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tadino, le feroci ambizioni di messer Corso Donati, finchè queste prorompano in aperta violenza, che, appoggiata da papa Bonifazio, trionferà. E delle due figlie maggiori, la Ravignana, nome di antico stampo che ricordava la famiglia di Bellincion Berti de' Ravignani; « dell'alto Bellincione »,') nel cui palagio, fatto comitale dai Guidi, erano i Cerchi signorilmente successi; la Ravignana, Folco l'ha maritata a Bandino Falconieri, che sarà uno de' maggiorenti di Parte Bianca, e dei più favellatori nei Consigli del Popolo: l'altra, la Bice, a messer Simone de' Bardi, famiglia di Grandi, ma altresì cambiatori e banchieri de' più poderosi, e Grandi guelfissimi, e che saranno de' Neri.) Parentadi, l'uno e l'altro, che tra i Portinari, in origine ghibellini, e quelle famiglie guelfe; tra i Portinari grandi, e i Falconieri popolari; tra i Portinari aderenti ai Cerchi, e i Bardi partigiani de' Donati; ci appariscono subito

come parentadi politici, di quelli che suggellavano le paci della cittadinanza, o che il Comune stesso, anche a proprie spese, procurava, per ovviarne, quant'era possibile, le scissure e le guerre. Nei quali matrimoni, si avverta bene (e con questo avviciniamoci al soggetto del presente Studio), l'amore non entrava per nulla; ed invero il più delle volte se ne stipulavano gli atti di promissione, essendo gli sposi, non che giovinetti, ma ancora fanciulli. Oltredichè, anche quando non si trattasse di matrimoni così fatti a secondo fine civile, la sposa era << data »; non essa avea disposto del suo cuore e della sua mano: la dava il padre; il marito la riceveva, anzi « la menava »,') a lui stesso consentita innanzi o designata dal proprio padre, piuttostochè cercata e sospirata per dolce e faticosa conquista d'amore.

All'amore si faceva volentieri in versi. Non dico che non si facesse anche in altra

maniera: ma l'« amore per rima » era, ciò che oggi non è certamente, una costumanza, un andazzo; potremmo dire, scomodando un grosso vocabolo, un' istituzione. Alcun che di simile fu pure il serventismo nel Settecento. E come in questo la donna astraeva, in sè medesima, la persona sua coniugale e quella di dama servita dal cavaliere; così la donna dei nostri antichi rimatori non aveva nulla che fare con la donna toccata loro veramente compagna, ed anche compagna (se a Dio era piaciuto) carissima, della vita. La loro « donna mia », la loro << donna gentile », la donna del sonetto e della ballatetta, rimaneva fuori della casa e della famiglia; nella casa e nella famiglia l'uomo era ben altro che facitor di rime amorose: era mercatante, era lanaiuolo, era cambiatore, era giurista; e poi era magistrato, era partigiano, era milite di cavallata, era ambasciatore del Co

mune,

andava rettore nelle altre terre

d'Italia: ed oltre tutto questo, era diligentissimo padrefamiglia, che alla donna sua vera, alla moglie, commetteva in fidata custodia la casa, alle mani di lei valenti raccomandandone la masserizia, e nella prole, per solito numerosa, assicurando in vario modo le speranze e i disegni che i loro vecchi avevano accolto nell'animo quando li avevano congiunti marito e moglie.

Questa vita, così severamente pratica, laboriosa, procacciante, e nella quale alla formazione della famiglia soprintendevano l'autorità dei genitori e gl'interessi domestici o cittadini, versava nelle rime d'amore quanto di affettive idealità rimaneva in essa impedito o compresso. E vien subito pensato che in tali condizioni reali, la donna di rime originate in quel modo, questa donna affatto esteriore all'orbita delle cose attualmente e operativamente amate e curate dall'uomo di quei tempi, fosse, anzi dovesse senz' altro essere, donna ideale,

una figura poetica, il tema: il tema fittizio dei dolci sospiri, dei desiri dubbiosi, degli sconforti, delle confidenze soavi, che di necessità mancavano a quelle destinazioni senza scelta, a quel possesso senza contrasti. Ma non era così; anzi, ribatteremo, non poteva, per quelle stesse condizioni e qualità psicologiche di vita reale, non poteva esser così. Quella praticità di abitudini, positività d'intendimenti, ripugnanza in checchè si facesse dall'astratto e non determinato, era cagione che cotesti uomini, se gentilezza di cuore e di mente li portava a dir parole di amore in rima, volessero una donna alla quale indirizzarle; una donna viva e vera, col suo nome e cognome; volessero, questo loro « rimare « sopra materia amorosa », questo « co<< tal modo di parlare, trovato per dire << d'amore, farlo intendere » in buon volgare «a donna alla quale era malagevole << intendere i versi latini »; secondochè,

2. DEL LUNGO, Beatrice.

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