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scorrere della legge; e dalle sue parole trapela nuovamente un vergine entusiasmo giovanile per questa legge laica, cosi attraente, così seducente, in confronto della severa legge teologica, a eni s'era dato. La legge romana lo aveva addirittura affascinato. D'altronde non s'era ancora tanto impelagato nello studio delle leggi divine, che non gli avanzasse un po' di tempo per darsi alla lettura del Codice e del Digesto, e lo facea per mero suo sollazzo e non per uso. La lettera continua osservando il grave pericolo, che c'era pei chierici di studiar legge, tanto essa assorbiva tutto l'uomo, da lasciargli poco agio o voglia per le cose divine. A me non resta che augurare agli studenti dei nostri giorni, che tutti i loro amori possano somigliare a codesti ardenti e casti dello scolaro bolognese del secolo XII.

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Intanto Bologna, mercè il suo studio, si meritò presto il soprannome di dotta. Già il poeta, che cantò la guerra tra Milano e Como, la chiama così: docta Bononia. Col tempo poi la cosa diventò proverbiale, e il nome di Bologna fini con l'essere indissolubilmente unito a codesta sua speciale missione d'insegnare: Bononia docet.

Ed ora, vorrem dire che Bologna sia meno grande, perchè non spezzò il filo delle vecchie tradizioni, ma si riattaccò ad esse e ne fece suo pro'? Certamente lo studio di Bologna si riannoda

al passato; ma insieme porta anch'esso il suo contributo alla storia: lo porta al pari di Roma e di Ravenna, al pari di Pavia, e s' afferma e s'impone e appare improvvisamente circonfuso di splendida luce, quale non si era vista per molti secoli, quale forse non si vedrà più. Chiaro è: come al banchetto della vita, così a quello della scienza, c'è posto per tutti intendo gli uomini di buona volontà. Dopo tutto, è una cosa che conforta il vedere che la parola della scienza non va perduta, ma resta, anche in mezzo alle mille vicende e traversie e tristizie dei tempi. Simile alle stelle che nel mare Egeo sornuotavano a indicare dove stava sprofondata la lira di Saffo, anch'essa sornuota a tutto; e le nuove generazioni la raccolgono, e amorosamente la custodiscono, e aggiungendovi, o anche non aggiungendovi nuila del proprio, la trasmettono, vigili lampadofore, alle generazioni venture.

Signore e Signori!

Il progresso umano è soltanto a questo patto.

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Signore e Signori.

Ernesto Renan in uno dei suoi Nuovi studi di storia religiosa dice: "Quella gran notte la quale si stende dalla rovina della civiltà antica al risplendere della civiltà moderna, non è, come molti se la sono figurata, un'ombra tutta uniforme, ma presenta a un occhio attento linee assai chiare, d'un disegno facile a scorgersi. La notte non dura realmente che fino al secolo undecimo. Allora ha luogo un rinascimento in filosofia, in poesia, in politica, in arte. Di questo rinascimento la parte prima, che spetta principalmente alla filosofia e a quel pochissimo di scienza che allora le era unita, può dirsi si accolga tutta nella Scolastica, nella filosofia del Cristianesimo e della Chiesa, che si estende anche in Occidente per tutto là

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