Nè per prender da elle Nel suo effetto ajuto; Ma l'uno e l'altro in ciò diletto tragge. Ricòle, che son buone, e sue novelle Per sè è car tenuto E desïato da persone sagge, Chè dell' altre selvagge Cotanto lode, quanto biasmo prezza: Per nessuna grandezza Monta in orgoglio, ma quando gl'incontra. Color che vivon fanno tutti contra. CANZONE DUODECIMA. 1. La dispietata mente, che pur mira Ad iscampo di lui mai fare impresa) 2. Piacciavi, Donna mia, non venir meno Vie maggiormente aver cura di lui; Chè quel, da cui convien che 'l ben s'appari, 3. Se dir voleste, dolce mia Speranza, Di dare indugio a quel ch'io vi dimando, E s'egli avvien che gli risponda male, 4. E voi pur siete quella ch' io più amo, E'n cui la mia speranza più riposa; Muove dal vostro portamento umano; 5. Dunque vostra salute omai si muova, Ch' Amor lanciò lo giorno ch' io fui preso; Onde nella mia guerra La sua venuta mi sarebbe danno, S'ella venisse senza compagnia De' messi del signor, che m' ha in balìa. 6. Canzone, il tuo andar vuol esser corto; CANZONE TREDICESIMA. 1. Doglia mi reca nello core ardire A voler, ch'è di veritade amico: Parole quasi contro a tutta gente, Ma conoscete il vil vostro desire: Chè la Beltà, ch'Amore in voi consente, A Virtù solamente Formata fu dal suo decreto antico, Contra lo qual fallate. Io dico a voi, che siete innamorate, Che se Beltate a voi Fu data, e Virtù a noi, Ed a costui di due poter un fare, Voi non dovreste amare, Ma coprir quanto di beltà v'è dato, Poichè non è Virtù, ch'era suo segno. Lasso a che dicer vegno? Dico, che bel disdegno Sarebbe in donna di ragion lodato, Partir da sè Beltà per suo commiato. 2. Uomo da sè Virtù fatta ha lontana, Uomo non già, ma bestia ch' uom somiglia. O Dio, qual maraviglia, Voler cadere in servo di signore! Ovver di vita in morte! Virtute, al suo fattor sempre sottana, Lui obbedisce, a lui acquista onore, Il Convito. 49 769 La segna d'eccellente sua famiglia Lietamente esce dalle belle porte, Alla sua Donna torna; Lieta va, e soggiorna: Lietamente opra suo gran vassallaggio. Conserva, adorna, accresce ciò che trova: Colt' hai nel Ciel misura! Tu sola fai signore; e questo prova, 3. Servo non di signor, ma di vil servo Se ragionate l'uno e l'altro danno, Questo servo signor tanto è protervo, Che gli occhi, ch'alla mente lume fanno, Chiusi per lui si stanno, Sicchè gir ne conviene all' altrui posta, Ch'adocchia pur follia. Ma perocchè 'l mio dire util vi sia, In parte ed in costrutto Più lieve, perchè men grave s'intenda; Parola oscura giugne allo 'ntelletto; Per che parlar con voi si vuole aperto, Per voi, non per me certo, Ch' aggiate a vil ciascuno ed a dispetto; |