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a non può essere ignota la perquisizione delle Fi<< lippiche sia stato notificato che alla stretta dei «< conti le non erano che visioni?

« Or finchè il mondo non saprà il vero, non sarà << egli per me obbrobrioso il rumore ch'io nel paese «ove cercava ospitalità la ho violata commettendo << azioni le quali irriterebbero un governo potente << contro una repubblica debole, e il rigore de' Ma<< gistrati Svizzeri contro quei cittadini che fossero << stati miei complici? E che tranquillità, che fidu« cia potrei meritarmi qui, dov' io venni nuovo e a straniero, se lasciassi che per le comunicazioni << reciproche dei diplomatici e per l'eco delle gaz« zette si diffondessero e avvalorassero le imputa«<zioni? Nè questi miei sono immaginari terrori o a lontani. Appunto ora ch' io sto parlando con lei, a v'è tal uomo d'autorità che m'interrompe per << avvertirmi come alcuni inglesi che non mi conoa scono se non per le altrui ciarle mi stimano in« gegno inquietissimo promotore di parti. E quanto a più le calunnie si van rinnuovando, tanto men << debbo sperare che il tempo e la verità le disper

dano. Una o due ingiurie virilmente sofferte ri<< mandano il vituperio su chi le fa; ma ove le « siano continue e continuamente dissimulate, il si<< lenzio dell' innocenza è ascritto a coscienza di colpa, e l'alterezza del forte a viltà. Pur troppo << la pura coscienza che affida il mortale dinanzi a « Dio non basta a procacciargli riposo di vita 80« ciale. E però onde preservarmi illibato anche al << tribunale degli inimici miei, ho sacrificato e pa<< tria e interessi e studi e affetti domestici e tutto. «Ma non ho la sovrumana filosofia di sentirmi one

a sto e parere infame; e tacere; e tacere per ve« dermi più sempre esasperato, e vedere insieme << incolpati gli amici miei. E però oltre alla tutela « dell'onor mio che unico in terra mi avanza, mi « corre obbligo di scolpare quei cittadini Svizzeri i « quali per avere consolato l'esilio mio d'affettuose « accoglienze, potrebbero essere o inquisiti o addi<< tati come fautori di libelli e di brighe. Ma soa pratutto è obbligo mio di fare, per quanto io « posso, risapere all' Italia che s'oggi ai più devoti a fra' suoi figliuoli non è conceduto d'essere impu<< nemente generosi, non sono però sì atterriti dalle << persecuzioni da lasciarsi impunemente disonorare.

« Onde quantunque tardi, e non so se per av« ventura sul fine della vita mia (perch' io detto << questa lettera infermo) obbligherò a perpetuo si< lenzio le antiche, le presenti, le future malignità; «<e non foss'altro libererò la mia sepoltura dal dis« onore. Ed ella, Signor Consigliere, e gli inquisi« tori e i politici delle gazzette e dei crocchi, e i « diplomatici speculatori nei loro gabinetti, non per<< deranno più in grazia mia nè opere nè parole. << Al quale intento non trovo mezzo efficace se non « quest' uno: di parlar alto; mentre l'Inquisizione <«< sussurra fra le spie ch' essa alimenta d'oro, e la «< ingannano: di parlar vero; e diraderò le ombre « artificiali fra le quali per comune disavventura << essa pur deve travagliarsi e travagliare il mondo « alla cieca: di dire tutto; e documentarlo in guisa a che ogni uomo possa giudicarmi senza pericolo « d'ingannarsi; nessuno possa ascrivermi azioni o « opinioni non mie; nessuno mai possa smentirmi. « Renderò dunque esattissimo conto della mia vita

a e della mia religione politica. Scusimi la necessità « verso quei viventi che m'occorrerà di citare per a testimoni. S' io testifico di me, la mia testimo« nianza non è verace (1). Non però a nessun patto « toccherò segreti commessi alla mia fede, o nomi « di persone alle quali potesse mai risultare taccia a o pericolo. E quand' io mi sarò palesato patente« mente e dirò: Colui che cercate son io, potrà darsi «< ch'Ella e i Ministri di sua Maestà Imperiale in Ita«lia si guardino stupefatti l'un l'altro dicendo: E' « non è. Saranno convinti ch'io mi sono quel tale « che temono predicatore di popolari crociate, e vo« gliono dargli bando da tutta la terra abitata sì che « gridi al deserto. E s'ei quindi innanzi mi lasce<< ranno vivere e morire in pace, e dove e come mi << piacerà, non l'affermo. Perch'io non mi spero as« soluzione, nè la vorrei da quei tanti i quali per « diversità d'interessi desumono pretesti dalle mie << opinioni per dichiararmi colpevole se non di fatti << almen di pensieri, e punirmi. Intendo che mi con<< dannino, e quando possano, eseguiscano la sen<< tenza; ma non più sopra indizi fantastici e impu<< tazioni, bensì sopra la schietta mia confessione << sopra l'inalterabile istituto di tutta intera la vita << mia.

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« Sol mi rincresce che la vita mia essendo stata a più contemplativa. che attiva, riescirà di poca im<< portanza al più dei lettori: nondimeno, perchè ho « vissuto e scritto, e tentato d'operare, e osservato « le vicende d'Italia dall'anno 1796 ai giorni nostri, a le notizie ch' io darò intorno a me manderanno,

(1) Joann. c. V, v. 31.

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a spero, non poco lume alla storia delle nostre scia« gure, ed è storia assai mal conosciuta in Europa. << Inoltre dai casi anche di poco momento d'un solo « individuo, purchè siano innegabilmente veri, e dalle << sue opinioni e dai motivi ragionatamente esposti a che le produssero, gli osservatori dell'umana naa tura e della condizione dei tempi sapranno desu« mere alcune conseguenze applicabili a pubblica utialità. E poi, Sig. Consigliere, potrebbe darsi ch'io, a strada facendo, m'abbattessi in alcuni problemi a ch'io di certo non saprò sciogliere; ma che, avena doli considerati altre volte, ho trovato sempre stia mati degni della meditazione di chiunque desidera « che il genere umano Europeo d'oggi cominci a a starsi possibilmente in pace. Onde ne proporrò a a lei la soluzione, ed a qualunque amministra la Giua stizia e la Forza ai mortali. Perchè temo che fin« chè quei problemi non saranno o snodati dalla « Giustizia, o tagliati, il che sarebbe più comodo, a dalla Forza, noi vedremo piuttosto ingannevol<< mente sopita che estinta la guerra civile nella « quale oggi quasi in ogni Stato persistono i go<< verni contro i governati e i governati contro i « governi

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Da questa lettera e da parecchie altre della corrispondenza privata appare che i Discorsi in risposta al libercolo dei Senatori furono cominciati da Foscolo quand'ei pellegrinava perseguitato tra l'Alpi Elvetiche; non finiti, nè credo lo fossero mai. Forse ruppe il lavoro a mezzo la miseria che cominciò travagliargli la vita fin dai primi tempi del suo soggiorno in Inghilterra; fors' anche e più probabilmente

il disprezzo sottentrato ai primi moti d'irritazione Ma finita di certo fu la Lettera agli Editori Padovani del Dante ch'ei dettò verso la fine del 1826, quando le nuove accuse e i presentimenti più spessi della prossima morte e l'amore alla patria che rinfieriva nell'isolamento de'suoi ultimi anni gli fecero sentir più potente il bisogno di mostrarsi quale era e puro - di colpe a' suoi concittadini. Vive tuttavia in Londra (1) chi la udì tutta intera letta da Foscolo medesimo e ricorda con fremito di commozione il fremito d'affetti che l'autore versava nella lettura. E nondimeno, tutte le indagini fatte a rinvenire l'ultima parte riescirono inutili: perdita tanto più grave quanto più importante e solennemente dettato parmi quello che abbiamo. È il testamento d' un' anima grande mal nota ai contemporanei, che commette ai posteri generosamente le sue vendette. L'immagine di Foscolo v'è segnata, come quella di Gesù nel Sudario, con sangue e sudore: inconsolabilmente mesta, severa e sdegnosa, non per le accuse, ma per le sorgenti delle accuse, funeste alla dignità delle lettere e della umana natura e alla patria. E a compirla, suppliscono mirabilmente, dove manca la Lettera, gli altri documenti che qui le succedono.

(1) A. Panizzi, bibliotecario nel Regio Museo; e riporterò atcune linee d'una sua lettera: ..... Mi fu letta tutta dal povero Foscolo che s'arrestava, bestemmiava, piangeva, correggeva e commentava quello che avea scritto, leggendo e discorrendo meco per sei ore e più, dalle otto della sera sino alle due del mattino e poi in pantofole e veste da camera m'accompagnd da casa sua sino a Regent's Street. Volesse Iddio, che avessi « scritto allora e caldo dell'impressione ricevuta quello che udii e vidi! Non ho più udito o visto uomo ispirato com'era Foscolo allora è cosa da non credersi. »

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