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CONDIZIONI PRESENTI

DELLA LETTERATURA

IN FRANCIA (')

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Non esiste oggi in Francia giova dirlo senza preamboli Letteratura, nè Poesia. Ben v'esistono Poeti, individui potenti che tentano, con giganteschi sforzi, mantenere continua la tradizione letteraria uomini che illuminano di tempo in tempo, come lampi in tenebra, le nostre fronti della sacra fiamma o che errano intorno ripetendo in versi pieni di bellezza e di lamento ciò ch'io qui dico in tutta la nudità della critica sterilità e impotenza. Ma non bastano a costituire Letteratura. Pochi individui, dotati di genio e di volontà, ma condannati a tutti i dubbi e al disordine dell'ispirazione solitaria, le cui melodie non suonano che per pochi eletti e non derivano vita dal popolo nè la diffondono ad esso, non valgono a fondare una Poesia, una Poesia nazionale nelle forme, Europea nel concetto, quale l'additano, in Francia e in tutte contrade, le tendenze dell'epoca.

() Monthly Chronicle. Marzo. 1839.

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Per Letteratura io intendo una grande idea, una idea presaga dell'avvenire e comune a tutti, scrittori e lettori in una parola l'idea dell' epoca, dacchè ogni epoca ha una idea che predomina su tutte le sue manifestazioni progressive sentita ridotta a formola ed enunziata da pochi uomini privilegiati di mente e di core meditata, svolta, tradotta in ogni forma e modo d'arte possibile dai molti scrittori di seconda importanza salutata di plauso, d'ammirazione e d'amore dal più vasto numero dei lettori. Dov'essa esiste, esiste pure sovranità riconosciuta non di pochi precetti arbitrari derivati dall'autorità d'un secolo o d'un individuo da lungo estinti, ma di alcune leggi generali fondate sulla natura delle cose, degli uomini e delle tendenze dei tempi. E dov'essa esiste, esiste anzi tutto una armonia, una comunione attiva e continua tra il poeta e il pubblico, una ispirazione reciproca dalla moltitudine agli intelletti, dal popolo allo scrittore, dalle viscere al vertice della società, che ridiscenda poi sull' intera Nazione, purificata dal Genio. Dove non esistono condizioni siffatte, possono esistere letterati, ma non esiste, io lo ripeto, Letteratura.

A questo punto è oggi la Francia.

Non intendo ora d'esaminare quale sia oggi l'idea sociale che dovrebbe dar tinte e forme in Francia ai lavori d'arte e porre in armonia gli intelletti: intendo d'accertare se ne esista una qualunque essa sia. Ha la Letteratura Francese un disegno? Si raccolgono i suoi scrittori intorno a una bandiera? Ha la Poesia ciò che Byron chiedeva, la coscienza dell'avvenire? Rivela essa a noi tutti le cose della terra e del cielo, i misteri della vita, i fati dell'Umanità?

No. Togliete Lamennais la cui ispirazione profondamente religiosa, popolare e profetica congiunge in sè i tre più essenziali caratteri d'ogni poesia — togliete quella donna singolare, così superficialmente giudicata e condannata, che immergendosi nell' abisso, ha raccolto nel fondo la gemma della speranza e ditemi che cosa suona il canto dei poeti Francesi ditemi che cosa insegnano gli scrittori padroni in oggi del campo. Disperazione e scetticismo. Voi non trovate in essi nè il profondo affetto che spirava nell' anima virtuosa di Schiller - nè le solenni aspirazioni che diffondono una calma potente sul verso di Klopstock o di Wordsworth nè l'impeto di sdegno popolare che suscitava a eloquenza il genio poetico dei profeti. La letteratura attuale di Francia non è religiosa, nè sociale, nè popolare. Essa non ha bandiera nè fede. Errante alla cieca, senza legge, senza fine, essa move incerta dovunque la sospinge il capriccio della volontà individuale, o l' impulso dell'ora fuggevole, o il presente isolato dai dì che furono che saranno. Essa parla sovente di religione; si prostra a Dio, a Gesù, alle chiese del medio evo che le s'affacciano, sulla via; ma non per derivarne fede, vita e amore. No; tra le colonne delle cattedrali e nei loro misteriosi crepuscoli, essa non cerca che un breve riposo non al core ch'è immobile ma alla stanca immaginazione. La sua preghiera invoca, come Manfredo, l'obblio. Il mondo le pesa, perch'essa non conosce la via da seguirvisi. E se i suoi canti spirano mestizia, non è la virtuosa amorevole mestizia dell' anime coronate di martirio che hanno lungamente patito e lottato; ma l'amarezza del di

sdegno, la noia aristocratica che lima e logora gli spiriti tocchi d'egoismo e d'orgoglio; è l'amarezza di Fausto, non la mestizia di Cristo nel Giardino degli Ulivi. Talora, si rivela in essa un getto di passione politica, non mai di credenza: essa può rimproverare, non benedire. I suoi sdegni non s'innalzano mai fino alla lirica: non oltrepassano la satira: satira livida e scarna come l'odio, spirante vendetta, non la santa collera della virtù oltraggiata che flagella la bassezza per amore al tipo ideale dell'umanità. E par, leggendo, d'udire gli inutili e tardi rimproveri che avventano l'uno all' altro i complici d'uno stesso delitto chiusi insieme in prigione. Così, liberati della loro bile, esaurita nello sfogo quella irritazione passeggera che non ha sede nel cuore, l'anima dello scrittore non ha più usbergo che la protegga contro l'assalto de'vizi stessi denunziati poco innanzi da lui. L'autore degli Jambi, Augusto Barbier, si riconcilia colla società corrotta alla quale ei gittava il dì prima l'anatema, e Barthelemy prostituisce la penna, che vergava la Nemesi, al Governo che s'assume i suoi debiti.

E quanto a poesia popolare, tale almeno quale io la intendo, non è possibile averne dove non vive credenza alcuna. Béranger tace ed Egesippo Moreau more in un ospedale.

È questa verità tristissima, pur sempre verità; e non credo d'esagerarla. Io so le eccezioni, e sono per me mallevadrici d'un futuro che sorgerà presto o tardi. Ma il fatto generale dell' oggi è, in Francia, quale io lo descrivo. La Poesia, incapace di vita in una atmosfera di dubbio e d'anarchia morale, rinunzia spontanea alla propria missione o erra

allontanandosene più sempre di giorno in giorno. Le stelle che ieri splendevano di viva luce impallidiscono rapidamente, nè vedo ch'altre sorgano sull'orizzonte. Vittore Hugo è caduto: Lamartine accenna cadere. L'ultimo libro, Pensées d'Août, di Sainte Beuve ha sconfortato quanti più speravano in lui. I tentativi d'Edgar Quinet, potenti di pensiero, difettano nella forma e nel verso. Nè so d'altri nomi che diano promessa di meglio. Il solo giovine che sia, a mio credere, dotato di vero genio poetico, dopo d'avere sprecato in scintillanti inezie la potenza che Dio gli aveva data, celebra oggi in versi mediocri la nascita del Conte di Parigi. E uno dei più puri ingegni letterari di Francia, Alfredo di Vigny, tratterà, occorrendo, con lagrime e grida del core la causa della poesia, dell'entusiasmo, del Genio franteso o sprezzato; poi, trascinato da non so quale prepotente fatalità, chiude a un tratto egli stesso le porte dell' avvenire e scrive, sul tempio ove adorava poc'anzi: dispera e mori. L'ultima linea dell' opera sua chiama il poeta a isolarsi, in altri termini a distruggere anima, genio, missione e lascia libero il campo al male, all'ignoranza e alla corrutela. Vedete Stello.

Di fronte a rotta così generale, la Critica si commosse e si cacciò tra gli sbandati a tentare di ravviarli in nome or d'una or d'altra teoria. Tentò invano e si trovò rapidamente ravvolta essa pure nella rovina; e costretta, da poche eccezioni infuora, costretta a confessarsi incapace di definir l'avvenire. Non le avanzava che rivangare il passato o partecipare nell'anarchia universale; e lo fece. Si formarono in essa tre campi. Il primo, quello dei novatori ro

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