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Signore e Signori,

Nel gennaio dell' anno 1077 seguiva in Italia uno dei fatti più memorabili che narrino le storie del mondo. Per tre giorni di seguito, nella corte del castel di Canossa, un imperatore tedesco aspettava, vestito del saio dei penitenti, a capo scoperto, a piè nudi, che il papa, dal quale era stato scomunicato e maledetto, volesse ammetterlo alla sua presenza, largirgli l'assoluzione e il perdono. Quell' imperatore aveva nome Enrico IV; quel papa Gregorio VII.

Com'era possibile ciò? per quali ragioni, per quali vie era cresciuta cosi formidabilmente la potestà di colui che pur si diceva servo dei servi di Cristo? Gregorio sogno di far soggette alla potestà dei pontefici tutte le potestà della terra; quale forza d'idee, quale concorso di eventi, suscitaron quel sogno, e per poco non fecero che diventasse realtà?

Per intenderlo bisogna risalire alle origini, bisogna rifar nello spirito il corso della storia. Nella quale nulla è di miracoloso e d'inesplicabile; ma concatenazione infinita di cause e di effetti, e logico esercizio di forze ineluttabili.

Vediamo prima di tutto perchè e come sorgesse il papato, quella premineuza, cioè, che il vescovo di Roma acquistò sopra gli altri vescovi; e perchè e come sorgesse e si fermasse in Roma, e quivi, e non altrove, dovesse sorgere e fermarsi. Sarò parco nel ricordo dei fatti, come l'indole e la misura del mio dire richiedono, e mi studierò di trarne fuori l'anima che li fa muovere e ne dà ragione.

Per lungo tempo le comunità cristiane particolari, le singole Chiese, trionfando delle persecuzioni, anzi traendo da esse nuovo vigore e vita novella, s' andarono moltiplicando per entro al mondo pagano, senza che l'una prevalesse, a dir proprio, alle altre. Ciò nondimeno le comunità di più antica fondazione, o fondate in città più cospicue, e in specie quelle che avevano, o si credeva avessero avuto, a primo istitutore alcuno degli apostoli, dovevano di necessità esser tenute in maggior concetto e primeggiare in qualche maniera. Il desiderio della cattolicità, ossia della universalità, della quale è già cenno, sino forse dal primo secolo, in una epistola di Sant'Ignazio, ve

scovo di Antiochia; il bisogno di opporre a comuni nemici una comune difesa, e di serbare intera, incorrotta, uniforme la dottrina di Cristo, nel che era la forza e la salvezza di tutti; tendevano già per sè stessi, con lento ed inconsapevole lavoro, a costituire certe forme di preminenza, tanto più durature e capaci d'incremento quanto più utili. Le comunità non vivevano vita separata; vivevano anzi in una perpetua comunione di pensieri, di parole e di opere, ricorrendo le une alle altre, ogni qual volta nascesse un dubbio in materia di dottrina o di disciplina, ogni qual volta avessero bisogno di consiglio o di aiuto. Così stringevano fra loro vincoli d'interesse e di fratellanza, e, come avviene, tendevano spontaneamente a raccogliersi e ordinarsi intorno ad un centro.

In origine il primato spettò di pien diritto a Gerusalemme, dove il Redentore aveva insegnato ed era morto, e dove gli apostoli avevano ricevuto lo Spirito Santo prima di separarsi e muovere all'opera della predicazione. Se la storia fosse governata da preconcetti ideali, inflessibili ed invariabili, Gerusalemme avrebbe dovuto essere la Chiesa madre dell'orbe cristiano, e la natural sede del pontificato; invece di fronte a lei sorsero: Antiochia, ch' era stata il centro della predicazione di San Paolo; Alessandria, che aveva ricevuto la nuova fede da San Marco: Roma, che due apo

ed era la

stoli avevano consacrata col sangue, metropoli del mondo. Il primato di Costantinopoli era ancora di là da venire. Per un certo tempo Roma non fu maggiore delle altre Chiese maggiori; ma non tardò molto a crescere sopra tutte le altre. E così doveva avvenire.

Fu veramente San Pietro in Roma? vi sofferse egli veramente il martirio? È questo un dubbio che diede materia a infinite dispute, un dubbio che la critica sino a questi giorni non potè risolvere, e che forse non potrà risolvere mai. Se non vi fu, dovette certo desiderare di andarvi, perchè le forze del cristianesimo nascente già tendevano verso Roma, a cui tutto tendeva; perchè il mondo non poteva esser fatto seguace di Cristo, se prima al mite giogo di Cristo non si piegava la città ch'era capo del mondo, e perchè all'entusiasmo dei primi cristiani un tale trionfo doveva sembrare sopra tutti gli altri glorioso e magnifico. Sia come si voglia, certo è che, in Roma, la credenza alla venuta e all'insegnamento del principe degli apostoli nella città, appar viva sino dal principio del secondo secolo, e che se questa era leggenda, era leggenda necessaria, di cui si scorgono immediatamente gli effetti. La Chiesa fondata da San Pietro e da San Paolo doveva non solo, per ragionevole presunzione, possedere la dottrina nella maggior sua integrità e purezza, ma avere ancora sopra tutte

l'altro Chiese quello stesso primato che sopra tutti gli altri apostoli Cristo aveva conferito a San Pietro. I Papi furono dunque legittimi successori di San Pietro, e appunto perchè successori di lui furono papi.

Il sentimento di questo primato s'andò facendo sempre più vivo ed universale, e più saldo il proposito di farlo valere. Ireneo, vescovo di Lione, e martire nei primi anni del secolo terzo, risolutamente affermava in un suo scritto contro gli eretici Valentiniani, che tutte le Chiese debbono conformarsi alla Chiesa di Roma in ragione della preminenza che le spetta, e non molti anni dopo Cipriano, vescovo di Cartagine, diceva in una delle sue epistole: "V'è un solo Dio, e un solo Cristo, e una sola Chiesa, e una sola cattedra, fondata per le stesse parole del Signore su Pietro,,; e chiamava in un' altra epistola sua la Chiesa di Roma "radice e matrice della Chiesa cattolica,,. Già Vittore I (192-202) aveva asserita la sua prerogativa; mezzo secolo più tardi, Stefano I (253257), escludendo dalla comunion dei fedeli alcuni vescovi, che in certa question di battesimo, non consentivano con le dottrine di Roma, derivava il suo diritto dal diritto di Pietro, in cui era fondata la Chiesa, e di cui egli era il legittimo successore. La tomba del principe degli apostoli diventò come il Palladio, nonchè di Roma cristiana, del papato.

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