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Veramente Aristotile, che da Stagira ebbe soprannome, e Senocrate Calcidonio suo compagno, per l' ingegno quasi divino, che la Natura in Aristotile messo avea, questo Fine conoscendo per lo modo socratico 100 quasi ed accademico, affermâro, e a perfezione la Filosofia morale ridussero, e massimamente Aristotile. E perocchè Aristotile cominciò a disputare andando qua e là, chiamati furono (lui, dico, e li suoi compagni) Peripatetici, che tanto vale quanto Deambulatori. E perocchè 105 la perfezione di questa Moralità per Aristotile terminata fu, lo nome delli Accademici si spense; e tutti quelli che a questa setla s'appresero, Peripatetici sono chiamati; e tiene questa gente oggi il reggimento del mondo in dottrina per tutte parti, e puotesi appellare quasi 110 cattolica opinione. Per che vedere si può, Aristotile essere Additatore e Conducitore della gente a questo segno. E questo mostrare si volea.

Per che, tutto ricogliendo, è manifesto il principale intento, cioè che l'Autorità del Filosofo, che qui si 115 difende, sia somma e piena di tutto vigore. E non repugna alla Autorità Imperiale: ma questa senza quella è pericolosa; e quella senza questa è quasi debile, non per sè, ma per la disordinanza della gente: sicchè l'una coll' altra congiunta, utilissime e pienissime sono d'ogni 120 vigore. E però si scrive in quello di Sapienza: « Amate » il lume della Sapienza, voi tutti che siete dinanzi > a' popoli; cioè a dire: Congiungasi la filosofica Autorità colla imperiale a bene e perfettamente reggere. Oh miseri, che al presente reggete! e oh miserissimi, 125 che rêtti siete! chè nulla filosofica Autorità si congiugne colli vostri reggimenti, nè per proprio studio nè per con

siglio; sicchè a tutti si può dire quella parola dello Ecclesiaste: «Guai a te, Terra, lo cui Re è fanciullo, e li 130» cui Principi da mane mangiano; » e a nulla Terra si può dire quello che séguita : « Beata la Terra, lo cui » Re è nobile, e li cui Principi cibano in suo tempo a >> bisogno e non a lussuria. » Ponetevi mente, nemici di Dio, a' fianchi, voi che le verghe de' reggimenti d'Ita135 lia prese avete. E dico a voi, Carlo e Federigo regi, e

a voi altri Principi e tiranni; e guardate chi a lato vi siede per consiglio; e annumerate quante volte il dì questo Fine della umana vita per li vostri consiglieri v'è additato. Meglio sarebbe voi, come rondine, volare 140 basso, che, come nibbio, altissime rote fare sopra cose vilissime.

CAPITOLO VII.

Poich'è veduto quanto è da reverire l'Autorità Imperiale e la Filosofica, che pajono ajutare le preposte opinioni, è da ritornare al diritto calle dello inteso processo. Dico adunque che questa ultima opinione del 5 Volgo è tanto durata, che senza altro rispetto, senza inquisizione d' alcuna ragione, gentile è chiamato ciascuno che figliuolo sia o nipote d'alcuno valente uomo, tuttochè esso sia da niente. E questo è quello che dice: Ed è tanto durata La così falsa opinion tra nui, Che 10 l'uom chiama colui Uomo gentil, che può dicere: i' fui Nipote o figlio di cotal valente, Benchè sia da niente. Per

che è da notare che pericolosissima negligenza è a lasciare la mala opinione prendere piede; chè così come l'erba multiplica nel campo non cultivato, e sormonta e cuopre la spiga del formento, sicchè, disparte ag- 15 guardando, il formento non pare, e perdesi in tutto finalmente; così la mala opinione nella mente non gastigața nè corretta cresce e multiplica, sicchè la spiga della ragione, cioè la vera opinione, si nasconde e quasi sepulta si perde. Oh come è grande la mia impresa in 20 questa Canzone, a volere omai così trafoglioso campo sarchiare, com'è quello della comune sentenza, sì lungamente da questa cultura abbandonata! Certo non del tutto questo mondare intendo, ma solo in quelle parti, dove le spighe della ragione non sono del tutto 25 sorprese, cioè coloro dirizzare intendo, ne' quali alcuno lumetto di ragione, per buona loro natura, vive ancora; chè degli altri tanto è da curare, quanto di bruti animali; perocchè non minore maraviglia mi sembra, reducere a ragione colui, nel quale è del tutto spenta, 30 che reducere in vita colui che quattro dì è stato nel sepolcro.

Poichè la mala condizione di questa popolare opinione è narrata, subitamente, quasi come cosa orribile, quella percuoto fuori di tutto l'ordine della reprova- 35 zione, dicendo: Ma vilissimo sembra, a chi 'l ver guata, a dare a intendere la sua intollerabile malizia, dicendo costoro mentire massimamente. Perocchè non solamente colui è vile, cioè non gentile, che disceso di buoni è malvagio, ma eziandio è vilissimo: e pongo esemplo 40 del cammino mostrato. Dove a ciò mostrare far mi conviene una quistione, e rispondere a quella in que

sto modo. Una pianura è, con stretti sentieri; ma poi con siepi, con fossati, con pietre, con legname, con 45 tutti quasi impedimenti, fuori delli suoi stretti sentieri. E nevato è sì, che tutto cuopre la neve e rende una figura in ogni parte, sicchè d'alcuno sentiero vestigio non si vede. Viene alcuno dall' una parte della campagna, e vuole andare a una magione ch'è dall' altra 50 parte, e per sua industria, cioè per accorgimento e per bontà d'ingegno, solo da sè guidato, per lo diritto cammino si va là dove intende, lasciando le vestigie de' suoi passi dietro da sè. Viene un altro appresso costui, e vuole a questa magione andare, e non gli è 55 mestiere se non seguire le vestigie lasciate, e per suo difetto il cammino, che altri senza scorta ha saputo tenere, questo scôrto erra, e tortisce per li pruni e per le ruine, ed alla parte dove dee non va. Quale di costoro si dee dicere valente? Rispondo: quello che andò 60 dinanzi. Quest'altro come si chiamerà? Rispondo: vilissimo. Perchè non si chiama non valente, cioè vile? Rispondo: perchè non valente, cioè vile, sarebbe da chiamare colui che, non avendo alcuna scorta, non fosse bene camminato ; ma perocchè questi l'ebbe, lo suo 65 errore e 'l suo difetto non può salire; e però è da dire non vile, ma vilissimo. E così quelli che dal padre o da alcuno suo maggiore di schiatta è nobilitato, e non persevera in quella, non solamente è vile, ma vilissimo, e degno d'ogni dispetto e vituperio più che altro vil70 lano. E perchè l'uomo da questa infima viltà si guardi, comanda Salomone a colui che valente anticessore ha avuto, nel vigesimo secondo Capitolo de' Proverbj: << Non trapasserai i termini antichi, che posero li padri

» tuoi; » e dinanzi dice, nel quarto Capitolo del detto Libro: « La via de' giusti, cioè de' valenti, quasi luce 75 » splendiente procede, e quella delli malvagi è oscura, » ed essi non sanno dove rovinano. » Ultimamente, quando si dice: E tocca a tal, ch'è morto, e va per terra, a maggiore detrimento dico questo cotal vilissimo essere morto, parendo vivo. Dov'è da sapere che ve- 80 ramente morto il malvagio uomo dire si può, e massimamente quegli che dalla via del buono suo antecessore si parte. E ciò si può così mostrare: Siccome dice Aristotile, nel secondo dell' Anima, vivere è l'essere delli viventi; e perciocchè vivere è per molti modi 85 (siccome nelle piante vegetare, negli animali vegetare e sentire, negli uomini vegetare, sentire, e ragionare ovvero intendere), e le cose si deono denominare dalla più nobile parte, manifesto è, che vivere negli animali è sentire, animali, dico, bruti, vivere nell'uomo è ragione 90 usare. Dunque se vivere è l'essere dell' uomo, e così da quello uso partire è partire da essere, e così è essere morto. E non si parte dall'uso della ragione chi non ragiona il Fine della sua vita? E non si parte dall' uso della ragione chi non ragiona il cammino che far dee? 95 Certo, si parte. E ciò si manifesta massimamente in colui che ha le vestigie innanzi, e non le mira; e però dice Salomone nel quinto Capitolo dei Proverbj: « Que» gli morrà che non ebbe disciplina, e nella molti» tudine della sua stoltizia sarà ingannato; » cioè a 100 dire: Colui è morto, che non segue il Maestro; e vilissimo è quello. Potrebbe alcuno dire: come è morto e va? Rispondo, che è morto uomo, ed è rimaso bestia. Chè, siccome dice il Filosofo nel secondo dell' Anima,

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