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5 nella seconda si tratta di quella secondo la vera opinione; nella terza si volge il parlare alla Canzone, ad alcuno adornamento di ciò che detto è. La seconda parte comincia: Dico ch' ogni virtù principalmente. La terza comincia: Contra gli erranti, mia Canzon, n'an10 drai. E appresso queste parti generali, altre divisioni fare si convengono a bene prendere l'intelletto, che mostrare s'intende. Però nullo si maravigli se per molte divisioni si procede; conciossia cosa che grande e alta opera sia per le mani al presente e dagli Autori 15 poco cercata, che lungo convenga essere lo Trattato e sottile, nel quale per me ora s'entra, ad istrigare lo Testo perfettamente, secondo la sentenza, ch'esso porta.

Dico adunque ch' ancor questa prima parte si divide in due chè nella prima si pongono le opinioni 20 altrui; nella seconda si riprovano quelle; e comincia questa seconda parte: Chi difinisce: Uom è legno animato.

Ancora la prima parte, che rimane, sì ha due membri: il primo è la definizione dell' opinione dello Impe25 radore; il secondo è la variazione dell' opinione della gente volgare, ch'è d'ogni ragione ignuda; e comincia questo secondo membro: Ed altri fu di più lieve sapere. Dico adunque: Tale imperò, cioè tale usò l'ufficio imperiale. Dov'è da sapere che Federigo di Soave, 30 ultimo Imperadore e Re de' Romani (ultimo, dico, per rispetto al tempo presente, non ostante che Ridolfo e Adolfo e Alberto poi eletti sieno appresso la sua morte e de' suoi discendenti), domandato che fosse Gentilezza, rispose: < Ch' era antica ricchezza, e be' costumi. » E dico 35 che altri fu di più lieve sapere, chè pensando e rivol

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gendo questa definizione in ogni parte, levò via l'ultima particola, cioè i belli costumi, e tennesi alla prima, cioè all' antica ricchezza; e secondochè 'l Testo par dubitare, forse per non avere i belli costumi, non volendo perdere il nome di Gentilezza, difinio quella secondo che 40 per lui facea, cioè possessione d' antica ricchezza. E dico che questa opinione è quasi di tutti, dicendo che dietro da costui vanno tutti coloro che fanno altrui gentile per essere di progenie lungamente stata ricca; conciossiacosachè quasi tutti così latrano.

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Queste due opinioni (avvegnachè l'una, come detto è, del tutto sia da non curare) due gravissime ragioni pare che abbiano in ajuto. La prima è ciò che dice il Filosofo, che cioè « quello che pare alli più, impossibile è del tutto esser falso; » la seconda è l'eccellentissima 50 Autoritade della opinione della Imperiale Maestà. E perchè meglio si veggia poi la virtù della Verità, che ogni Autorità convince, ragionare intendo quanto l'una e l'altra di queste ragioni è ajutatrice e possente. E perocchè della imperiale Autorità sapere non si può se non 55 si trovano le sue radici, di quelle per intenzione in Capitolo speziale è da trattare.

CAPITOLO IV.

Lo fondamento radicale della imperiale Maestà, secondo il vero, è la necessità della umana Civiltà, che a uno fine è ordinata, cioè a vita felice; alla quale

nullo per sè è sufficiente a venire senza l'ajuto d'altrui; 5 conciossiacosachè l'uomo abbisogna di molte cose, alle quali uno solo satisfare non può. E però dice il Filosofo, che « l'Uomo naturalmente è compagnevole animale. » E siccome un uomo a sua sufficienza richiede compagnia domestica di Famiglia; così una Casa a 10 sua sufficienza richiede una Vicinanza, altrimenti molti difetti sosterrebbe, che sarebbono impedimento di felicità. E perocchè una Vicinanza non può a sè in tutto satisfare, conviene a satisfacimento di quella essere la Città. Ancora la Città richiede alle sue arti e alla sua 15 difensione avere vicenda e fratellanza colle circonvicine Cittadi, e però fu fatto il Regno. Onde conciossiacosachè l'animo umano in terminata possessione di terra non si quieti, ma sempre desideri terra acquistare, siccome per esperienza vedemo, discordie e guerre 20 conviene surgere tra Regno e Regno. Le quali sono tribulazioni delle Cittadi; e per le Cittadi, delle Vicinanze; e per le Vicinanze, delle Case; e per le Case, dell'Uomo; e così s'impedisce la Felicità. Il perchè, a queste guerre e alle loro cagioni tòrre via, conviene di 25 necessità tutta la Terra, e quanto all' umana generazione a possedere è dato, esser a Monarchia, cioè uno solo Principato e uno Principe avere, il quale, tutto possedendo e più desiderare non possendo, li Re tenga contenti nelli termini delli Regni, sicchè pace intra loro 30 sia, nella quale si posino le Cittadi, e in questa posa le Vicinanze s' amino, in questo amore le Case prendano ogni loro bisogno, il quale preso, l'uomo viva felicemente; ch'è quello per che l'uomo è nato. E a queste ragioni si possono riducere le parole del Filo

sofo, ch'egli nella Politica dice, che « quando più cose 35 a uno fine sono ordinate, una di quelle conviene essere regolante, ovvero reggente, e tutte l'altre rette e regolate. Siccome vedemo in una nave, che diversi ufficj e diversi fini di quella a uno solo fine sono ordinati, cioè a prendere lo desiderato porto per salute- 40 vole via: dove, siccome ciascuno ufficiale ordina la propria operazione nel proprio fine, così è Uno che tutti questi fini considera, e ordina quelli nell'ultimo di tutti: e questi è il Nocchiere, alla cui voce tutti ubbidire deono. E questo vedemo nelle Religioni e negli Eserciti, in 45 tutte quelle cose che sono, com'è detto, a fine ordinate. Per che manifestamente veder si può, che a perfezione dell' universale Religione della umana spezie conviene essere uno quasi Nocchiere, che considerando le diverse condizioni del mondo, e li diversi e neces- 50 sarj ufficj ordinando, abbia del tutto universale e irrepugnabile ufficio di comandare. E questo ufficio è per eccellenza Imperio chiamato, senza nulla addizione ; perocchè esso è di tutti gli altri comandamenti Comandamento. E così chi a questo ufficio è posto, è chia- 55 mato Imperadore; perocchè di tutti i comandatori egl' è Comandatore; e quello che egli dice, a tutti è legge,

e per

tutti dee essere ubbidito, e ogni altro comandamento da quello di Costui prende vigore e autorità. E così si manifesta la imperiale Maestà e Autorità essere 60 altissima nell' umana Compagnia.

Veramente potrebbe alcuno cavillare, dicendo che, tuttochè al mondo ufficio d' Imperio si richiegga, non fa ciò l'Autorità del Romano Principe ragionevolmente somma, la quale s'intese di mostrare; perocchè la 65

Il Convito.

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Romana potenza con per ragione nè per decreto di convento universale fu acquistata. ma per forza, che alla ragione pare essere contraria. A ciò si può levemente rispondere, che la elezione di questo sommɔ Uf70 ficiale convenia primieramente procedere da quel Consiglio che per tutti provvede. cioè do: altrimenti sarebbe stata la elezione per tutti non eguale; conciossiacosachè anzi l' Ufficiale predetto nullo a ben di tutti intendea. E perocchè più dolce natura in signoreggiando 75 e più forte in sostenendo e più sottile in acquistando ne fu nè fia, che quella della gente Latina (siccome per isperienza si può vedere) e massimamente quella del Popolo santo, nel quale l'alto sangue Trojano era mischiato, Iddio quello elesse a quello Ufficio. Pe80 rocchè, conciossiacosachè a quello ottenere non senza grandissima virtù venire si potesse e a quello usare grandissima e umanissima benignità si richiedesse, questo era quello Popolo che a ciò più era disposto. Onde non da forza fu principalmente preso per la Romana só gente, ma da divina Provvidenza ch'è sopra ogni ragione. E inciò s'accorda Virgilio nel primo dell'Eneida, quando dice, in persona di Dio parlando: < A costoro » (cioè alli Romani) nè termine di cose nè di tempo ‣ pongo: a loro ho dato imperio senza fine. » La forza 90 dunque non fu cagione movente, siccome credea chi cavillava, ma fu cagione strumentale, siccome sono i colpi del martello cagione del coltello, e l'anima del fabbro è cagione efficiente e movente; e così non forza, ma ragione, e ancora divina, è stata principio del Romano 95 Imperio. E che ciò sia, per due apertissime ragioni ve

der si può, le quali mostrano quella Città essere impe

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