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mato; prima dice non vero, cioè falso, in quanto dice legno, e poi parla non intero, cioè con difetto, in quanto 30 dice animato, non dicendo razionale, che è differenza, per la quale l'uomo dalla bestia si parte. Poi dico, che per questo modo fu erroneo in difinire Quegli che tenne Impero, non dicendo Imperadore, ma Quegli che tenne Impero, a mostrare, come detto è di sopra, quella cosa 35 determinare essere fuori d'imperiale Ufficio. Però dico similmente lui errare, chè pose della Nobiltà falso suggetto, cioè antica ricchezza, e poi procedette a difettiva forma, ovvero differenza, cioè belli costumi, che non comprendono ogni formalità di Nobiltà, ma molto pic40 cola parte, siccome di sotto si mostrerà. E non è da

lasciare, tuttochè il Testo si taccia, che messere lo Imperadore in questa parte non errò pur nelle parti della difinizione, ma eziandio nel modo del difinire (avvegnachè, secondo la fama che di lui grida, egli 45 fosse Loico e Cherico grande), chè la difinizione della Nobiltà più degnamente si faccia dagli effetti che dai principj; conciossiacosachè essa paja avere ragione di principio, che non si può notificare per cose prime, ma per posteriori. Poi quando dico: Chè le divizie, siccome 50 si crede, mostro com' elle non possono causare Nobiltà, perchè sono vili: e mostro quelle non poterla tòrre, perchè sono disgiunte molto da Nobiltà. E provo quelle essere vili per uno loro massimo e manifestissimo difetto: e questo fo, quando dico: Chè sieno vili appare, ec. 55 Ultimamente conchiudo, per virtù di quello che è detto di sopra, l'animo diritto non mutarsi per loro trasmutazione; e così provo, quelle essere da Nobiltà disgiunte, per non seguire l'effetto della congiunzione. Ove è da

sapere che, siccome vuole lo Filosofo, tutte le cose che fanno alcuna cosa, conviene essere prima quella per- 60 fettamente. Onde dice nel settimo della Metafisica: « Quando una cosa si genera da un' altra, generasi di » quella, essendo in quello essere. » Ancora è da sapere che ogni cosa che si corrompe, sì si corrompe, precedente alcuna alterazione; e ogni cosa ch'è alte- 65 rata, conviene essere congiunta coll' alterazione; siccome vuole il Filosofo nel settimo della Fisica e nel primo di Generazione. Queste cose preposte, così procedo e dico, che le divizie, come altri credea, non possono dare Nobiltà: e, a mostrare maggiore diversità 70 avere con quella, dico che non la possono tòrre a chi l'ha. Dare non la possono; conciossiacosachè naturalmente siano vili, e per la viltà sieno contrarie a Nobiltà. E qui s'intende viltà per degenerazione, la quale alla. Nobiltà s' oppone: conciossiacosachè l' uno contra- 75 rio non sia fattore dell' altro, nè possa essere per la prenarrata cagione. La quale brievemente s'aggiugne al Testo, dicendo: Poi chi pinge figura, Se non può esser lei, non la può porre. Onde nullo dipintore potrebbe porre alcuna figura, se intenzionalmente non si facesse 80 prima tale, quale la figura essere dee. Ancora tòrre non la possono; perocchè da lungi sono di Nobiltà: e per la ragione prenarrata, che ciò, che altera o corrompe alcuna cosa, convegna essere congiunto con quella; e però soggiugne: Nè la diritta torre Fa piegar 85 rivo, che da lungi corre; che non vuole altro dire, se non rispondere a ciò che detto è dinanzi, che le divizie non possono tòrre Nobiltà, dicendo quella essere torre diritta, e le divizie, fiume da lungi corrente.

CAPITOLO XI.

Resta omai solamente a provare come le divizie sono vili, e come disgiunte e lontane sono da Nobiltà; e ciò si prova in due particulette del Testo, alle quali conviene al presente intendere. E poi, quelle sposte, 5 sarà manifesto ciò che detto ho, cioè le divizie essere vili e lontane da Nobiltà: e per questo saranno le ragioni di sopra contra le divizie perfettamente provate.

Dico adunque: Che sieno vili appare ed imperfette. Ed a manifestare ciò che dire s'intende, è da sapere 10 che la viltà di ciascuna cosa dalla imperfezione di quella si prende, e così la nobiltà dalla perfezione, onde quanto la cosa è perfetta, tanto è in sua natura nobile; quanto imperfetta, tanto vile. E però se le divizie sono imperfette, manifesto è che sieno vili. E ch' elle sieno 15 imperfette, brievemente prova il Testo, quando dice: Chè quantunque collette, Non posson quietar, ma dan più cura. In che non solamente la loro imperfezione è manifesta, ma la loro condizione essere imperfettissima, e però essere quelle vilissime. E ciò testimonia Lucano, 20 quando dice, a quelle parlando: «Senza contenzione » perîro le leggi: e voi, ricchezze, vilissima parte delle » cose, moveste battaglia. » Puotesi brievemente la loro imperfezione in tre cose vedere apertamente: prima, nello indiscreto loro avvenimento; secondamente, nel 25 pericoloso loro accrescimento; terzamente, nella dannosa loro possessione. E prima ch' io ciò dimostri, è da di

chiarare un dubbio che pare consurgere: chè, conciossiacosachè l'oro e le margherite perfettamente forma e atto abbiano in loro essere, non par vero dire che sieno imperfette. E però si vuole sapere che, quanto è per 50 esse, in loro considerate, cose perfette sono, e non sono ricchezze, ma oro e margherite; ma in quanto sono ordinate alla possessione dell' uomo, sono ricchezze, e per questo modo sono piene d' imperfezione; chè non è inconveniente una cosa, secondo diversi rispetti, 35 essere perfetta ed imperfetta.

Dico che la loro imperfezione primamente si può notare nella indiscrezione del loro avvenimento, nel quale nulla distributiva giustizia risplende, ma tutta iniquità quasi sempre; la quale iniquità è proprio effetto d'im- 40 perfezione. Che se si considerano li modi, per li quali esse vengono, tutte si possono in tre maniere ricogliere: chè, o vengono da pura fortuna, siccome quando senza intenzione o speranza vengono per invenzione alcuna non pensata; o vengono da fortuna ch'è da 45 ragione ajutata, siccome per testamenti o per mutua successione; o vengono da fortuna ajutatrice di ragione, siccome quando per licito o per inlicito procaccio: licito dico, quando per arte o per mercatanzia o per servigio meritate; inlicito dico, quando o per furto o per rapina. 50 E in ciascuno di questi tre modi si vede quella iniquità che io dico: chè più volte alli malvagi, che alli buoni, le celate ricchezze, che si ritrovano, si rappresentano: e questo è sì manifesto, che non ha mestieri di prova. Veramente io vidi lo luogo, nelle coste d'un monte in 55 Toscana, che si chiama Falterona, dove il più vile villano di tutta la contrada, zappando, più d'uno stajo di

Santélene d'argento finissimo vi trovò, che forse più di

mille anni l'avevano aspettato. E per vedere questa 60 iniquità, disse Aristotile che « quanto più l'uomo sog

>> giace allo intelletto, tanto meno soggiace alla fortuna. » E dico che più volte alli malvagi, che alli buoni, pervengono li retaggi legati e caduti; e di ciò non voglio recare innanzi alcuna testimonianza; ma ciascuno volga 65 gli occhi per la sua Vicinanza, e vedrà quello che io mi taccio per non abbominare alcuno. Così fosse piaciuto a Dio, che quello che domandò il Provenzale fosse stato, che « chi non è reda della bontà, perdesse il retaggio » dell'avere. » E dico che più volte alli malvagi, che alli 70 buoni, pervengono appunto li procacci; chè li non liciti a'buoni mai non pervengono, perocchè li rifiutano: e qual buono Uomo mai per forza o per fraude procaccerà? Impossibile sarebbe ciò; chè solo per la elezione della inlicita impresa più buono non sarebbe. E li liciti 75 rade volte pervengono alli buoni; perchè, conciossiacosachè molta sollecitudine quivi si richiegga, e la sollecitudine del buono sia diritta a maggiori cose, rade volte sufficientemente il buono quivi è sollecito. Per che è manifesto in ciascuno modo quelle ricchezze ini80 quamente avvenire; e però nostro Signore inique le chiamò, quando disse: < Fatevi amici della pecunia » della iniquità, » invitando e confortando gli uomini a liberalità di beneficj, che sono generatori d'amici. E quanto fa bel cambio chi di queste imperfettissime cose 85 dà, per avere e per acquistare cose perfette, siccome li cuori de' valenti uomini! Lo cambio ogni dì si può fare. Certo nuova mercatanzia è questa dell' altre, che credendo comperare un uomo per lo beneficio, mille e

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