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sofo, ch'egli nella Politica dice, che « quando più cose 35 a uno fine sono ordinate, una di quelle conviene essere regolante, ovvero reggente, e tutte l' altre rette e regolate. Siccome vedemo in una nave, che diversi ufficj e diversi fini di quella a uno solo fine sono ordinati, cioè a prendere lo desiderato porto per salute- 40 vole via: dove, siccome ciascuno ufficiale ordina la propria operazione nel proprio fine, così è Uno che tutti questi fini considera, e ordina quelli nell'ultimo di tutti: e questi è il Nocchiere, alla cui voce tutti ubbidire deono. E questo vedemo nelle Religioni e negli Eserciti, in 45 tutte quelle cose che sono, com'è detto, a fine ordinate. Per che manifestamente veder si può, che a perfezione dell' universale Religione della umana spezie conviene essere uno quasi Nocchiere, che considerando le diverse condizioni del mondo, e li diversi e neces- 50 sarj ufficj ordinando, abbia del tutto universale e irrepugnabile ufficio di comandare. E questo ufficio è per eccellenza Imperio chiamato, senza nulla addizione; perocchè esso è di tutti gli altri comandamenti Comandamento. E così chi a questo ufficio è posto, è chia- 55 mato Imperadore; perocchè di tutti i comandatori egl' è Comandatore; e quello che egli dice, a tutti è legge, e per tutti dee essere ubbidito, e ogni altro comandamento da quello di Costui prende vigore e autorità. E così si manifesta la imperiale Maestà e Autorità essere 60 altissima nell' umana Compagnia.

Veramente potrebbe alcuno cavillare, dicendo che, tuttochè al mondo ufficio d' Imperio si richiegga, non fa ciò l'Autorità del Romano Principe ragionevolmente somma, la quale s'intese di mostrare; perocchè la 65

Il Convito.

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Romana potenza non per ragione nè per decreto di convento universale fu acquistata, ma per forza, che alla ragione pare essere contraria. A ciò si può lievemente rispondere, che la elezione di questo sommo Uf70 ficiale convenìa primieramente procedere da quel Consiglio che per tutti provvede, cioè Iddio; altrimenti sarebbe stata la elezione per tutti non eguale; conciossiacosachè anzi l' Ufficiale predetto nullo a ben di tutti intendea. E perocchè più dolce natura in signoreggiando 75 e più forte in sostenendo e più sottile in acquistando nè fu nè fia, che quella della gente Latina (siccome per isperienza si può vedere) e massimamente quella del Popolo santo, nel quale l'alto sangue Trojano era mischiato, Iddio quello elesse a quello Ufficio. Pe80 rocchè, conciossiaçosachè a quello ottenere non senza grandissima virtù venire si potesse e a quello usare grandissima e umanissima benignità si richiedesse, questo era quello Popolo che a ciò più era disposto. Onde non da forza fu principalmente preso per la Romana 85 gente, ma da divina Provvidenza ch'è sopra ogni ragione. E in ciò s'accorda Virgilio nel primo dell'Eneida, quando dice, in persona di Dio parlando: « A costoro » (cioè alli Romani) nè termine di cose nè di tempo » pongo a loro ho dato imperio senza fine. » La forza 90 dunque non fu cagione movente, siccome credea chi cavillava, ma fu cagione strumentale, siccome sono i colpi del martello cagione del coltello, e l'anima del fabbro è cagione efficiente e movente; e così non forza, ma ragione, e ancora divina, è stata principio del Romano 95 Imperio. E che ciò sia, per due apertissime ragioni ve

der si può, le quali mostrano quella Città essere impe

radrice, e da Dio avere spezial nascimento, e da Dio avere spezial processo. Ma perocchè in questo Capitolo senza troppa lunghezza ciò trattare non si potrebbe, e li lunghi capitoli sono nemici della memoria, farò an- 100 cora digressione d'altro Capitolo per le toccate ragioni mostrare, che non fieno senza utilità e diletto grande.

CAPITOLO V.

Non è maraviglia se la divina Provvidenza, che del tutto l'angelico e l'umano accorgimento soperchia, occultamente a noi molte volte procede; conciossiacosachè spesse volte le umane operazioni alli uomini medesimi ascondono la loro intenzione. Ma da maravi- 5 gliare è forte, quando la esecuzione dello eterno Consiglio tanto manifesto procede, che la nostra ragione lo discerne. E però io nel cominciamento di questo Capitolo posso parlare colla bocca di Salomone, che in persona della Sapienza dice nelli suoi Proverbj: « Udite, 10 » perocchè di gran cose io debbo parlare. >>

Volendo la smisurabile Bontà divina l'umana creatura a sè riconformare, che per lo peccato della prevaricazione del primo Uomo da Dio era partita e disformata, eletto fu in quell'altissimo e congiuntissimo Concistoro 15 divino della Trinità, che 'l Figliuolo di Dio in terra discendesse a fare questa concordia. E perocchè nella sua venula nel mondo, non solamente il Cielo, ma la Terra conveniva essere in ottima disposizione; e la ottima

20 disposizione della Terra sia quand' ella è a Monarchia, cioè tutta a uno Principe, come detto è di sopra; ordinato fu per lo divino Provvedimento quello Popolo e quella Città che ciò dovea compiere, cioè la gloriosa Roma. E perocchè l' Albergo, dove il celestiale Re 25 entrare dovea, convenia essere mondissimo e purissimo, ordinata fu una Progenie santissima, della quale dopo molti meriti nascesse una Femmina ottima di tutte l'altre, la quale fosse Camera del Figliuolo di Dio: e questa progenie fu quella di David, della quale 30 nacque la Baldezza e l'Onore dell' umana generazione, cioè Maria. E però è scritto in Isaia : « Nascerà una verga » della Radice di Jesse, e 'l fiore della sua Radice sa> lirà; e Jesse fu padre del sopraddetto David. E tutto questo fu in uno temporale che David nacque e 35 nacque Roma, che cioè Enea venne di Troja in Italia, che fu origine della nobilissima Città romana, siccome testimoniano le scritture. Per che assai è manifesta la divina elezione del Romano Imperio per lo nascimento della santa Città, che fu contemporaneo alla Radice 40 della Progenie di Maria. E incidentemente è da toccare che, poichè esso Cielo cominciò a girare, in migliore disposizione non fu, che allora quando di Lassù discese Colui che l'ha fatto e che 'l governa; siccome ancora per virtù di loro arti li Matematici possono ri45 trovare. Nè 'l mondo non fu mai nè sarà sì perfettamente disposto, come allora che alla voce d'un solo Principe del Roman Popolo e Comandatore fu ordinato, siccome testimonia Luca Evangelista. E però pace universale era per tutto, che mai più non fu nè fia: chè 50 la nave della umana Compagnia dirittamente per dolce

cammino a debito porto correa. Oh ineffabile e incomprensibile Sapienza di Dio, che a un'ora per la tua venuta in Siria e qua in Italia tanto dinanzi suso ti preparasti! Ed oh istoltissime e vilissime bestiuole che a guisa d' uomini pascete, che presumete contro a no- 55 stra Fede parlare; e volete sapere, filando e zappando, ciò che Iddio con tanta provvidenza ha ordinato! Maledetti siate voi e la vostra presunzione e chi a voi crede.

E come detto è di sopra nella fine del precedente Capitolo, non solamente speziale nascimento, ma spe- 60 ziale processo ebbe da Dio; chè brievemente da Romolo cominciando, che fu di quella primo Padre, infino alla sua perfettissima etade, cioè al tempo del predetto suo Imperadore, non pur per umane, ma per divine operazioni andò il suo processo. Chè, se consideriamo 65 li sette regi che prima la governarono, Romolo, Numa, Tullo, Anco Marcio, Servio Tullio e li re Tarquinj che furono quasi balj e tutori della sua puerizia, noi trovare potremo per le scritture delle romane Storie, massimamente per Tito Livio, coloro essere stati di diverse 70 nature, secondo la opportunità del procedente tratto di tempo. Se noi consideriamo poi la maggiore adolescenza, poichè dalla reale tutoria fu emancipata da Bruto primo Consolo, insino a Cesare primo Principe sommo, noi troveremo lei esaltata, non con umani cittadini, ma 75 con divini; nelli quali non amore umano, ma divino era spirato in amare lei. E ciò non potea nè dovea essere se non per ispeziale fine da Dio inteso in tanta celestiale infusione. E chi dirà che fosse senza divina spirazione, Fabrizio quasi infinita moltitudine d'oro rifiu- 80 tare, per non volere abbandonare sua patria? Curio,

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