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cri dei Grandi passati; non altrove. Cosa è il mondo d'oggi per te? Dio non t' ha detto: negli uomini che ti stanno intorno,

-

specchiati

ma

va,

ama, predica e muori. La mia Legge è il tuo cuore: ivi sono le stelle dei tuoi destini: »

avrebbe

salvato BINI dallo sconforto; certo, ei si sarebbe prostrato davanti a quell' essere, e rialzato meno infelice e più grande. Ma quell' ente ei non l'ebbe. Non che gli mancassero amici; ma i più si tenevano da meno di lui, e non s'attentavano d'ammonirlo; i pochi che lo avrebbero osato, gli vissero lontani e raminghi; nè parole siffatte riescono efficaci, se non quando sono pronunziate, nei momenti d'abbattimento supremo, col bacio dell' amante o colla stretta di mano dell' intima fratellanza. BINI, circondato di simpatia, d'ammirazione, d'affetti modesti e ineguali ai bisogni dell' anima sua, visse e morì solitario. E in questo isolamento morale al quale egli non era nato, ma pur sentivasi condannato irrevocabilmente qui sulla terra, cominciò l'incertezza sulle proprie forze, cominciò il dubbio sull'importanza della vita, cominciò la lenta etisia dello spirito che lo consumava fin da quando io convissi, or sono tredici anni, parecchi giorni con lui. Tra le abitudini prepotenti d'un'analisi venuta a disciogliere e i barlumi d'una sintesi nuova, tra le vecchie tristi dottrine, che insegnavano una vicenda alterna inevitabile di vita e di morte in tutte le umane cose, e la filosofia religiosa, che annunziava l'eterna progressione ascendente dell'Umanità collettiva in un vasto piano d'educazione assegnato dalla Provvidenza, l'intelletto di Bini, tendente per potenza intrinseca e per tutte le aspirazioni del cuore

a quest'ultima, ma sconfortato dalle incertezze che regnano in tutti cominciamenti, e più dal contrasto visibile fra l' Ideale intravveduto e gli uomini che doveano rivelarlo in azione, invocava, a decidersi, un segno. Pronto a dedurre con un vigore non comune di logica le più remote conseguenze d'un principio, e avvezzo da molto a conformare, non per sistema, ma per natura, gli atti della vita alle credenze dell' intelletto, ei si sentiva dalla contemplazione delle generazioni contemporanee tratto a dubitare della verità dell' Idea: E allora, quand' ei non vedea più per chi sagrificarsi o per che, la vita gli sembrava un problema insolubile quando non una trista ironia, e tutte cose gli si tingevano a nero. Un riflesso di questa guerra tra l'intuizione dell' avvenire e la conoscenza anatomica del presente, che s'agitava dentro lui tormentosa, continua, gli pareva, quand' io lo conobbi, sul volto. La sua calma era calma di vittima: il suo sorriso, dacchè ridere nol vidi mai, un sorriso d' esule, dei più mesti ch'io m'abbia incontrati.

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Poi vennero, perch'io degli ostacoli materiali, della povera fortuna, degli affari di banco ai quali la carità della famiglia lo strinse, cose tutte ch'egli avrebbe superato, non parlo, vennero le delu

sioni individuali, le delusioni che incanutiscono la chioma e l'anima innanzi tempo; la morte d'una fanciulla amata; amicizie di molti anni senza colpa perdute; tentativi, su' quali tutte le speranze della vita s'erano poste, falliti; e gli uomini venerati un tempo come insegnamenti, scaduti fin dove comincia il disprezzo, e l'entusiasmo, creduto poc'anzi di fede, scoperto entusiasmo di sola e spesso egoista

speranza, e le visioni dell' anima vergine date da quei medesimi che primi le avevano accarezzate al ludibrio d'un materialismo crescente cogli anni, allo scalpello inesorabilmente feroce del calcolo: storia tristissima e di molti fra noi. CARLO BINI uscì dalla prova vincitore, ma esausto: credente, e lo dico con gioia, nella fede in che noi crediamo, ma disperato del presente, di molti anni avvenire, degli uomini che gli formicolavano attorno, e della propria vita terrestre. Sono, egli mi scriveva il 16 agosto « 1842, -sono un vecchio edifizio tutto franato, « e non mi resta che un cuore tutto rughe e pieno a di morti, e sull' estremo orizzonte dell' avvenire a ho l'ospedule, dove pur non mi soccorra la morte a di cui ho in mano una buona caparra. Nè mi a manca la fede nei principii; e sebbene spesso la « senta svenire e quasi estinguersi, sebbene spesso a una crudele ironia mi sferzi lo spirito e lo faca cia ammattire, questa fede la sento rinascere più a ostinata e più verde; ma non credo in me e nea gli uomini che compongono ľ ероса, e com« piango a lacrime di cuore quegli infelici che « hanno immaginato di alzare un monumento con a siffalli materiali, quegli infelici cui la natura a gettò sull' anima il cilizio d'una volontà forte e « perpetua, destinata ad abbracciarsi e lottare.e a logorarsi coll' impotenza. Io li compiango questi « infelici, e nel tempo stesso li invidio, perchè « almeno avendo tenuto fermo nella strada che « scelsero, quando pure non giungano a nessun « termine, avranno la coscienza di aver fatto il « proprio dovere, e morranno senza rimorsi. Ma a molli, e io primo fra tutti, non potremo morire

a senza rimorsi! » Povero CARLO! chi scrive sa mcglio d'ogni altro che tu potevi morire senza rimorsi. BINI sdegnò d'essere letterato, ammirato da letterati. I pochi scritti ch'egli dettò, tutti a quanto io mi so senza nome, sgorgarono non da disegno premeditato, ma da circostanze imprevedute che gli suscitarono a tumulto le potenze del cuore. Puri d'ogni affettazione di lingua o di stile, caldi senza indizio di sforzo, candidi, ingenui, ritracnti del fare di Sterne, scrittore dei prediletti da lui, ma di Sterne, con tutte le idee, con tutti gli affetti del xix secolo, a me rendono immagine viva del suo sorriso; sorriso, come dissi, mestissimo, ma pieno di pietà e d'amore, senza ombra di riazione, senza vestigio delle molte amarezze patite. E rimarranno, cari a tutti come la promessa, inadempita per colpa dei più fra noi, d'un ingegno originale e potente; preziosi a noi pochi che lo conoscemmo e non lo dimenticheremo mai più, come il ricordo d'una vita la più incontaminata, la più virtuosa, che ci sia stato dato d'incontrare in questi ultimi anni.

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Condannato dalla fortuna a occupazioni dalle quali si ribellavano tutte le tendenze dell'animo suo, affannato dal desiderio d'un Ideale ch'ei disperava di raggiungere in terra, roso, — e questo è tormento che i più negano, e nessuno forse, se non chi lo prova, può intendere, dalla potenza che gli fremeva dentro e rimanevasi, per disconforto dell'Oggi, inoperosa al di fuori, CARLO BINI tra l'esser franteso o profanato nell' espressione del suo pensiero, scelse il silenzio ; ma lo ravvolse di tanta dignità, che parve, a chi lo conobbe dappresso, più eloquente d'ogni parola. Non si lagnava; avido d' a

more, sdegnava il compianto; forse anche lo tratteneva il timore di aggiungere, snudando le proprie piaghe, allo sconforto dell'anime giovani, che guardavano in lui ed erano men forti a reggere che non la sua. La sua era di quelle che s'affinano nella sventura. Tutta la vita sottratta all'intelletto di BINI si riversava nel cuore; nè, s' egli avesse trovato l'esistenza simile fin dai primi suoi giorni a un letto di rose, avrebbe potuto mostrarsi più affettuoso ai viventi che s'abbattevano in lui. Dall' attività d'amico ch'egli, più anni addietro, spiegò per giovare, nelle strette d' una crisi di povertà, chi scrive codeste pagine, fino alla traduzione dal Tedesco ch'egli imprese poco tempo innanzi la morte, e quando il male che ce lo rapì, lo travagliava minaccioso, per soccorrere col ricavato della vendita a un conoscente, io potrei citare una serie d'atti tali e tanti da onorare qualunque vita; ma non li cito, perchè mi parrebbe offendere la santità del pudore ond' ei ricopriva le belle azioni della sua vita: ei beneficava, come soffriva, tacendo. Non so quanti vivano grati a BINI per aiuto, consiglio o conforti; son certo che non esiste un sol uomo il quale possa dolersene. Tendente al frizzo, s'adoprava continuo a correggere la natura, e lo temperava di tanta benevolenza che nessuno poteva patirne o adontarsene intollerante e santamente sdegnoso solamente all'ipocrisia. Lento, ma tenacissimo negli affetti, non li tradì mai per tempo, lontananza, o vicende: tradito egli stesso, rispettò il passato e non rispose che col silenzio. Serbò, perseguitato, il contegno virilmente decoroso dell'uomo che dal primo all'ultimo anno della sua vita avea, com'egli stesso scri

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