Sayfadaki görseller
PDF
ePub
[ocr errors]

pontefice. La decimasesta nel 1645, essendo papa Innocenzo X. Accadde la decimasettima nel 1656 nel pontificato di Alessandro VII, il quale, dopo aver letto il processo, scrisse su a capo per titolo le seguenti pa» role: Instrumentum Fidei continens emanationes sanguinis divi Nicolai » Tolentinalis Verbi Iesu sanguine praedicamus sanctam esse constru» clam Ecclesiam, et sanguine sancti Nicolai narramus esse protectam. = » La decimaottava segui nell'anno 1669, regnando Clemente IX. La de» cimanona nel 1671 sotto il pontificato di Clemente X. La vigesima ac» cadde nell' anno 1676, presiedendo alla Chiesa lo stesso pontefice. La » vigesimapriina nell'anno 1677, essendo papa Innocenzo XI. La vige» simaseconda avvenne nel 1679 sotto lo stesso Innocenzo. La vigesima, >> terza nell'anno 1698 sotto il pontificato d' Innocenzo XII. La vigesima, » quarta nel 1699, e la vigesimaquinta ed ultima nel 1700 sotto il me» desimo pontefice. In seguito ne avvennero parecchie altre: l'ultima fu nell' anno 1829.

[ocr errors]

Va gloriosa la chiesa tolentinate anche di un altro suo concittadino frate Tommaso Capeccioni francescano (1), che nell' Indie sostenne il martirio per la santa fede in compagnia di altri tre religiosi dell'ordine suo. Se ne celebrava in Tolentino la festa con grande pompa, nella prima domenica di giugno, e per chiamarvi maggior concorso di popolo anche dal di fuori vi si facevano pubbliche fiere.

Parla il Santini di altre insigni chiese e collegiate ch' esistevano in Tolentino prima che le fosse restituita la cattedra vescovile. Tra queste nominerò s. Jacopo, surrogata ad un' altra più antica e cadente intitolata a s. Andrea; la qual collegiata di s. Jacopo, addì 8 dicembre 1421, era stata ridotta a miglior ordine dal vescovo di Camerino, ch' era allora, siccome ho detto, il diocesano di questo castello. Ai tempi del Santini (2) era « formata (sono parole di lui) da sedici canonici oltre il priore, ed >> usavano il rocchetto e la mozzetta di color violaceo, accordata dal pon» tefice Benedetto XIV nell' anno 1745. » Ma più che delle altre chiese m' è d'uopo parlarne della cattedrale, dacchè Tolentino ne ricuperò l'onore per la surriferita bolla di Sisto V. Essa era intitolata, come ho detto, alla

(1) Molti ne hanno scritto la vita: di essi nominerò il p. Mazzara nel suo Leggendario francescano, e il p. Arturo, che

portò l'elenco di tutti quelli che narrarono la vita di questo santo martire.

(2) Cioè, nel 1789.

santa Vergine Maria; ma nel tempo della rivoluzione francese, il prefetto costrinse i canonici a partire di là, perchè bisognosa di molti ristauri e sprovveduta di mezzi per eseguirli: fu loro assegnata la chiesa di s. Nicola, donde erano stati espulsi gli agostiniani. E in quel medesimo tempo fu anche soppressa la collegiata di s. Jacopo, di cui testè ho fatto menzione colle parole del Santini.

Stettero i canonici nella chiesa di s. Nicola sino al ristabilimento del governo pontificio; ma, rimessi che vi furono gli agostiniani, furono costretti a partire. Bensi dopo lunghe dispute, anzi per qualche tratto di tempo, uffiziarono di concerto coi frati, cedendosi scambievolmente il luogo per l'adempimento delle ore canoniche. Alla fine, con pontificio decreto, nel 1817, la chiesa di s. Catervo, ch'era già stata dei canonici rocchettini, diventò la cattedrale. Questo tempio era antichissimo e bisognoso di ri-` stauri; perciò a poco a poco fu ristaurato e rimodernato e ridotto alla forma, in cui si vede oggidì. Non vi rimane dell' antico che la sola cappella, ove riposano le sacre ossa del martire s. Catervo e della moglie di lui, nell' urna da me nominata e descritta in sul principio di questo articolo. Pare tuttavolta che per alcun tempo abbia servito ad uso di cattedrale anche la chiesa di s. Francesco. È composto il capitolo di quattordici canonici preceduti dalle due dignità di arcidiacono e di arciprete: hanno tutti l'uso della cappa magna sopra il rocchetto, e nell' estate adoperano, invece di essa, la cotta, egualmente sopra il rocchetto. Vi uffiziano inoltre due mansionarii, che hanno l'uso dell' almuzia. La cattedrale è parrocchia amministrata dal capitolo, il quale vi deputa un vicario curato perpetuo, assistito da altri due cappellani curati, con investitura. Qui è l'unico fonte battesimale.

Oltre alla cattedrale, è in Tolentino una seconda parrocchia ; essa è la suddetta collegiata di s. Jacopo, trasferita oggidì in s. Francesco. La quale collegiata, nel tempo della francese invasione, fu bensì soppressa, al pari di tutti gli ordini religiosi, ch' erano in città e fuori. Oggi in Tolentino non sono che i cappuccini, i minori osservanti e gli agostiniani; hanno convento anche le monache teresiane e le francescane. A santa Maria, dove era l'antica cattedrale, è oggidi il seminario, capace di una quarantina di cherici. La diocesi è assai ristretta; non conta che tre sole parrocchie oltre alle due sunnominate della città; sicchè in tutto non ne ha che cinque.

Vol. III.

88

MACERATA E TOLENTINO

Unite insieme, come s' è veduto, le due chiese di Macerata e di To

lentino, ne fu primo pastore quello stesso GALEAZZO Moroni, che lo era di Macerata soltanto. Egli visse lungamente, sicchè sino all' anno 1613 ne possedette le sedi : fu benemerito di avere ristaurato di pianta la cattedrale di Macerata e il palazzo vescovile: vi celebrò il sinodo diocesano : fu sepolto nella stessa cattedrale coll' iscrizione onorevole :

D. O. M.

GALEATIO MORONO MEDIOLANENSI MACERATEN.

ET TOLENT. EPISCOPO SVMMA PRVDENTIA AC PIETATE
XXXX ANNIS ECCLES. REXIT. TEMPLVM HOC EXTRVCTIONE
ET ORNAMENTIS QVIBVS OMNINO CAREBAT INSIGNIRI
CVRAVIT. AEDIVM MAXIMAM PARTEM A FVNDAMENTIS

EREXIT ET QVOS INVENIT PENE COLLABENTES RESTAVRAVIT.
DECANVS EPISCOPORVM OBIIT AETATIS SVAE LXXVIII. KAL.
SEPT. MDC. XIII IACOBVS ANTONIVS FRATER ET MARIVS
COMPAGNIONIVS NEPOS PP.

Sedici giorni dopo la morte del Moroni furono provvedute le due chiese colla elezione del conventuale ascolano FR. FELICE Centini, il quale già da due anni era cardinale del titolo di s. Gerolamo degli schiavoni e vescovo di Melito. Oltre alle molte spese che incontrò per l' adornamento della cattedrale maceratese, e per arricchirla di sacre suppellettili, fu benemerito anche della fondazione del seminario, sulle traccie stabilite dal sacro concilio di Trento; ottenne altresì al capitolo de' suoi canonici, per

condiscendenza del papa Urbano VIII, l'uso della cappa magna violacea ornata di pelli di armellino ad instar canonicorum basilicae Principis Apostolorum de urbe, dice il pontificio diploma, che ha la data di Roma apud 8. Petrum anno Incarn. Dominicae 1624, VI kal. aprilis. Ottò il Centini al vescovato della Sabina, sicchè ne mori cardinale-vescovo. La sua morte è segnata ai 25 di gennaro 1641: fu sepolto nella chiesa de' conventuali, com' egli stesso nel suo testamento aveva ordinato: l'epitafio, che gli fu scolpito sul sepolcro, è di Gaspare Jongellini, ed è il seguente:

DVM MORBI INSIDIAS FATVMQVE EVADERE FELIX
TENTAT IN ADVERSVM MORS INOPINA FVRIT.
CENTINO CLYPEVM PALLAS DAT, PHOEBVS ET ARCVM
NON EXPECTANTI MORS TAMEN ARMA JACIT.
OCCIDIT EN FELIX; MORS OCCIDIT: HOC TVMVLO MORS
CONDITVR, HOC FELIX CONDITVR ET TVMVLO.
ERGO MORS MORITVR? MORITVR CVM FAMA SVPERSTES
CANDIDA, QVEM IPSA VORAT, NON SINIT ILLA MORI.
QVID? FELIX VIVIT? VIVIT SVPER AETHERA CLARVS
VIVIT ET AETERNVM DOCTA PER ORA VIRVM.

Rimasero vacanti le sedi diciassette mesi e diciannove giorni: finalmente ai 14 di luglio del seguente anno fu eletto il cingolano PAPIRIO Silvestri, ch' era canonico di s. Maria in via lata in Roma. Governò queste chiese per sedici anni e sette mesi, circa ; ebbe successore addi 15 novembre 1660, dopo venti e più mesi di vacanza, l'osimate FRANCESCO Cini, il quale mori nel maggio del 1684. Nell'anno seguente; non già nel 1695, come per isbaglio stampò il Coleti si nei vescovi di Macerata e si in quelli di Tolentino; addì 9 aprile, essendo in età di trentaquattro anni, il forlivese FABRIZIO Paulucci venne a possedere queste cattedre vescovili. Dissi nel 1685, e non già nel 1695, perchè, elettovi in età di trentaquattro anni, ed essendo nato ai 5 di aprile del 1651, come ci assicura il Marchesi nel suo trattato sugli uomini illustri forlivesi, non poteva esserlo che nel 1685. E infatti nella storia ecclesiastica di Fermo lo troviamo, nel 1691, già vescovo di queste chiese, stabilito amministratore di quell' archidiocesi (1). In Macerata fondò Fabrizio l' ospitale degl' invalidi,

(1) Ved. nella Chiesa di Fermo, pag. 640.

e in Tolentino ristaurò a sue spese il cadente palazzo vescovile. Reduce dalla nunziatura apostolica presso il re di Polonia nel 1697 fu decorato della porpora cardinalizia: l'anno dipoi passò al vescovato di Ferrara. Qui venne in sua vece addì 21 luglio dell'anno stesso il camerinese ALESSANDRO Varano, che mori nel 1759 in un suo podere paterno, detto la Motta, in diocesi di Ferrara, ov' erasi trasferito per oggetto di salute. Gli fu surrogato, a' 2 dicembre del medesimo anno, IGNAZIO Stelluti, da Fabriano, che governò queste diocesi sino alla metà del 1756. Nel qual anno, ai 20 di settembre, veniva eletto a succedergli il fossombronate CARLO AUGUSTO Peruzzini, dell' ordine de' cherici regolari barnabiti: addi 10 gennaro del 1777 egli pure moriva. Ai 12 di marzo erano provvedute le sedi colla elezione del fermano DOMENICO Spinucci, già vescovo di Targa in partibus nel febbraio del 1796 saliva all'arcivescovato di Benevento. Sino al di 27 giugno ne rimasero vacanti le sedi, e in questo di il papa Pio VI vi promosse l'imolese ALESSANDRO II Alessandretti, già vescovo di Zama; ma restò a queste sedi assai poco: ne fece rinunzia. Non per altro furono provvedute tosto del loro pastore le chiese tolentinate e maceratese: soltanto nel 1801 vi fu eletto VINCENZO MARIA Strambi, da Civitavecchia, il quale ne fu pastore per ben ventitrè anni. La sua memoria è in benedizione: se ne sta lavorando presentemente il processo per sollevarlo all'onore degli altari. Di lui ho parlato nella chiesa di Roma, allorchè narrai, com' egli, coll' offerire a Dio il sacrifizio della propria vita, ridonò la sanità all' agonizzante pontefice Leone XII (1). Morto pertanto in quella città il vescovo Strambi, vollero i maceratesi erigergli nel loro duomo onorevole pietra, su cui n'è scolpita l'effigie, sovrapposta all'iscrizione seguente:

MEMORIAE

VINCENTII. MARIAE. IOS. F. STRAMBII
DOMVM. CENTVMCELLIS

INTER. SODALES. PASSIONIS. IESV

A. S. PAVLLO. COGNOMINATI
EPISCOPI. ECCLESIAE. N. ANN. XXIII.

QVEM

(1) Ved. nella Chiesa di Roma, tom. 1, pag. 388.

« ÖncekiDevam »