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CANZONE QUINTA.

1.

Io sento si d' Amor la gran possanza,
Ch'io non posso durare

Lungamente a soffrire; ond' io mi doglio:
Perocchè il suo valor sempre s'avanza,
E'l mio sento mancare

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Sì, ch'io son meno ognora ch' io non soglio.
Non dico ch' Amor faccia quant' io voglio:
Chè se facesse quanto il voler chiede,
Quella virtù, che Natura mi diede,

Nol sofferia, però ch'ella è finita.

E questo è quello ond' io prendo cordoglio,
Che alla voglia il poder non terrà fede.
Ma se di buon voler nasce mercede,
Io la dimando per aver più vita

A que' begli occhi, il cui dolce splendore
Porta conforto, ovunque io sento amore.

2.

Entrano i raggi di questi occhi belli

Ne' miei innamorati,

E portan dolce, ovunque io sento amaro:

E sanno lo cammin, siccome quelli

Che già vi son passati;

E sanno il loco, dove Amor lasciâro,

Quando per gli occhi miei dentro il menâro.

Per che mercè, volgendosi, a me fanno,
E di Colei cui son procaccian danno
Celandosi da me, che tanto l' amo,

Che sol per lei servir mi tengo caro.

E' miei pensier, che pur d'amor si fanno,
Come a lor segno, al suo servigio vanno:
Per che l' adoperar sì forte bramo,
Che, s'io 'l credessi far fuggendo lei,
Lieve saria; ma so ch'io ne morrei.

3.

Ben è verace amor quel che m'ha preso,
E ben mi stringe forte,

Quand' io farei quel ch' io dico per lui.
Chè nullo amore è di cotanto peso,
Quanto è quel, che la morte

Face piacer, per ben servire altrui:
Ed in cotal voler fermato fui

Sì tosto, come il gran desio ch' io sento
Fu nato per virtù del piacimento,
Ch'è nel bel viso du' ogni ben s' accoglie.
Io son servente: e quando penso a cui,
Qual ch' ella sia, di tutto son contento;
Chè l' Uom può ben servir contra talento:
E se mercè giovinezza mi toglie,
Aspetto tempo che più ragion prenda;
Purchè la vita tanto si difenda.

4.

Quand' io penso un gentil desio, ch'è nato
Del gran desio ch' io porto,

Ch' a ben far tira tutto il mio potere,
Parmi esser di mercede oltra pagato;
Ed anche più ch' a torto

Mi par di servidor nome tenere:
Così dinanzi agli occhi del piacere
Si fa 'l servir mercè d'altrui bontate,
Ma poich' io mi ristringo a veritate,

Convien che tal desio servigio conti;
Perocchè s' io procaccio di valere,
Non penso tanto a mia proprietate,
Quanto a Colei che m'ha in sua podestate;
Chè 'l fo perchè sua cosa in pregio monti:
Ed io son tutto suo; così mi tegno;

Ch' Amor di tanto onor m'ha fatto degno.

5.

Altri ch' Amor non mi potea far tale,
Ch'io fossi degnamente

Cosa di quella che non s'innamora,
Ma stassi come donna, a cui non cale
Dell' amorosa mente,

Che senza lei non può passare un'ora.
Io non la vidi tante volte ancora,

Ch'io non trovassi in lei nuova bellezza;
Onde Amor cresce in me la sua grandezza
Tanto, quanto il piacer nuovo s' aggiugne.
Per ch' egli avvien, che tanto fo dimora
In uno stato, e tanto Amor m'avvezza
Con un martiro e con una dolcezza,
Quanto è quel tempo che spesso mi pugne,
Che dura dacch' io perdo la sua vista
Infino al tempo ch'ella si racquista.

6.

Canzon mia bella, se tu mi somigli,
Tu non sarai sdegnosa

Tanto, quanto alla tua bontà s'avviene:
Ond' io ti prego che tu t'assottigli,
Dolce mia Amorosa,

In prender modo e via, che ti stea bene.
Se Cavalier t'invita, o ti ritiene,
Innanzi che nel suo piacer ti metta,

Spia se far lo puoi della tua sètta;
E se non puoti, tosto l'abbandona,
Chè 'l buon col buon sempre carriera tiene.
Ma egli avvien, che spesso altri si getta
In compagnia che non ha che disdetta
Di mala fama, ch'incontro a lor suona.
Con rei non star nè ad ingegno nè ad arte,
Chè non fu mai saver tener lor parte.

CANZONE SESTA.

1.

Al poco giorno, ed al gran cerchio d'ombra
Son giunto, lasso! ed al bianchir de'colli,
Quando si perde lo color nell'erba.

El mio desio però non cangia il verde;
Si è barbato nella dura pietra,

Che parla e sente come fosse Donna.

2.

Similemente questa nuova Donna

Si sta gelata, come neve all'ombra,
Chè non la muove, se non come pietra,
Il dolce tempo, che riscalda i colli,
E che gli fa tornar di bianco in verde,
Perchè gli copre di fioretti e d'erba.

3.

Quand' ella ha in testa una ghirlanda d'erba, Trae dalla mente nostra ogni altra donna; Perchè si mischia il cespo giallo al verde

Si bel, ch' Amor vi viene a stare all'ombra,
Che m'ha serrato tra piccoli colli

Più forte assai, che la calcina pietra.

4.

Le sue bellezze han più virtù che pietra,
E'l colpo suo non può sanar per erba;
Ch'io son fuggito per piani e per colli,
Per potere scampar da cotal Donna;
E dal suo lume non mi può far ombra
Poggio, nè muro mai, nè fronda verde.

5.

lo l'ho veduta già vestita a verde

Sì fatta, ch'ella avrebbe messo in pietra
L'amor, ch'io porto pure alla sua ombra:
Ond' io l'ho chiesta in un bel prato d'erba,
Innamorata com' anco fa donna,

E chiuso intorno d'altissimi colli.

6.

Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli

Prima che questo legno molle e verde
S' infiammi (come suol far bella donna)
Di me, che mi torrei dormir su pietra
Tutto il mio tempo, e gir pascendo l'erba,
Sol per vedere de' suoi panni l'ombra.

7.

Quandunque i colli fanno più nera ombra,
Sotto il bel verde, la giovane donna
La fa sparir, come pietra sott'erba.

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