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Nè per prender da elle

Nel suo effetto ajuto;

Ma l'uno e l'altro in ciò diletto tragge.
Già non s' induce ad ira per parole,
Ma quelle sole

Ricòle, che son buone, e sue novelle
Tutte quante son belle.

Per sè è car tenuto

E desïato da persone sagge,

Chè dell' altre selvagge

Cotanto lode, quanto biasmo prezza:

Per nessuna grandezza

Monta in orgoglio, ma quando gl'incontra.
Che sua franchezza gli convien mostrare,
Quivi si fa laudare:

Color che vivon fanno tutti contra.

CANZONE DUODECIMA.

1.

La dispietata mente, che pur mira
Di dietro al tempo che se n'è andato,
Dall' un de' lati mi combatte il core;
E'l desio amoroso, che mi tira
Verso 'l dolce Paese c'ho lasciato,
Dall' altra parte è con forza d'amore.
Nè dentro i' sento tanto di valore,
Che possa lungamente far difesa,
Gentil Madonna, se da voi non viene.
Però (se a voi conviene

Ad iscampo di lui mai fare impresa)
Piacciavi di mandar vostra salute,
Che sia conforto della sua virtute.

2.

Piacciavi, Donna mia, non venir meno
A questo punto al cor, che tanto v'ama,
Poi sol da voi lo suo soccorso attende;
Chè buon signor mai non ristrigne 'l freno,
Per soccorrere al servo, quando 'l chiama,
Che non pur lui, ma'l suo onor difende.
E certo la sua doglia più m'incende,
Quand' io mi penso, Donna mia, che vui
Per man d' Amor là entro pinta siete:
Così e voi dovete

Vie maggiormente aver cura di lui;

Chè quel, da cui convien che 'l ben s'appari,
Per l'immagine sua ne tien più cari.

3.

Se dir voleste, dolce mia Speranza,

Di dare indugio a quel ch'io vi dimando,
Sappiate che l'attender più non posso;
Ch' io sono al fine della mia possanza.
E ciò conoscer voi dovete, quando
L'ultima speme a cercar mi son mosso:
Che tutti i carchi sostenere addosso
De' l' Uomo infino al peso ch'è mortale,
Prima che 'l suo maggiore amico provi,
Che non sa, qual sel trovi:

E s'egli avvien che gli risponda male,
Cosa non è che costi tanto cara:
Chè morte n'ha più tosta e più amara.

4.

E voi pur siete quella ch' io più amo,
E che far mi potete maggior dono,

E'n cui la mia speranza più riposa;
Chè sol per voi servir la vita bramo;
E quelle cose, che a voi onor sono,
Dimando e voglio; ogni altra m'è nojosa.
Dar mi potete ciò ch' altri non osa:
Chè 'l sì e 'l no tututto in vostra mano
Ha posto Amore, ond' io grande mi tegno.
La fede ch'io v' assegno

Muove dal vostro portamento umano;
Chè ciascun che vi mira in veritate
Di fuor conosce che dentro è pietate.

5.

Dunque vostra salute omai si muova,
E vegna dentro al cor che lei aspetta,
Gentil Madonna, come avete inteso:
Ma sappia che allo entrar di lui si trova
Serrato forte di quella saetta,

Ch' Amor lanciò lo giorno ch' io fui preso;
Per che lo entrare a tutt' altri è conteso,
Fuor ch'a' messi d' Amor, ch' aprir lo sanno
Per volontà della virtù che 'l serra.

Onde nella mia guerra

La sua venuta mi sarebbe danno,

S'ella venisse senza compagnia

De' messi del signor, che m' ha in balìa.

6.

Canzone, il tuo andar vuol esser corto;
Chè tu sai ben, che picciol tempo omai
Puote aver luogo quel, per che tu vai.

CANZONE TREDICESIMA.

1.

Doglia mi reca nello core ardire

A voler, ch'è di veritade amico:
Però, Donne, s'io dico

Parole quasi contro a tutta gente,
Non ven maravigliate,

Ma conoscete il vil vostro desire:

Chè la Beltà, ch'Amore in voi consente,

A Virtù solamente

Formata fu dal suo decreto antico,

Contra lo qual fallate.

Io dico a voi, che siete innamorate,

Che se Beltate a voi

Fu data, e Virtù a noi,

Ed a costui di due poter un fare,

Voi non dovreste amare,

Ma coprir quanto di beltà v'è dato,

Poichè non è Virtù, ch'era suo segno.

Lasso a che dicer vegno?

Dico, che bel disdegno

Sarebbe in donna di ragion lodato,

Partir da sè Beltà per suo commiato.

2.

Uomo da sè Virtù fatta ha lontana,

Uomo non già, ma bestia ch' uom somiglia.

O Dio, qual maraviglia,

Voler cadere in servo di signore!

Ovver di vita in morte!

Virtute, al suo fattor sempre sottana,

Lui obbedisce, a lui acquista onore,
Donne, tanto ch' Amore

Il Convito.

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La segna d'eccellente sua famiglia
Nella beata Corte.

Lietamente esce dalle belle porte,

Alla sua Donna torna;

Lieta va, e soggiorna:

Lietamente opra suo gran vassallaggio.
Per lo corto viaggio

Conserva, adorna, accresce ciò che trova:
Morte repugna sì, che lei non cura.
O cara ancella e pura,

Colt' hai nel Ciel misura!

Tu sola fai signore; e questo prova,
Che tu se' possession, che sempre giova.

3.

Servo non di signor, ma di vil servo
Si fa, chi da cotal signor si scosta.
Udite quanto costa,

Se ragionate l'uno e l'altro danno,
A chi da lei si svia:

Questo servo signor tanto è protervo,

Che gli occhi, ch'alla mente lume fanno,

Chiusi per lui si stanno,

Sicchè gir ne conviene all' altrui posta,

Ch'adocchia pur follia.

Ma perocchè 'l mio dire util vi sia,
Discenderò del tutto

In parte ed in costrutto

Più lieve, perchè men grave s'intenda;
Chè rado sotto benda

Parola oscura giugne allo 'ntelletto;

Per che parlar con voi si vuole aperto,
E questo vo' per merto,

Per voi, non per me certo,

Ch' aggiate a vil ciascuno ed a dispetto;
Chè simiglianza fa nascer diletto.

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