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le dantesche, ha, forse più che alcun'altra, del trovadorico e occitanico) si dipartono e succedono, con altre visioni e rime intessendosi, gli episodi dell' amore di Dante : episodi, con tenue filo congiunti alla realtà esteriore, e questa (sia essa o una via della città, o la chiesa, o il mortorio dell'amica di Beatrice, o uno sposalizio, o il mortorio del padre) 24) è fuggevolmente accennata, descritta non mai; alle occorrenze poi della vita civile dell'Alighieri una volta sola, per quanto io vegga, collegati, della quale dirò or ora espressamente. Molto più franco e sicuro e meglio informato il Boccaccio, il quale non ha certamente agio di fermarsi in particolarità e molto meno in formali episodi; ma per le generali e molto ricisamente sa dirci, non solamente questo: che « con l'età multiplicarono le << amorose fiamme, in tanto che niun'al<< tra cosa gli era piacere o riposo o con<< forto, se non il vedere costei »; ma que

st'altro ancora, che Dante « ogni altro « affare lasciando, sollecitissimo andava là << dovunque potea credere vederla, quasi « del viso e degli occhi di lei dovesse at<< tignere ogni suo bene ed intera conso« lazione ». Segue una digressione morale sugli inconvenienti che reca l'amore nella vita, specialmente degli studiosi; inconvenienti, osserva il Boccaccio, che nel caso di Dante, alcuni vogliono siano stati ammendati dallo avergli l'amore per Beatrice ispirate le rime: ma, soggiunge, « l'ornato parlare » non è termine o meta di eccellenza assoluta, non è la « sommissima parte d'ogni scienza »; nè ad altro che a « ornato parlare » fu incitator di Dante l'amore per donna: or le cose « leggiadramente « nel fiorentino idioma e in rima, in laude << della donna amata, fatte da lui », compensano esse il danno che possa essergliene venuto << alli sacri studi e all'ingegno »? Parole, per quanto sonore, tuttavia d'in

credibil grettezza, chi ripensi alla parte che Beatrice, la Beatrice pur della Vita Nuova, ha in quel Poema, la cui grandezza il Boccaccio mostrò nel Comento di sentire e pregiar degnamente.

III

E qui fermiamoci alla frase « ogni altro affare lasciando ». Secondo la quale, la giovinezza di Dante, dai diciotto anni ai venticinque, o sarebbe tutta trascorsa in un assiduo corteggiare la donna desiderata, e a tutte le cose del mondo, anche alle doverose, anteposta, proprio com' uno dei volgari femminieri del Decamerone; o, poichè il Boccaccio stesso si affretta a dichiarare che << onestissimo fu questo amore » e scevro d'ogni « libidinoso appetito >>, dovrebbe la narrazione de' patemi amorosi, appartenenti alla nuova vita di Dante, es

sere accettata siccome positiva e puntual narrazione di fatti estrinsecatisi proprio ne' termini in che vengon posti; ossia dovremmo credere effettivamente, che e' passasse quelli anni dal saluto alla morte di Beatrice, che è quanto dire dal 1283 al 90, in visioni, in lacrimazioni, nello scrivere il giorno quel che sognasse la notte, in soliloquii, in languori, sottraendosi del tutto alla vita civile fiorentina, la quale appunto in quelli anni dal cuore e dall'opera de'cittadini migliori attingeva al suo spirito artigiano la più vigorosa espressione che mai abbia avuta un reggimento democratico. Potremmo noi, vorremmo, concepire siffatta la giovinezza di Dante? abbandonare non ai nobili silenzi, alla severa solitudine, d'una meditazione feconda, ma agli ozi isterici d'una passione che sarebbe stata fine, e vacuo fine, a sè stessa, gli anni della sua vita più vigorosi e più caldi? Tutta la metafisica medievale sulla precellenza

della vita contemplativa alla vita attiva non salverebbe dal ridicolo il Dante amoroso della Vita Nuova interpretato alla lettera, cioè diversamente da quel che debba interpretarsi un libro d'amore non pur del secolo XIII, ma altresì (e la Fiammetta equivale, sotto questo aspetto, alla Vita Nuova) 25) del XIV.

Ma v'ha di più. Io ho poc'anzi accennato, e vediamo ora quanto preziosamente faccia al caso ed assunto nostro, quel collegamento che una sola volta, com'ebbi a dire, ma una volta è pur fatto, in una pagina della Vita Nuova, tra le idealità amorose e la realtà della vita civile di Dante.

In tale interpretazione, dopo averne diversamente opinato e dubbiato,20) mi fermo oramai di quel passo dove il Poeta accenna ad una sua cavalcata da Firenze, lungo un fiume, fatta in compagnia di molti, ma di mala voglia pel « dilungarsi da la sua beatitudine », verso un luogo di non grande

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