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perocchè l' umido radicale è meno e più e di migliore qualitade, e più ha da durare in uno che in altro effetto. Il quale (umido) essendo nutrimento del calore, che è no- 55 stra vita, avviene che l'Arco della vita d' un uomo è di minore e di maggior tesa che quello dell' altro. Benchè per alcuna morte violenta, ovvero per accidentale, il termine affrettato ne sia, solamente quella, che naturale è chiamata dal Vulgo, è quello termine, del quale si 60 dice per lo Salmista: « Ponesti termine, il quale pas» sare non si può. » E perocchè il Maestro della nostra vita Aristotile s'accorse di questo Arco, di che ora si dice, parve volere che la nostra Vita non fosse altro, che uno salire e uno scendere; però dice in quello, dove 65 tratta di Giovinezza e di Vecchiezza, che Giovinezza non è altro, se non accrescimento di quella. Là dove sia il punto sommo di questo Arco, per quella disugguaglianza che detta è di sopra, è forte da sapere; ma nelli più io credo fra il Trentesimo e 'l Quarantesimo anno. E io credo 70 che nelli perfettamente naturati esso ne sia nel Trentacinquesimo anno. E movemi questa ragione, che ottimamente naturato fue il nostro Salvatore Cristo, il quale volle morire nel Trentaquattresimo anno della sua etade; chè non era convenevole la Divinità stare così in 75 discensione. Nè da credere è ch' Egli non volesse dimorare in questa nostra Vita sin al sommo, poichè stato c'era nel basso stato della puerizia. E ciò ne manifesta l'ora del giorno della sua morte, chè volle quella consomigliare colla Vita sua; onde dice Luca, che era quasi ora so sesta quando morio, che è a dire lo colmo del dì. Onde si può comprendere per quella, che quasi al trentacinquesimo anno Cristo era, cioè al colmo della sua età.

Veramente questo Arco non pur per moto si di85 stingue nelle Scritture; ma secondo li quattro combinatori delle contrarie qualitadi che sono nella nostra complessione, alle quali pare essere appropriata (dico a ciascuna) una parte della nostra Vita, che in quattro parti si divide, e chiamansi le quattro etadi. La prima è Adole90 scenza, che s' appropria al caldo e all'umido; la seconda si è Gioventute, che s' appropria al caldo e al secco; la terza si è Senettute, che s' appropria al freddo e al secco; la quarta si è Senio, che s' appropria al freddo e all' umido, secondochè nel quarto delle Meteore scrive 95 Alberto.

E queste parti si fanno simigliantemente nell' anno, dividendosi in Primavera, in Estate, in Autunno e in Inverno. E nel dì ciò è infino alla Terza, e poi fino alla

Nona, lasciando la Sesta nel mezzo di queste parti, 100 per la ragione che si discerne, e poi fino al Vespro e

dal Vespro innanzi. E però li Gentili diceano che il Carro del Sole avea quattro cavalli: lo primo chiamavano Eoo, lo secondo Piroi, lo terzo Eton, lo quarto Flegon, secondochè scrive Ovidio nel secondo di Meta105 morfoseos intorno alle parti del giorno. E brievemente è da sapere che, siccome detto è di sopra nel sesto Capitolo del terzo Trattato, la Chiesa usa nella distinzione del di le Ore temporali, che sono in ciascuno di dodici, o grandi o piccole, secondo la quantità del Sole; 110 e perocchè la Sesta ora, cioè il mezzodi, è la più nobile

di tutto il dì e la più virtuosa, li suoi Uffici appressa quivi d'ogni parte, cioè di prima e di poi quanto puote. E però l'Ufficio della prima parte del dì, cioè la Terza, si dice in fine di quella; e quello della terza

parte e della quarta si dice nelli principj. E però si 115 dice mezza Terza, prima che suoni per quella parte; e mezza nona, poichè per quella parte è suonato; e così mezzo Vespro. E però sappia ciascuno, che la diritta Nona sempre dee sonare nel cominciamento della settima ora del dì: e questo basti alla presente digres- 120 sione.

CAPITOLO XXIV.

Ritornando al proposito, dico che la umana Vita si parte per quattro etadi. La prima si chiama Adolescenza, cioè accrescimento di vita: la seconda si chiama Gioventute, cioè età che può giovare, che è perfezione dare; e così s'intende perfetta, chè nullo può dare se non quello ch'egli ha; la terza si chiama Senettute; la quarta si chiama Senio, siccome di sopra è detto.

Della prima nullo dubita, ma ciascuno Savio s'accorda, ch'ella dura infino al venticinquesimo anno: e perocchè infino a quel tempo l'Anima nostra intende 10 al crescere e allo abbellire del corpo, onde molte e grandi trasmutazioni sono nella persona, non puote perfettamente la razional parte discernere. Per che la Ragione vuole, che dinanzi a quella età l'Uomo non possa certe cose fare senza curatore di perfetta età. 15 Della seconda, la quale veramente è colmo della nostra Vita, diversamente è preso il tempo da molti. Ma lasciando ciò che ne scrivono i Filosofi e li Medici, e tornando alla ragione propria, dico che nelli più, nelli

20 quali prendere si può e dee ogni naturale giudicio, quella età è venti anni. E la ragione che ciò mi dà, si è che, se'l colmo del nostro Arco è nelli trentacinque, tanto quanto questa età ha di salita, tanto dee avere di scesa e quella salita e quella scesa è quasi lo tendere 25 dell' Arco, nel quale poco di flessione si discerne. Avemo dunque che la Gioventute nel Quarantacinquesimo anno si compie.

E siccome l'Adolescenza è sin a' venticinque anni, che procede montando alla Gioventute; così il discen30 dere, cioè la Senettute, è altrettanto tempo che succede alla Gioventute; e così si termina la Senettute nel settantesimo anno.

Ma perocchè l' Adolescenza non comincia dal principio della vita, pigliandola per lo modo che detto è, 35 ma presso a dieci anni dopo quello, e perocchè la nostra Vita si studia di salire e allo scendere raffrena, perocchè 'l caldo naturale è menomato e puote poco, e l'umido è ingrossato non per quantità, ma per qualità, sicch'è meno vaporabile e consumabile, avviene che 40 oltre la Senettute rimane della nostra Vita forse in quan

tità di dieci anni, o poco più o poco meno. E questo tempo si chiama Senio. Onde avemo di Platone, del quale ottimamente si può dire che fosse naturato, e per la sua perfezione e per la fisonomia che di lui prese 45 Socrate, quando prima lo vide, che esso vivette ottan tuno anno, secondochè testimonia Tullio in quello di Senettute. E io credo che, se Cristo non fosse stato crucifisso, e fosse vivuto lo spazio che la sua Vita potea secondo natura trapassare, egli sarebbe all' ottantuno 50 anno di mortale corpo in eternale trasmutato.

Veramente, come di sopra è detto, queste Etadi possono essere più lunghe e più corte, secondo la complessione nostra e la composizione; ma come ch'elle sieno, questa proporzione, come detto è, in tutti mi pare da osservare, cioè di fare l'Etadi in quelli cotali più 55 lunghe e meno, secondo la integrità di tutto il tempo. della natural vita. Per queste tutte Etadi questa Nobiltà, di cui si parla, diversamente mostra li suoi effetti nell'Anima nobilitata: e questo è quello che questa parte, sopra la quale al presente si scrive, intende di mo- 60 strare. Dov'è da sapere che la nostra buona e diritta Natura ragionevolmente procede in noi, siccome vedemo procedere la natura delle piante in quelle, e però altri costumi e altri portamenti sono ragionevoli ad una Età più che ad altre, nelli quali l' Anima nobilitata ordi- 65 natamente procede per una semplice via, usando li suoi atti nelli loro tempi e di qualitadi, siccome all' ultimo suo Frutto sono ordinati. E Tullio in ciò s'accorda in quello di Senettute. E lasciando stare il figurato, che di questo diverso processo dell' Etadi tiene Virgilio nella Eneida; 70 e lasciando stare quello che Egidio Eremita ne dice nella prima parte dello Reggimento de' Principi; e lasciando stare quello che ne tocca Tullio in quello degli Ufficj; e seguendo solo quello che la ragione per sè può vedere, dico che questa prima Età è porta e via, per la 75 quale s'entra nella nostra buona Vita. A questa entrata conviene aver di necessità certe cose, le quali la buona Natura, che non vien meno nelle cose necessarie, ne dà; siccome vedemo che dà alla vite le foglie per difensione del frutto, e i vignuoli, colli quali difende e lega so la sua imbecillità, sicchè sostiene il peso del suo frutto.

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