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60 mo che 'l corpo, o altra cosa: il quale animo naturalmente più che altra cosa dee amare. Dunque se la Mente si diletta sempre nell'uso della cosa amata, ch' è frutto d'amore, in quella cosa, che massimamente è amata, è l'uso massimamente dilettoso. L'uso 65 del nostro animo è massimamente dilettoso a noi, e quello ch'è massimamente dilettoso a noi, quello è nostra Felicità e nostra Beatitudine, oltre la quale nullo diletto è maggiore, nè nullo altro pare, siccome veder si può, chi ben riguarda la precedente ragione.

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E non dicesse alcuno, che ogni appetito sia d' animo; chè qui s'intende d'animo solamente quello che spetta alla parte razionale, cioè la Volontà e lo Intelletto. Sicchè s'e' volesse chiamare d'animo l'appetito sensitivo, qui non ha luogo l'istanza, nè può avere; chè 75 nullo dubita che l' appetito razionale non sia più nobile che 'l sensuale, e però più amabile; e così è questo, di che ora si parla.

Veramente l'uso del nostro animo è doppio, cioè pratico e speculativo (pratico è tanto, quanto operativo), so l'uno e l'altro dilettosissimo; avvegnachè quello del contemplare sia più, siccome di sopra è narrato. Quello pratico si è operare per noi virtuosamente, cioè onestamente, con Prudenza, con Temperanza, con Fortezza e con Giustizia; quello speculativo si è, non operare per 85 noi, ma considerare l'opere di Dio e della Natura. E questo uso e quell' altro è nostra Beatitudine e somma Felicità, siccome veder si può. La quale è la dolcezza del soprannotato Seme, siccome omai manifestamente appare, alla quale molte volte cotal Seme non perviene 90 per mal essere coltivato, e per esser disviata la sua

pullulazione. Similmente può essere, per via d'insetazione e coltura, che, là dove questo seme dal principio non cade, si possa insetare nel suo processo, sì che perviene a questo frutto. Ed è un modo quasi d'insetare l'altrui natura sopra diversa radice. E però nullo è che 95 possa essere scusato; che se di sua naturale radice l'Uomo non ha questa Sementa, bene la può avere per via d' insetazione. Così fossero tanti quelli di fatto che s' insetassero, quanti sono quelli che dalla buona radice si lasciano disviare.

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Veramente di questi Usi l'uno è più pieno di Beatitudine che l' altro; siccome è lo Speculativo, il quale senza mistura alcuna è uso della nostra nobilissima parte, e lo quale per lo radicale amore, che detto è, massimamente è amabile, siccom' è lo Intelletto. E que- 105 sta parte in questa vita perfettamente lo suo uso (il quale è vedere Iddio, ch'è sommo Intelligibile) avere non può, se non in quanto l' Intelletto considera lui e mira lui per li suoi effetti. E che noi domandiamo questa Beatitudine per somma, e non l'altra (cioè quella 110 della vita attiva), n' ammaestra lo Evangelio di Marco, se bene quello volemo guardare. Dice Marco che Maria Maddalena, e Maria Jacobi, e Maria Salome andarono per trovare il Salvatore al monimento, e quello non trovarono, ma trovarono un giovane vestito di 115 bianco, che disse loro: « Voi domandate il Salvatore, » e io vi dico che non è qui: e però non abbiate te› menza; ma ite e dite alli Discepoli suoi e a Pietro, >che Ello li precederà in Galilea; e quivi Lo vedrete, >> siccome vi disse. » Per queste tre Donne si possono 120 intendere le tre Sètte della vita attiva, cioè gli Epicurei,

gli Stoici e li Peripatetici, che vanno al monimento, cioè al mondo presente, ch'è ricettacolo di corruttibili cose, e domandano il Salvatore, cioè la Beatitudine, e non Lo 125 trovano; ma uno Giovane trovano in bianchi vestimenti, il quale, secondo la testimonianza di Matteo ed anco degli altri, era Angelo di Dio. E però Matteo disse: << L'Angelo di Dio discese dal Cielo, e vegnendo volse › la pietra e sedea sopr' essa, e 'l suo aspetto era come 130» folgore, e le sue vestimenta erano come neve. »

Questo Angelo è questa nostra Nobiltà che da Dio viene, come detto è, che nella nostra ragione parla, e dice a ciascuna di queste Sètte, cioè a qualunque va cercando la Beatitudine nella Vita attiva, che non è qui; 135 ma vada, e dicalo alli Discepoli e a Pietro, cioè a coloro che 'l vanno cercando, e a coloro che sono sviati, siccome Pietro che l' avea negato, che in Galilea li precederà; cioè che la Beatitudine precederà loro in Galilea, cioè nella Speculazione. Galilea è tanto a dire quanto bian140 chezza, e bianchezza è un colore pieno di luce corporale, più che nullo altro; e così la Contemplazione è più piena di luce spirituale, che altra cosa che quaggiù sia. E dice: « E' precederà ; » e non dice: « E sarà con voi,» a dare ad intendere che alla nostra Contemplazione Dio sem145 pre precede; nè mai Lui giugnere potemo qui, il quale è

nostra Beatitudine somma. E dice: « Quivi lo vedrete, siccome E' disse ; » cioè, quivi avrete della sua dolcezza, cioè della Felicitade, siccome a voi è promesso qui; cioè, siccome stabilito è che voi aver possiate. E così appare 150 che la nostra Beatitudine, ch'è questa Felicità, di cui si parla, prima trovare potemo imperfetta nella vita Attiva, cioè nelle operazioni delle morali Virtù, e poi quasi

perfetta nella vita Contemplativa, cioè nelle operazioni delle Intellettuali. Le quali due operazioni sono vie spedite e dirittissime a menare alla somma Beatitudine, la 155 quale qui non si puote avere, come appare per quello che detto è.

CAPITOLO XXIII.

Poichè dimostrata è sufficientemente e intera la difinizione di Nobiltà, e quella per le sue parti, come possibile è stato, è dichiarata, sicchè veder si puote omai che è lo nobile Uomo; da procedere pare alla parte del Testo che comincia: L'anima, cui adorna 5 esta Bontate; nella quale si mostrano i segni, per li quali conoscere si può il nobile Uomo, che detto è. E dividesi questa parte in due: nella prima s' afferma che questa Nobiltà luce e risplende per tutta la vita del Nobile manifestamente; nella seconda si mostra speci- 10 ficatamente nelli suoi splendori; e comincia questa seconda parta: Ubbidiente, soave e vergognosa.

Intorno dalla prima parte è da sapere, che questo Seme divino, di cui parlato è di sopra, nella nostra Anima incontanente germoglia, ramificando per cia- 15 scuna potenza dell'Anima, secondo la esigenza di quelle. Germoglia adunque nel nobile Uomo, e per la Vegetativa, per la Sensitiva e per la Razionale disbrancasi, dirizzando quelle virtù tutte alle loro perfezioni, e in quelle sostenendosi sempre infino al punto che con quella 20 parte della nostra Anima, che mai non muore, all' al

tissimo e gloriosissimo Seminante, al Cielo ritorna. E questo dice (il Testo) per quella prima, che detta è.

Poi quando dice: Ubbidiente, soave e vergognosa, ec., 25 mostra quello per che potemo conoscere l' Uomo nobile alli segni apparenti, che sono di questa Bontate divina operazione. E partesi questa parte in quattro, secondochè per quattro etadi diversamente adopera, siccome per l' Adolescenza, per la Gioventute, per la 30 Senettute, e per lo Senio; e comincia la seconda parte: In Giovinezza temperata e forte; la terza comincia: È nella sua Senetta; la quarta comincia: Poi nella quarta Parte della vita.

E questa è la sentenza di questa parte in gene35 rale. Intorno alla quale si vuole sapere che ciascuno

effetto, in quanto effetto è, riceve la similitudine della sua Cagione, quanto è più possibile di ricevere. Onde, conciossiacosachè la nostra vita, siccome detto è, e ancora d'ogni vivente quaggiù, sia causata dal Cielo; 40 e 'l Cielo a tutti questi cotali effetti, non per cerchio compiuto, ma per parte di quello a loro si scopra così, che conviene che 'l suo movimento șia sopra essi come uno arco; quasi tutte le Vite terrene (e dico terrene, sì degli uomini, come degli altri viventi), montando 45 e discendendo, convengono essere quasi ad immagine d'arco assimigliate. Tornando dunque alla nostra sola, della quale al presente s' intende, sì dico, ch' ella procede ad immagine di questo Arco, montando e discendendo.

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Ed è da sapere che questo Arco di su sarebbe eguale, se la materia della nostra seminale complessione non impedisse la regola dell' umana Natura. Ma

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