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E da lor mi rimuovo;

E dicer voglio omai, siccom' io sento,
Che cosa è Gentilezza, e da che viene,
E dirò i segni che gentil uom tiene.

5.

Dico, che ogni virtù principalmente
Vien da una radice,

Virtute intendo, che fa l'uom felice
In sua operazione.

Quest' è (secondo che l' Etica dice)
Un abito eligente,

Lo qual dimora in mezzo solamente;
E tai parole pone.

Dico, che Nobiltate in sua ragione
Importa sempre ben del suo subjetto,
Come Viltate importa sempre male;
E virtute cotale

Dà sempre altrui di sè buono intelletto;
Perchè in medesmo detto

Convengono ambedue, ch' en d'un effetto;
Onde convien, dall'altra vegna l' una,

O da un terzo ciascuna:

Ma se l'una val ciò che l'altra vale,

Ed ancor più, da lei verrà piuttosto:

E ciò, ch'io ho detto qui, sia presupposto.

6.

È Gentilezza dovunque è virtute,

Ma non virtute ov' ella;

Siccome è 'l Cielo dovunque è la Stella,

Ma ciò non e converso.

E noi in donne ed in età novella

Vedem questa salute,

In quanto vergognose son tenute,

Ch'è da virtù diverso.

Dunque verrà, come dal nero il perso,
Ciascheduna virtute da costei,

Ovver dal gener lor, ch' io misi avanti.

Però nessun si vanti

Dicendo: Per ischiatta i' son con lei;
Ch'elli son quasi Dei

Que' c'han tal grazia fuor di tutti rei:
Chè solo Iddio all' Anima la dona,
Che vede in sua persona

Perfettamente star; sicchè ad alquanti
Lo seme di Felicità s' accosta,
Messo da Dio nell' Anima ben posta.

7.

L' Anima, cui adorna esta bontate,

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Non la si tiene ascosa;

Chè dal principio, ch' al corpo si sposa,

La mostra infin la morte.

Ubbidiente, soave e vergognosa

È nella prima Etate;

E sua persona adorna di beltate
Con le sue parti accorte.

In Giovanezza temperata e forte,

Piena d'amore e di cortese lode,
E solo in lealtà far si diletta.
È nella sua Senetta,

Prudente e giusta, e larghezza se n'ode,

E'n sè medesma gode

D'udire e ragionar dell' altrui prode.

Poi nella quarta Parte della vita
A Dio si rimarita,

Contemplando la fine che l'aspetta,
E benedice li tempi passati.

Vedete omai, quanti son gl'ingannati !

8.

Contra gli erranti, mia Canzon, n'andrai:
E quando tu sarai

In parte, dove sia la Donna nostra,
Non le tener il tuo mestier coverto;
Tu le puoi dir per certo:

Io vo parlando dell' Amica vostra.

CAPITOLO I.

Amore, secondo la concordevole sentenza delli Savj di lui ragionanti e secondo quello che per isperienza continuamente vedemo, è che congiugne e unisce l'amante colla persona amata. Onde Pittagora dice: << Nell' amistà si fa uno di più. » E perocchè le cose 5 congiunte comunicano naturalmente intra sè le loro qualità, intantochè talvolta è che l'una torna del tutto nella natura dell' altra, incontra che le passioni della persona amata entrano nella persona amante, sì che l'amor dell' una si comunica nell'altra, e così l'odio 10 e 'l desiderio e ogni altra passione. Per che gli amici dell'uno sono dall'altro amati, e li nemici odiati; per che in greco proverbio è detto: « Degli amici esser deono tutte le cose comuni. » Onde io fatto amico di questa Donna, di sopra nella verace sposizione nominata, co- 15 minciai ad amare e a odiare secondo l'amore e l'odio suo. Cominciai dunque ad amare li seguitatori della Verità, e odiare li seguitatori dello errore e della falsità, com' ella face.

Ma perocchè ciascuna cosa per sè è da amare e 20 nulla è da odiare, se non per sopravvenimento di malizia, ragionevole e onesto è, non le cose, ma la malizia delle cose odiare, e procurare da esse di partire. E a ciò, se alcuna persona intende, la mia eccellentissima Donna intende massimamente, a partire, dico, la mali- 25 zia dalle cose, la qual cagione è di odio; perocchè in lei è tutta ragione e in lei è fontalmente l'onestade. Io lei seguitando nell'opera, siccome nella passione, quanto

potea, gli errori della gente abbominava e dispregiava, 30 non per infamia o vituperio degli erranti, ma degli errori; li quali, biasimando, credea fare dispiacere e, dispiaciuti, partire da coloro che per essi eran da me odiati.

Intra li quali errori uno massimamente io ripren35 dea, il quale, perchè non solamente è dannoso e pericoloso a coloro che in esso stanno, ma eziandio agli altri che lui riprendono, parto da loro e danno. Questo è l'errore dell' umana bontà, in quanto in noi è dalla Natura seminata, e che Nobiltade chiamar si dee; chè 40 per mala consuetudine e per poco intelletto era tanto fortificato, che l'opinione quasi di tutti n'era falsificata e della falsa opinione nasceano i falsi giudicj, e de' falsi giudicj nasceano le non giuste reverenze e vilipensioni; per che li buoni erano in villano dispetto 45 tenuti, e li malvagi onorati ed esaltati. La qual cosa era pessima confusione del mondo; siccome veder può chi mira sottilmente quello che di ciò può seguitare. E, conciofossecosachè questa mia Donna un poco li suoi dolci sembianti trasmutasse a me, massimamente in 50 quelle parti ove io mirava e cercava se la prima Materia degli Elementi era da Dio intesa, un poco da frequentare lo suo aspetto mi sostenni. Per la qual cosa quasi nella sua assenza dimorando entrai a riguardar col pensiero il difetto umano intorno al detto errore. E 55 per fuggire oziosità, che massimamente di questa Donna è nemica, e per istinguere questo errore che tanti amici le toglie, proposi di gridare alla gente che per mal cammino andavano, acciocchè per diritto calle si dirizzassono; e cominciai una Canzone, nel cui prin

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