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VIII.

Egli è nello infra due (194) pur troppo stato,
E non sa se si dorme, o se s'è desto,
O s' egli è sciolto, o s' egli è pur legato;
Deh fa un colpo, Dama, e sie pel resto:
Hai tu piacer di tenerlo impiccato?
O tu l'affoga, o tu taglia il capresto;
Non più per Dio, questa ciriegia imbocca,
O tu stendi omai l'arco, o tu lo scocca.
IX.

Tu lo pasci di frasche, e di parole,

Di risi, e cenni, di vesciche, e vento, (195)
E di che gli vuoi bene, e che ti duole
Di non poterlo far, Dama, contento;
Ogni cosa è possibile a chi vuole,
Purchè 'l fuoco lavori un poco drento;
Non più pratiche, omai facciasi l'opra,
Prima che affatto questo amor si scopra!

X.

Ch' egli ha deliberato, e posto in sodo, (196)
Se gli dovesse esser cavato il core

Di cercare ogni via, ogni arte, e modo,
Per corre i frutti un dì di tanto amore;
Scior gli conviene, o tagliar questo nodo,
Pur sempre intende salvarti l'onore ;
Ma e' convien, Dáma, che anco tu aguzzi
Per venire ad effetto, i tuoi ferruzzi. (197)

XI.

E se tu pur restassi per paura

Di non perder la tua perfetta fama,
Usa qui l'arte, e poi molto ben cura,

Che ingegno, o che cervello ha quel che t'ama,
S'egli è discreto, non istar più dura,
Che più si scopre, quanto più si brama;
Cerca de' modi, trova qualche mezzo,
E' non tener troppo il cavallo al rezzo.
XII.

Se tu guardassi a parole di frati,
Io direi, Dama, che tu fossi sciocca,
E' sanno ben riprendere i peccati,
Ma non s'accorda il resto colla bocca,
E tutti siam d'una pece macchiati; (198)
Io ho contato pur, zara a chi tocca (199)
Poi quel proverbio del Diavolo è vero,
Che non è come si dipinge nero. (200)
XIII.

E non ti diè tanta bellezza Iddio,
Perchè la tenga sempre ascosa in seno,
Ma perchè ne contenti, al parer mio,
Il servo tuo di fede, e d'amor pieno ;
Non creder tu che sia peccato rio,
Per esser d'altri, uscire un po' del freno,
Che se ne dai a lui quanto è bastanza,
Non si vnol gittar via quel che t'avanza.

XIV.

Egli è pur meglio, e più a Dio accetto
Far qualche bene al povero affamato,
Che ha presentato nel divin cospetto,
Cento per un ti sia remunerato;

Datti tre volte della man nel petto,
E di tua colpa, di questo peccato;

E' non vuol troppo, e' basta che ragruzzoli, (201) Sotto la mensa tua di que' minuzzoli.

XV.

E però, Donna, rompi un tratto il ghiaccio, (202)
Assaggia anche tu il frutto dell' amore;
Quando l'amante tuo ti avrà poi in braccio

D'aver tanto indugiato arai dolore.

Questi mariti non ne sanno straccio, (203)
Perchè non hanno sì infiammato il core:
Cosa desiderata assai più giova,

E se nol credi, fanne pur

XVI.

la prova.

Questo mio ragionare è un Vangelo, (204)
Io t'ho contato apertamente tutto;
So che nell' uovo tu conosci il pelo, (205)
E sapranne ben trarre il ver construtto;
E s' io arò punto di favor dal Cielo
Forse ne nascerà qualche buon frutto,
Fatti con Dio, che 'l troppo dire offende:
Chi è savia, e discreta, presto intende.

RISPETTI SPICCIOLATI (206)

I.

mi sento passare infin nell'ossa
Ogni accento, ogni nota, ogni parola,
E par che d'altro nascer non mi possa,
Ch' ogni piacer questo piacer m' imvola
E crederei, s'io fossi entro la fossa,
Risuscitare al suon di vostra gola,
Crederei, quand' i' fusssi nello inferno,
Sentendo voi, volar nel regno eterno.

II.

Voi vedete ch' io guardo questa e quella,
E forse ancor n'avete un po' di sdegno,
Ma non possa io veder, mai Sole o stella,
S'io non ho tutte l'altre donne a sdegno.
Voi sola agl'occhi miei parete bella,
Piena di grazia, e piena d'alto ingegno,
Abbiatene di questo mille carte; (207)

Ma, per coprire il

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III.

lo vi debbo parere un nuovo pesce (208)
Talvolta, Donna, e forse ne ridete,
Ma chi non fa così nulla riesce,
E mille esperienze ne vedete :
A me d'esser gufato non incresce,
Purchè la pania poi tenga, o la rete, -
E per vedervi sol ridere un tratto,
Sarei contento esser tenuto matto.

IV.

Non son però sì cieco ch' io non vegga,
Che voi mettete tutti i vostri ingegni
Per far che dell' amor vostro m'avvegga,
E fatene ad ognora cento segni,
Tanto che colla fronte par si legga:
Ma voi sapete ch' io n' ho mille pegni:
Dunque operate discrezione e senno
In ogni vostra guatatura, e cenno.

V.

Or credi tu ch' 'i sempre durar possa
A tante villanie, e tanto strazio?

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pur

deliberato hai nella fosssa

Di tua man sotterrarmi in poco spazio?
Vuomi tu mangiar crudo infin' all'ossa
Per far de' miei tormenti il tuo cor sazio?
Vuoi tu berti il mio sangue per le vene?
Vivi tu d'altro che delle mie pene?

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