di Bonifazio VIII particolarmente, il quale assumeva il nome di dispensatore dell' Impero romano, di arbitro dei regni della Terra, di padrone e giudice de' Re, dicendo ch' era in suo potere di governarli con verga di ferro, e di spezzarli a guisa di vasi di

creta. Le cose son cambiate molto da poco.in qua; e se Dante tornasse al mondo, poco gli resterebbe da desiderare..

Gl' imbrogli, la corruzione della Corte pontificale, e la venalità de' Benefizj, son quelli che più d'ogni altra cosa lo muovono ad ira. D' altro uno non si occupa a Roma che di far mercimonio di Cristo,

Là dove Cristo tutto dì si merca.

Par. xvii, 51.

Dante sollecita Gesù Cristo a tornare, e cacciar i venditori ed i compratori, di sua Chiesa, di quel santo tempio che fu murato di sangue e di martíri:

Sì ch' un' altra fiata omai s' adiri

Del comperare e vender dentro al tempio
Che si murò di sangue e di martíri,

Par. xviii, 121.

L'odio suo però non si limita a sparlare delle massime politiche e delle prevaricazioni della Corte di Roma; l'odio è personale contro i Papi. Felici coloro ch' ei colloca nel Purga-, torio! ma molto rari son quelli che si trovan

nel cielo Io non mi ricordo nè anche d' uno che vi faccia notabil figura; ed il principe degli Apostoli stesso non sembra esservi che per bef.

fare i suoi successori.

Il poeta tratta civilmente Adriano V, ch' egli trova nel Purgatorio a far penitenza del peccato dell' Avarizia. Udito ch' ebbe Dante il di lui nome, inginocchiossi per adorarlo; ma il Santo Padre glie lo impedì con queste parole dell' Evangelo neque nubent. Non più merita questo onore; ha cessato d'essere lo sposo della Chiesa: la morte ha rotto i legami del sacrosanto connubio; egli è un semplice confratello, e conservo di Dante. (Purg. xix, 127.)

Martino IV, nativo di Brie, e Canonico Camerlingo di Tours prima di esser Papa, era stato uno de' più raffinati ghiottoni: Egli morì soffocato dal grasso e andò nel Purgatorio: Dante così parla di lui: Purg. xxiv. 22.

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Ebbe ia santa Chiesa in le sue braccia :
Dal Torso fu, e purga per digiuno

Le anguille di Bolsena e la vernaccia.

Egli faceva acconciar le anguille dopo ch' erano

state fatte morire nella vernaccia, e formavan esse un favorito suo nutrimento.

Tre Papi contemporanei di Dante, ch' egli odiava d'un odio particolare, sono spietatamente immersi nell' abisso infernale. La dannazione del Papa Clemente V, ch' egli nomina Papa Guascone ed a cui dà per compagno Simon Mago e Bonifazio VIII, è predetta in Cielo ed in Inferno. In quest' ultimo luogo accade una scena curiosa.

L'ottavo cerchio del Regno delle tenebre ha dieci bolge, nella terza delle quali sono i Simoniaci fitti in terra a testa in giù, la quale passa per de' buchi fatti nella rocca in maniera che può conversare. Una di tali teste, quella cioè di Niccolao III della Famiglia degli Orsini, fa uno sbaglio introdotto apposta. Niccolao, prendendo Dante per Bonifazio VIII, suo sesto successore, si maraviglia del pronto arrivo d' un uomo che non aspettava sì presto, e gli dimanda s' egli è già sazio delle rapine e delle turbolenze, per amor delle quali s'era posto fraudolentemente nel letto della bella Donna, e l'aveva disonorata. (Inf. xix. 55.)

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