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re di che ardeva Dante, serve assai bene un simile Trattato a far vie più conoscere come il Poeta fosse preso da purissimo affetto per la sua Beatrice, e ad avvalorare quindi l'opinione, che amava egli in Beatrice un essere corporeo, e non altrimenti un ente morale, siccome male non pochi si appongono. Nè di asserzioni nude si appaga l'autor del Trattato; ma con evidenza di fatti egli prova l'esistenza di codesta donna, allegandone autorevoli testimonianze di contemporanei di Dante, e di altri scrittori de' nostri tempi, le cui sposizioni non vanno soggette nè ad interpretazioni, nè a dubbiezze. Pone egli di più sott'occhio a' leggitori tutto quanto di che maestosamente va sublime il Poeta, il quale, non limitandosi a lodare l'oggetto della sua passione, si compiace inoltre inalzarlo fra gli enti cui è dato di godere eterna beatitudine. Con simile Trattato si ha un'opera piena di ottimi concetti e ricca di tali pensamenti, che, se

guendo il gusto oggidì prevalente, si avrebbe materia onde comporre un bello ed erudito romanzo storico.

Oltracciò ne fornisce l' Arrivabene una analisi ragionata della Divina Commedia, con la scorta della quale ad una ad una le bellezze ed i rari pregi si scoprono di sì eccellente Poema. Nè di ciò solo si tiene egli pago: ma, facendo dritto a quanto addusse il conte Perticari per ciò che risguarda il conoscere e lo sequestrare le poesie certe dalle incerte, con copia somma di erudizione dà egli chiaramente in un lungo Capitolo a divedere i caratteri proprj de'componimenti del divino Poeta; e con sode ragioni ne mostra quali fra gl'incerti s'abbiano a tenere, e quali in conto di legittimi; così per lo contrario quali s' abbiano ad avere per adulteri; avvegnachè alcuni di essi sieno stati da taluno al Cantore di Beatrice attribuiti. Siffatto utile e ben ordinato componimento, oltre il pregio di doviziosa erudizione e

di elegante e pura dizione, ha pur quello di un repertorio, con cui agevolata viene a' Leggitori la via di tutte rinvenire le cose notabili che nel Trattato si contengono.

A giustificare poi la condotta da me tenuta in questa edizione mi fo ad esporre che, attenendomi al consiglio dell' egregio conte Perticari (la cui perdita non potrò mai deplorare abbastanza) ho seguito l'edizione del 1527 per Bernardo Giunta, conciliata con l'altra di Cristoforo Zane, del 1731; il che mi è forza di riferire, onde apposta non mi venga la taccia di arbitrario, ove altri avesse per avventura a leggere Rime in alcuna Racoolta attribuite a' poeti del terzodecimo secolo, e da me per lo contrario a Dante restituite. Oltre ai cinque libri in cui contengonsi le Rime di Dante, un sesto se n'è aggiunto, che racchiude componimenti, i quali in venustà gareggiano con le altre Rime. Trascekti furono questi in va

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rie parti, e tolti da ottimi fonti; e tenere si possono come inediti, da che pubblicati sinora non furono in veruna Raccolta. Nè ommettere debbo il dire, che a differenza di alcuni, i quali il diritto arrogaronsi di por mano a certi vocaboli sparsi nelle opere de' Classici antichi, e scritti secondochè sonava meglio per avventura ne' tempi dell'infanzia della nostra lingua, trasmutandoli a seconda del gusto e del volere de' moderni scrittori; io mi sono imposto d'altronde il dovere di rispettare la volontà de' nostri padri, e di lasciare così intatta la lezione delle liriche di Dante, come l'ho trovata nelle due citate edizioni. Il perchè ho creduto, ciò operando, di far cosa utile per la storia della lin◄ gua; perocchè raffrontandosi la lezione di questi componimenti con le moderne scritture, si potranno agevolmente conoscere i gradi di avanzamento che la lingua italiana fece nel corso di più secoli. Quanto sia poi all' ortografia ed all' interpunzione

ho seguito, siccome doveva, le regole della moderna grammatica.

Un sì studiato lavoro, che veste in parte carattere di novità, meritava bene alcun fregio che affatto nuovo pure si fosse. Egli è questo il ritratto di Beatrice Portinari non per anco posto in fronte a veruna edizione delle opere di Dante, nè mai venuto in luce. Un tale ritratto è tolto dal busto scolpito in marmo da quel Canova, il cui genio inarrivabile potè far dimenticare all' Europa i greci scalpelli. Egli fatalmente non è più; ma le opere sue esimie, al pari di quelle del divino Poeta, vivranno ne' secoli i più tardi. Oltre a quello avvi pure il ritratto di Dante, come sta espresso nel Parnaso dipinto da Raffaello in Vaticano. Il disegno d'ambidue e l'intaglio a bulino sono opera di esperti artisti, come ne lo dimostrano l' esattezza e la precisione con che sono eseguiti. Laonde porto fiducia che gli accennati ritratti si avranno in conto di ad

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