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» simo studio di vedere li nostri Padri, ch' io amai, e » non pur quelli ch'io stesso conobbi, ma eziandio » quelli, di cui udii parlare. » Rendesi dunque a Dio la nobile Anima in questa Età, e attende la fine di questa Vita con molto desiderio, e uscire le pare dell' Albergo e ritornare nella propria Magione; uscire le pare di 40 cammino e tornare in Città; uscire le pare di Mare e tornare a Porto. Oh miseri e vili che colle vele alte correte a questo Porto: e laddove dovreste riposare, per lo impeto del vento rompete, e perdete voi medesimi là ove tanto camminato avete! Certo il cava- 45 liere Lancilotto non volle entrare colle vele alte, nè il nobilissimo nostro Latino Guido Montefeltrano. Bene questi Nobili calaron le vele delle mondane operazioni, chè nella loro lunga Età a religione si rendêro, ogni. mondano diletto e opera diponendo. E non si puote al- 50 cuno scusare per legame di matrimonio, che in lunga età il tenga; chè non torna a Religione pur quegli che a san Benedetto e a sant' Agostino e a san Francesco e a san Domenico si fa d'abito e di vita simile, ma eziandio a buona e vera Religione si può tornare in ma- 55 trimonio stando, chè Iddio non vuole religioso di noi se non il cuore. E però dice san Paolo alli Romani: << Non quegli ch'è manifestamente Giudeo, nè quella, >> ch'è manifesta in carne, è Circoncisione; ma quegli » che in nascoso è Giudeo: e la Circoncisione del cuore 60 > in ispirito, non in lettera, è Circoncisione. La loda >> della quale non è dagli uomini, ma da Dio. »

E benedice anche la nobile Anima in questa Età li tempi passati, e bene li può benedire; perocchè per quelli rivolvendo la sua memoria, essa si rimembra 65

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delle sue diritte operazioni; senza le quali al Porto, ove s' appressa, venire non si potea con tanta ricchezza, nè con tanto guadagno. E fa come il buono mercatante, che, quando viene presso al suo Porto, esamina il suo 70 procaccio, e dice: se io non fossi per cotale cammino passato, questo tesoro non averei io, e non averei di ch'io godessi nella Città mia, alla quale io m' appresso; e però benedice la via che ha fatta.

E che queste due cose convengano a questa Età, 75 cel figura quello grande poeta Lucano nel secondo. della sua Farsaglia, quando dice che Marzia tornò a Catone, e richiese lui e pregollo che la dovesse riprendere nell' Età quarta. Per la quale Marzia s'intende la nobile Anima; e potemo così ritrarre la Figura a Verità. 80. Marzia fu Vergine, e in quello stato significa l'Adolescenza; poi Moglie a Catone, e in quello stato significa la Gioventute: fece allora figli, li quali significano le virtù che di sopra si dicono convenire alli giovani; e partissi da Catone e maritossi ad Ortensio, per che significa 85 che si partì la Gioventute, e venne la Senettute. Fece figli anche di questo, per che si significano le virtù che sopra si dicono convenire alla Senettute. Morì Ortensio; per che si significa il termine della Senettute: e Marzia, vedova fatta (per lo quale vedovaggio si significa 90 lo Senio), tornò dal principio del suo vedovaggio a Ca

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tone; per che si significa la nobile Anima dal principio del Senio tornare a Dio. E quale uomo terreno più degno fu di significare Iddio, che Catone? Certo nullo.

E che dice Marzia a Catone? « Mentre che in me fu 95 » il sangue (cioè la Gioventute), mentre che in me fu la » maternale virtute (cioè la Senettute, che ben è madre

» dell' altre virtudi, siccome di sopra è mostrato), io, » dice Marzia, feci e compiei tutti li tuoi comandamenti, » cioè a dire, che l' Anima stette ferma alle civili operazioni; e dice: « E tolsi due mariti, » cioè a due etadi frut- 100 tifera sono stata. < Ora, dice Marzia, che 'l mio ventre » è lasso, e ch' io son per li parti vôta, a Te mi ritorno, » non essendo più da dare ad altro Sposo; » cioè a dire, che la nobile Anima conoscendosi non avere più ventre da frutto, e li suoi membri sentendo esser a debile stato 105 venuti, torna a Dio, come a Colui che non ha mestieri delle membra corporali. E dice Marzia : « Dammi li » patti degli antichi letti, dammi lo nome solo del mari> taggio; » ch'è a dire, che la nobile Anima dice a Dio: dammi, Signor mio, omai lo riposo. Dice Marzia: 110 « Dammi almeno, ch' io in questa tanta vita sia chia› mata tua; e due ragioni mi muovono a dire questo: » l' una si è, che dopo me si dica ch' io sia morta mo» glie di Catone; l'altra si è, che dopo me si dica che Tu › non mi scacciasti, ma di buon animo mi maritasti. » 115 Per queste due ragioni si muove la nobile Anima, e vuole partire d'esta vita Sposa di Dio, e vuol mostrare che graziosa fosse a Dio la sua creazione. Oh sventurati e malnati, che innanzi volete partirvi d'esta Vita sotto il titolo d' Ortensio, che di Catone! Nel nome di 120 cui è bello terminare ciò che delli segni della Nobiltà ragionare si convegna, perocchè in Lui essa Nobiltà tutti li dimostra per tutte Etadi.

CAPITOLO XXIX.

Poichè mostrato è il Testo e quelli segni, li quali per ciascuna Etade appajono nel nobile Uomo, e per li quali conoscere si può, e senza li quali essere non può, come 'l Sole senza luce e 'l fuoco senza caldo; grida 5 il Testo alla gente all' ultimo di ciò che di Nobiltà è trattato, e dice: O voi, che udito m'avete, vedete quanti sono coloro che sono ingannati! cioè coloro che, per essere di famose e antiche generazioni e per essere discesi di Padri eccellenti, credono essere nobili, Nobiltà 10 non avendo in loro. E qui surgono due quistioni, alle quali nella fine di questo Trattato è bello intendere.

Potrebbe dire ser Manfredi da Vico, che ora Pretore si chiama e Prefetto: « Come ch' io mi sia, io reduco » a memoria e rappresento li miei maggiori, che per 15 » loro Nobiltà meritarono l'ufficio della Prefettura, e >> meritarono di porre mano al coronamento dell' Imperio, meritarono di ricevere la Rosa dal romano >> Pastore; onore deggio ricevere e reverenza dalla gen> te. » E questa è l' una quistione.

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L'altra è, che potrebbe dire quegli di san Nazzaro di Pavia, e quegli delli Piscicelli di Napoli: se la Nobiltà è quello che detto è, cioè Seme divino nella umana Anima graziosamente posto, e le progenie, ovvero schiatte, non hanno Anima, siccom' è manifesto, nulla progenie, 25 ovvero schiatta, dicere si potrebbe nobile: e questo è contro all' opinione di coloro, che le nostre progenie dicono essere nobilissime in loro cittadi.

Alla prima quistione risponde Giovenale nell' ottava Satira, quando comincia quasi esclamando: « Che » fanno queste onoranze che rimangono degli antichi, 30 >>se per colui che di quelle si vuole ammantare, male » si vive; se per colui che delli suoi antichi ragiona e » mostra le grandi e mirabili opere, s'intende a misere >> e vili operazioni? Avvegnachè (dice esso Poeta satiro) » chi dirà nobile per la buona generazione quegli che 35 » della buona generazione degno non è? Quello non » è altro, che chiamare lo nano, Atlante. » Poi appresso dice a questo tale : « Da te alla Statua fatta in memoria >> del tuo Antico non v' ha dissimilitudine altra, se non » che la sua testa è di marmo, e la tua vive. » E in 40 questo (con reverenza il dico) mi discordo dal Poeta, chè la Statua di marmo o di legno o di metallo, rimasa per memoria d'alcuno valente uomo, si dissomiglia nello effetto molto dal malvagio discendente. Perocchè la Statua sempre afferma la buona opinione in quelli 45 che hanno udito la buona fama di colui, del quale è la Statua, e negli altri la genera: lo malvagio figlio o nepote fa tutto il contrario; chè l'opinione di coloro che hanno udito il bene delli suoi maggiori, fa più debile; chè dice alcuno in suo pensiero : non può essere che delli 50 maggiori di questo sia tanto quanto si dice, poichè della loro semenza così fatta pianta si vede. Per che non onore, ma disonore, ricevere dee quegli che alli buoni mala testimonianza porta. E però dice Tullio, che «'l » figliuolo del valente uomo dee procurare di rendere 55 >> al padre buona testimonianza. » Onde, al mio giudicio, così come chi uno valente uomo infama è degno d'essere fuggito dalla gente e non ascoltato; così

Il Convito.

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