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glio 1295, celebrata in presenza de' magistrati del Comune «<e di molti cavalieri e grandi cittadini di Firenze, grandi e << popolari, nella chiesa di San Piero Scheraggio » fu tra i Mannelli e i Velluti (vedi la mia Memoria Una vendetta in Firenze; Fir., 1887; pag. 24-25). Pur nel 1295, mallevadore al Comune pel condottiero messer Inghiramo de'conti da Biserno. Nel 1304, nella spedizione contro i Cavalcanti alle Stinche in Val di Greve. Nel 1308 e 1310, in oste contro Arezzo. Nel 1312, alla difesa di Firenze contro Arrigo VII. Nel 1315, alla rotta di Montecatini. Delle quali indicazioni, alcune hanno riscontro nelle Delizie degli Eruditi Toscani; cfr. Indice, in Bardi.

Aggiungo da originali documenti, sulle cui tracce mi hanno messo gli Spogli anche di altri genealogisti (G. B. Dei, P. A. DalL'ANCISA, in Arch. Stat. Fior.), che un messer Simone de' Bardi (<«< dominus Symon de Bardis » Provvisioni, XXV, 88t) va Capitano di San Miniato il dì 1 febbraio 1329 (s. f.): e inclinerei a credere che si tratti sempre del nostro, nonostante il trovarsi di quel tempo nei Bardi anche altri Simoni (Simone di Nello di Simone, Simone di Giuliano di Ricco, Simone del fu Cino di messer Iacopo, ....); nessuno bensì qualificato per << messere ». Ancora: messer Simone del fu Geri de' Bardi avendo sodato, a tenore degli Ordinamenti di Giustizia, con altri Bardi per messer Andrea di messer Tommaso de' Mozzi, si trova a dover pagare per lui una condannagione inflittagli per aver battuto un popolano; e se ne rivale sopra alcuni beni di detto messer Andrea, a prender possesso dei quali fa suoi procuratori, e un d'essi è il fratello suo Cecchino. Ciò il 22 maggio del 1305. Il 20 aprile, poi, del 1306, messer Simone acquistò da messer Vanni dei Mozzi il castello di Moriano ed altri possessi; alcuni de' quali, insieme con altri suoi, dà in affitto pochi mesi dopo; e Moriano lo rivende, il 7 dicembre del 1307, all' Inquisitore sulla eretica pravità. (Protocolli di ser Biagio di Giovanni Boccadibue; B, 387, 1; c. 130-32, 148-50, 156; in Arch. Stat. Fior.).

65) Cronica di messer DONATO VELLUTI; pag. 44-45 della ediz. Manni.

66) La « nidiata » diventerebbe addirittura un esercito, se dai citati Spogli genealogici del Passerini credessimo di poter raccogliere tutta la prole che vi è distribuita fra i due Simoni. A Simone di Geri di Ricco (ossia a messer Simone), da un' Albiera di messer Neri Gherardini, cinque figliuoli, Geri, Bartola, Giorgio, Dada, Francesca. A Simone di messer Iacopo (che il Passerini erroneamente fa, in prime nozze, marito della Portinari), da una Bilia o Sibilla di Puccio Acciaiuoli, figliuoli dieci: Puccino, Dada, Ginevra, Maddalena, Pierozzo, Tommaso, Ricca, Nello, Gemma, Vannozzo. A buon conto, in questo prolifico onomatologio mancano nomi di alcuni che il Libro de' Bardi (ved. qui a pag. 58-59) fa figliuoli indubitabili di Simone di messer Iacopo: e poichè nessuna (come ho detto) testimonianza originale ed autentica mi si è offerta di figliolanza di messer Simone di Geri, direi molto probabile che questi, dopo la morte della Portinari, non passasse ad altre nozze, e che tutta quella Simoneide, sceverata de' doppioni e fattale un po' di tara, appartenga a Simone di Iacopo mediante successive nozze con la Gherardini e con l'Acciaiuoli.

67) Non credo inopportuno il notare che la data del testamento di Folco « 15 gennaio 1287 » non si deve conservare, come veggo essersi fatto e farsi, 1287, ma si deve tradurre, dallo stil fiorentino al comune, in 1288.

68) « Secondo l'usanza d'Arabia: questa è lezione dei ma<<noscritti più autorevoli ». Così il CASINI, a quel § XXIX. Di altre edizioni oltre la sua, trovo la buona lezione nella prima edizion del D'Ancona (Pisa, 1872), sulla fede di ben quattro manoscritti su sei, e nella romana di ATTILIO LUCIANI (1883). La lezione volgata porta: << Io dico che, secondo << l'usanza d'Italia, l'anima sua nobilissima si partì nella prima ora del nono giorno del mese: e secondo l'usanza « di Siria, ella si partì nel nono mese dell'anno; perchè << il primo mese è ivi Tisrin, il quale a noi è ottobre: e se

«

<< condo l'usanza nostra, ella si partì in quello anno della << nostra indizione, cioè degli anni Domini, in cui il perfetto << numero nove volte era compiuto in quel centinaio nel quale << in questo mondo ella fu posta; ed ella fu de' cristiani del << terzodecimo centinaio». È evidente lo sconcio di questa triplice enumerazione: secondo l'usanza d'Italia, secondo l'usanza di Siria, secondo l'usanza nostra; inquantochè i termini primo e terzo vengono ad essere identici: nè potrebbe supporsi, che secondo l'usanza nostra valga « secondo l'usanza fiorentina » ; perchè lo stile fiorentino portava differenza dallo stil comune in altra porzione dell'anno che quella chiaramente indicata nella proposizione costituente il secondo termine. Restituita adunque la lezione legittima, secondo l'usanza d'Arabia, secondo l'usanza di Siria, secondo l'usanza nostra cioè cristiana, la interpretazione del testo è quale io l'ho qui sopra determinata con l'aiuto del mio ottimo collega e insigne arabista, professor Fausto Lasinio. Egli mi scrive: « L'anno 689 arabo << cominciò nel 14 gennaio 1290 di Cristo. Il mese Giumâdâ << secondo del 689 arabo, che corrisponde ai nostri giugno«< luglio 1290, fu il mese sesto arabico, che in quell'anno 689 << principiò il dì 11 giugno ». Dunque in quell'anno 689=1290, e correndo a noi il mese di giugno, quando, come dice Dante, secondo l'usanza d'Arabia o musulmana era << il nono giorno del mese », secondo l'usanza nostra cristiana era il 19 di giugno. Cade pertanto la data de'9 giugno comunemente assegnata, sul testo corrotto, alla morte della Beatrice dantesca: il che fu primo ad avvertire espressamente, già da cinque anni, nel suo bel Commento, il Casini, sebbene poi deviasse a resultati non esatti nel sostituire la data vera. Aggiungo (nella presente ristampa del mio Studio) come nella edizione casiniana che porta la data del 1891 è confermata la buona lezione con la interpretazione stabilita da me. Aggiungo altresì, che anche il RAJNA, nella prima edizione del D'ANCONA (pag. 40), aveva osservato come « Dante va ricercando fra i varii computi il modo di « scoprire il maggior numero di nove nelle circostanze della

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<< morte di Beatrice: all' uno ricorre per l'ora e il giorno; ad << un altro per il mese; ad un terzo per l'anno. Perciò, con<< siderato il procedimento del suo discorso, non ci pare am<< missibile la lezione l'usanza d'Italia, che scompone tutto << quanto l'ordine, ed ha contro di sè i migliori mss. ».

69) Vedi sopra, a pag. 13-14. Di tali matrimoni a fine civile o politico, ho avuto occasione di parlare in altro mio Studio La donna fiorentina nei primi secoli del Comune; Firenze, 1887; pag. 17. Ed anche nel Dino, I, 1105. Che il Comune, come alla cit. pag. 14 accenno, procurasse, anche a proprie spese, matrimoni di tal fatta, se n'ha documento nelle Consulte pubblicate dal GHERARDI (I, 395, 397) sotto li 11 e 14 aprile 1290: «Si videtur Consilio utile fore pro << Comuni Florentie teneri Consilia opportuna super eo quod << libre ijm, que possunt expendi in matrimoniis contrahendis << pro pace facienda inter Tosinghos et Lambertos, possint « expendi occasione matrimoniorum et occasione pacis.

»

70) Nel Sonetto « Guido, vorrei che tu e Lapo e io » il quale (notisi bene) è da numerarsi cronologicamente de' primi; e nell' altro (Vita Nuova, § XXIV) «Io mi sentii svegliar dentro lo core ».

71) Anche per questa osservazione di fatto soccorre opportunamente (cfr. nota 65) la Cronica domestica del VELLUTI: nella quale ai tanti nomi femminili che ricorda, la qualificazione di monna o madonna è a maritate costante, qualche rara volta omessa, ma a non maritate non data mai. Così, per esempio, a pag. 24-26 parla di tre sorelle; la prima maritata, le altre due «<< state un gran tempo pulcelloni con spe<< ranza di marito; poi, fuggita la speranza per non potere, << fattesi pinzochere di San Spirito»: e le nomina << monna « Cionella, la Cilia e Gherardina ». E a pag. 57, tornando a parlare d'una ricordata innanzi, come figliuola, semplicemente << la Bice », scrive: « La Bice, poi monna Bice, figliuola << del detto Bindo, fu maritata a Nolfo ec. »

72) Della realtà fiorentina di quella << donna gentile »>,

che

valenti critici pongono in relazione anche con la Matelda del Purgatorio, ho accennato in alcune Osservazioni di fatto sulla idealità femminile nella letteratura fiorentina da Dante al Boccaccio; Firenze, 1888; pag. 7-8.

73) Per non moltiplicare le indicazioni, che qui investirebbero sparsamente tutti i §§ della Vita Nuova, rimando i lettori al Sommario fattone con diligenza e finezza squisite dal Casini, appiè della citata sua edizione.

74) §§ VIII, VII, IX, XXIII, XXXII: e confronta le citazioni a pag. 47-48.

75) §§ I, II, XXVIII, XXII.

76) Vedila da me illustrata a pag. 435-461 del libro Dante ne' tempi di Dante.

77) Purg., XXIII, 115-117.

78) È il quarto; a pag. 450-51 del cit. mio libro: dove vedi anche a pag. 490-61.

79) § XXVIII.

80) § XXXI.

81) § III.

82) Dalla prima delle Canzoni della Vita Nuova, « Donne << ch'avete intelletto d'amore ». La Pietà e l'Amore personificati agiscono anche nel Sonetto di Cino « Muoviti, Pïe<< tate, e va' incarnata ec. », e nell' altro « Deh com' sarebbe << dolce compagnia, ec. ».

83) PETRARCA, Rime, III, x.

84) II, VI.

85) Sono quelle che incominciano « Donne ch'avete intelletto d'amore », « Donna pietosa », « Quantunque volte ». Questi riscontri sono stati fatti dal CASINI nel cit. Commento alla Vita Nuova (pag. 157), e prima di lui dal prof. PIETRO CANAL nella ristampa che curò della Canzone di Cino (Atti del R. Istituto Veneto, Ser. V, Vol. III, pag. 1131-32). Per tali relazioni fra la Canzone di Cino e le Rime di Dante, vedi Documenti VI. 86) In due Canzoni per la morte di Arrigo imperatore, ed una per la morte di Dante Alighieri.

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