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BALLATA.

(Voi, che sapete ragionar d' Amore. Pag. 776.)

Questo, per irrepugnabile avviso del Trivulzio, è quel componimento, dove l' Allighieri, cui la Filosofia erasi mostrata fiera e superba alquanto, la chiamò orgogliosa e dispietata. E per contrario, nella Canzone: « Amor, che nella mente mi ragiona, » egli ce la rappresenta gentile e umile, così attenendosi alla Verità. Ma nell' accennata Ballatetta quella Donna dell' intelletto vien « considerata secondo l'apparenza, discordante dal vero, per infermità dell'Anima, che di troppo desio era passionata: » Conv., III, 9, 10.

Strofa 1. Voi, « Anime, libere dalle misere e vili dilettazioni e dalli volgari costumi, d'ingegno e di memoria dotate » (Conv., II, 16), ed esperte nello studio della Filosofia, udite la mia Ballata inspiratrice di pietà.

St. 2. Tanto questa Donna disdegna (cacciandolo da se) qualunque la mira (ne investighi le dimostrazioni), ch' ei smarrisce, temendo di dover indi sostenere angoscia di sospiri per troppa fatica di studio e lite di dubitazioni. Le quali dal principio delli « sguardi di questa Donna moltiplicatamente surgono, e poi, continuando la sua luce, caggiono, come nebulette mattutine alla faccia del Sole: » Conv., II, 16.

Ma gli occhi di questa Donna portano dentro di sè la dolce figura, Amore, che invita l'Anime gentili (capaci perciò di sentire amore) a chiedere mercede, affidandole che la otterranno.

Si virtuosa è (di tanta virtù) quella dolce figura, che quando si vede, fa che il cuore sospiri d'amore. « Le dimostrazioni della Filosofia, dritte negli occhi dell' intelletto, innamorano l' Anima, libera dalle vili dilettazioni: » Conv., II, 16. Gli occhi di color dov' ella luce Ne mandan messi al cor pien di desiri, Che prendon aere e diventan sospiri: Canz., «Amor, che nella mente mi ragiona. »

St. 3. Par ch' ella dica: lo non sarò umile verso chi mi affissi negli occhi, perchè in quell'atto lo attirerò si del tutto a me, da non lasciargli più rivolgere e distendere i pensieri ad altre cose.

E certo io credo, che così gli guardi (i suoi occhi), li tenga a sè raccolti, disdegnando che altri li miri; quasi per vagheggiarsi a suo piacere, essendo ella di sè innamorata. Imperocchè la Filosofia, « che è amoroso uso di Sapienza, sè medesima riguarda, quando apparisce la bellezza degli occhi suoi a lei. » E che altro ciò viene a dire, se non che l'Anima filosofante contempla il suo « contemplare me desimo e la bellezza di quello (rivolgendosi sopra sè), e di sè stessa s'innamora per la bellezza del proprio suo guardare?» Conv., iv, 2.

St. 4. Ma quanto vuol nasconda Amore negli occhi suoi, e lo tenga pur custodito, da che ella sdegna di lasciarmi vedere tanta salute. Pur io li vedrò; e Chi vuol veder la salute, Faccia che gli occhi d'esta Donna miri. Sicuramente in essi è la « Salute, per la quale si fa beato chi li guarda e salvo dalla morte dell'ignoranza e delli vizj : » Conv., II, 16.

Perocchè i miei desiri, cosi accesi, come sono, di rimirare in quegli occhi, avran virtù a contrastare e vincere il disdegno che mi fa Amore, e allora potrò affissarmici a mio piacere. Donde si discerne ben chiaro che l'Allighieri si prometteva di soverchiare con lungo studio le difficoltà della Filosofia, e di rendersene per amoroso uso familiari e profittevoli le dimostrazioni. Ed al tenace proposito corrispose l'effetto, tanto che il Poeta potè indi avvalorarsi a dar tutto compimento alla sua Commedia, veracemente divina, costante miracolo com'è dell'umano Ingegno e della Scienza e Arte umana, sublimate dal Cristianesimo.

FINE DEL CONVITO.

TAVOLA

DELLE COSE NOTABILI E DE' NOMI PROPRJ

ACCENNATI

NEL CONVITO.

TAVOLA

DELLE COSE NOTABILI E DE' NOMI PROPRJ

ACCENNATI NEL CONVITO.

NB. Il numero romano accenna il Trattato, l'arabo il Capitolo.

ABITO: fa più, che non l' atto, a

dar nome di Filosofo, di virtuoso e di facondo, III, 13. ACCADEMICI: loro scuola, iv, 6. ACESTE, nutrice d' Argia, ricordata, iv, 25.

ACESTE, ricordato. iv, 26.
ACHILLE, figlio di Peleo, IV,
ACQUA. Vedi Freddo.

27.

ADAMO: non fu creato nè nobile, nè ignobile, iv, 15. Sua prima origine, ivi. ADOLESCENTI. Vedi Fanciulli. ADOLESCENZA: è accrescimento di vita, iv, 24. Sua durata, ivi. È soggetta a tutela, e perchè, ivi. È preceduta da dieci anni di Puerizia, ivi.— È prima porta e via che introduce alla buona Vita, ivi. — Le convengono le virtù dell' Obbedienza, della Soavità, della Vergogna, dell' Adornezza corporale, ivi. (Vedi ai luoghi rispettivi.) Conviene all'Adolescenza essere riverente, e bramosa di sapere, iv, 25 essere frenata, e penitente

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cile allo Stupore, ivi

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e perciò fa-pudivereconda, ivi di

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ca, ivi.
corpo snello e avvenente, ivi.
È un' età, cui si conviene
tutto che giovi a perfezione e
maturità, iv, 27. (Vedi Età
della vita; Amicizia.)

ADOLFO DI NASSAU, Imperatore nel 1292, citato, IV, 3. ADRASTO, re degli Argivi, ricordato, IV, 25, più volle. - Sue figlie, ivi.

AFFABILITA: Virtù, in che consista, IV, 17.- Perchè convenga ai vecchi, iv, 27.

AGENTI. Vedi Cose.

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