Sayfadaki görseller
PDF
ePub

molti tanto vilmente ostinati, che non possono credere 105 che nè per loro nè per altrui si possano le cose sapere:

e questi cotali mai per loro non cercano, nè ragionano mai; quello, che altri dice, non curano. E contro a costoro Aristotile parla nel primo dell' Etica, dicendo quelli essere insufficienti uditori della morale Filoso110 » fia. » Costoro sempre, come bestie, in grossezza vivono, d'ogni dottrina disperati. La terza è da levitade di natura causata; chè sono molti di sì lieve fantasia, che in tutte le loro ragioni trasvolano, e, anzi che sillogizzino, hanno conchiuso, e di quella conclusione 115 vanno trasvolando nell' altra, e pare loro sottilissimamente argomentare, e non si muovono da niuno Principio, e nulla cosa veramente veggiono vera nella loro immaginazione. E di costoro dice il Filosofo, che non è da curare nè d'avere con essi faccenda, dicendo nel primo 120 della Fisica, che « contro a quello che niega li Principj » disputare non si conviene. » E di questi cotali sono molti idioti, che non saprebbono l' Abbiccì, e vorrebbono disputare in Geometria, in Astrologia, e in Fisica.

125

E secondo malizia, ovvero difetto di corpo, può essere la Mente non sana, quando per difetto d'alcuno principio dalla nativitade, siccome mentecatti: quando per l'alterazione del cerebro, siccome sono frenetici. E di questa infermitade della Mente intende la Legge, 130 quando lo Inforziato dice: « In colui che fa testamento,

» di quel tempo, nel quale il testamento fa, sanitade di » mente, non di corpo, è addomandata. » Per che a quelli intelletti che per malizia di animo o di corpo infermi non sono, ma liberi e spediti e sani alla luce della

Verità, dico essere manifesto la opinione della gente, 135 che detto è, esser vana, cioè senza valore.

Appresso soggiugne, che io così li giudico falsi e vani, e così li riprovo: e ciò si fa quando si dice: E io così per falsi li riprovo. E appresso dico che è da venire alla Verità mostrare: e dico che mostrare intendo, cioè 140 che cosa è Gentilezza, e come si può conoscere l' Uomo, in cui essa è; e ciò dico quivi: E dicer voglio omai, siccom' io sento.

CAPITOLO XVI.

<< Lo Rege si letificherà in Dio, e saranno lodati › tutti quelli che giurano in Lui, perocchè serrata è la > bocca di coloro che parlano inique cose. » Queste parole posso io qui veramente preporre; perocchè ciascuno vero Rege dee massimamente amare la Verità. 5 Onde è scritto nel libro di Sapienza: « Amate il lume > di Sapienza, Voi, che siete dinanzi alli popoli; » e il lume di Sapienza è essa Verità. Dico adunque che però si rallegrerà ogni Rege, che riprovata è la falsissima e dannosissima opinione de' malvagi ed ingannatori uomi- 10 ni, che di Nobiltà hanno infino a ora iniquamente parlato.

Conviensi procedere al trattato della Verità, secondo la divisione fatta di sopra nel terzo Capitolo del presente Trattato. Questa seconda parte adunque, che comincia: Dico ch' ogni virtù principalmente, intende di 15 trattare d'essa Nobiltà secondo la Verità; e partesi questa parte in due: chè nella prima s'intende mostrare

Il Convito.

30

che è questa Nobiltà; e nella seconda come conoscere si può colui dov' ella è: e comincia questa parte seconda: 20 L'anima, cui adorna esta bontate.

La prima parte ha due parti ancora: chè nella prima si cercano certe cose che sono mestieri a vedere la difinizione di Nobiltà; nella seconda si cerca la sua difinizione: e comincia questa seconda parte: È Genti25 lezza dovunque è virtute.

A perfettamente entrare per lo Trattato è prima da vedere due cose. L'una, che per questo vocabolo Nobiltà s'intende, solo semplicemente considerato; l' altra è, per che via sia da camminare a cercare la pre30 nominata difinizione. Dico adunque che, se volemo riguardo avere alla comune consuetudine di parlare, per questo vocabolo Nobiltà s'intende perfezione di propria natura in ciascuna cosa. Onde non pur dell' Uomo è predicata, ma eziandio di tutte cose; chè 35 l'Uomo chiama nobile pietra, nobile pianta, nobile cavallo, nobile falcone e qualunque cosa in sua natura si vede essere perfetta. E però dice Salomone nell' Ecclesiaste: « Beata la terra, lo cui Re è nobile; » che non è altro a dire, se non « lo cui Re è perfetto, secondo la 40 perfezione dell' anima e del corpo; » e così manifesta per quello che dice dinanzi, quando dice: « Guai a te, » Terra, lo cui Re è pargolo, » cioè non perfetto uomo: chè non è pargolo uomo pur per etade, ma per costumi disordinati e per difetto di vita, siccome n' ammaestra 45 il Filosofo nel primo dell' Etica. Ben sono alquanti folli

che credono, che per questo vocabolo Nobile s'intenda essere da molti nominato e conosciuto; e dicono che vien da un verbo che sta per conoscere, cioè nosco: e

questo è falsissimo. Chè, se ciò fosse, quelle cose che più fossero nominate e conosciute in loro genere, più 50 sarebbono in loro genere nobili: e così la Guglia di San Pietro sarebbe la più nobile pietra, del mondo; e Asdente, il calzolajo di Parma, sarebbe più nobile che alcuno suo cittadino, e Albuino della Scala sarebbe più nobile che Guido da Castello di Reggio; che ciascuna 55 di queste cose è falsissima. E però è falsissimo che Nobile vegna da conoscere, ma vien da non vile. Questa perfezione intende il Filosofo nel settimo della Fisica, quando dice: « Ciascuna cosa è massimamente per» fetta, quando tocca e aggiugne la sua virtù propria: 60 » chè allora è massimamente perfetta, secondo sua › natura. Onde allora lo circolo si può dicere perfetto, » quando veramente è circolo, cioè quando aggiugne la > sua propria virtù; chè allora è in tutta sua natura; » e allora si può dire nobile circolo. » E questo è quando 65 in esso è un punto, il quale egualmente sia distante dalla circonferenza. Sua virtù perde quello circolo che ha figura d'uovo, e non è nobile, nè quello che ha figura di presso che piena Luna, perocchè non è in quello sua natura perfetta. E così manifestamente ve- 70 der si può che generalmente questo vocabolo, cioè Nobiltà, dice in tutte cose perfezione di loro natura: e questo è quello che primamente si cerca, per meglio entrare nel Trattato della parte che sporre s'intende. Secondamente è da vedere com'è da camminare a 75 trovare la difinizione dell' umana Nobiltade, alla quale intende il presente processo. Dico adunque che, conciossiacosachè in quelle cose che sono d' una spezie, siccome sono tutti gli uomini, non si può per li principj

80 essenziali la loro ottima perfezione difinire, conviensi quella difinire e conoscere per li loro effetti; e però si legge nel Vangelo di san Matteo, quando dice Cristo: << Guardatevi da' falsi profeti; alli frutti loro conosce» rete quelli. » E per lo cammino diritto questa difi85 nizione che cercando si va, è da vedere per li frutti,

che sono Virtù morali e intellettuali, delle quali essa nostra Nobiltade è seme, siccome nella sua difinizione sarà pienamente manifesto. E queste sono quelle due cose che vedere si convenia, prima che ad altre si pro90 cedesse, siccome in questo Capitolo di sopra si dice.

CAPITOLO XVII.

Appresso che vedute sono quelle due cose che parevano utili a vedere prima che sopra il Testo si procedesse, ad esso sporre è da procedere: e comincia adunque: Dico ch' ogni virtù principalmente Vien da una 5 radice: Virtude intendo, che fa l'uom felice In sua operazione; e soggiugne: Quest' è (secondochè l'Etica dice) Un abito eligente; ponendo tutta la difinizione della morale Virtù, secondo che nel secondo dell' Etica è per lo Filosofo difinito. In che due cose principalmente s'intende: 10 l'una è, che ogni virtù vegna da uno Principio; l'altra

si è, che queste ogni virtù sieno le Virtù morali, di cui si parla e ciò si manifesta quando dice: Quest' è, secondochè l' Etica dice. Dov'è da sapere che proprjssimi nostri frutti sono le morali Virtù; perocchè da ogni canto 15 sono in nostra podestà, e queste diversamente da di

« ÖncekiDevam »