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quelle che poi saranno le correnti più vive del pensiero moderno, e aver già in sè ciascuna il getto primo di quelle attitudini e abiti di mente nazionali e di razza che poi esse porteranno seco nella coltura comune d'Europa. La forma d' intelligenza che Amiel chiamava matematica e che egli dà ai Francesi, portati sempre ad applicare la logica delle astrazioni a priori alle cose e alla vita, è già tutta nel concettualismo razionalistico di Pietro Abelardo, egoista voluttuoso e freddo che fa di sè centro all'amore per Eloisa ed al mondo, che ragiona e sillogizza la passione e non le si sacrifica mai, e che rammenta a una certa aria di famiglia un Rosseau o un Saint Preux o uno Chateaubriand d'allora, come nella sua filosofia ha già i germi di quella del Cartesio. E quel Rogero Bacone, che ha nella sua cella accanto al breviario le storte e i fornelli dell'alchimista, che alterna le astrazioni di uno scolastico e i fervori di un mistico ispirato con le fini osservazioni analitiche dei fenomeni naturali, è già un precursore dei filosofi e dei naturalisti inglesi dei secoli XVII e XVIII, spiriti liberissimi e religiosi ad un tempo, potenti nell' indagine minuta, positiva dei fatti e inclinati a fantasie idealistiche. E ancora in quell'Eckhart tedesco della seconda metà del secolo XIII, seguace di Alberto Magno e domenicano anche lui, che modifica in senso

mistico e quasi panteistico la dottrina del suo maestro sull'unità di spirito dell' anima umana con Dio, e si allontana, se non dalla lettera, dal senso della tradizione romana che lo condannò; in Eckhart senti già la prima parola dei riformatori protestanti, senti già i pietisti e balena il misticismo. teosofico dello Schelling che s'ispirò anche da lui. E finalmente, o signori, non vi pare abbia, a un tempo, e del Don Giovanni e del Don Chisciotte della Scolastica quel Raimondo Lullo spagnuolo del secolo XIII, autore della fantastica Ars magna? Del quale si racconta che, giovane dissoluto, ardente negli amori, mentre inseguiva una sera la donna da lui più desiderata persino sotto gli archi solitari di un chiostro, ella, ad un tratto, s'era voltata e s'era scoperta parte del seno divorato da un cancro; e allora Lullo lasciando moglie, figli, ricchezze s'era fatto frate minore; anima fervida di cupo entusiasmo, intelletto geniale e fantastico di sognatore delirante, tra il mago e l'apostolo, che percorre l'Europa facendo nelle corti esperienze d'alchimia e predicando l'insegnamento delle lingue orientali per convertire gl'infedeli, e va più volte e persino vecchissimo in Terrasanta finchè non ottiene il martirio.

Di tanto moto di vita non resta ora nella Scolastica che una tradizione formale di dottrine quasi ossificata per decrepitezza, e che si ritira più e

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più in sè da ogni contatto col pensiero laico dei nostri tempi. La Chiesa però non solo tiene a questa tradizione ma la vuol viva nelle sue scuole e riattinta sopra tutto alle dottrine di san Tommaso, di cui una celebre enciclica di Leone XIII raccomandava lo studio come ritorno desiderabile della mente del clero ai principii della filosofia cristiana. E la sua parola sembra non sia caduta vana. I libri dei Padri e dei Dottori scolastici e più in particolare quelli della tradizione tomistica, seguita nella sostanza anche dai Gesuiti, non furono, mi si dice, da un pezzo mai così ricercati come ora dagli ecclesiastici, specie dagli stranieri. Nelle pubbliche vendite che se ne fanno a Roma gli enormi in folio polverosi di quelle edizioni vanno via a ruba comprati ad alti prezzi dalle università, dalle biblioteche dei seminari e delle chiese cattoliche di America, d'Irlanda e di Germania, che fanno a gara a provvedersene per gli studi dei chierici.

Mi è un vero risveglio di studi? A molti segni la risposta parrebbe non potere esser dubbia. L'alto clero romano non solo non compra più libri moderni ma lascia vender gli antichi; e ogni passo che fa oggi nell'insegnamento filosofico e teologico la tradizione centrale rappresentata da Roma, è un suo chiudersi sempre più in sè, è un alienarsi dal laicato e da ogni pur lontano sentore d'idee scien

tifiche moderne. Ieri appena uno scrittore, mi pare, della Civiltà Cattolica voleva trovare in san Tommaso persino la chimica. Se san Tommaso, che ai suoi tempi professò e spinse all'estremo la compenetrazione delle verità religiose con la ragione, e studio e riferi con onestà scrupolosa, in tutta la loro forza, le obiezioni che allora si facevano alle dottrine ortodosse, se san Tommaso tornasse oggi al mondo, io credo che riconoscerebbe più di sè stesso della sua filosofia, in Antonio Rosmini condannato da Roma, e che solo ai nostri tempi ha ravvivata la Scolastica, e nel liberale e colto clero di Lombardia suo seguace, che non ne' loro avversari.

Chi segua con attenzione i segni dei nostri tempi e delle condizioni morali d'Italia, da qualunque parte vengano, non può restare indifferente, o signori, a quelli che danno di sè la col· tura e l'indirizzo intellettuale filosofico della Chiesa. Il problema se e come sia possibile in avvenire Hna trasformazione delle dottrine del cattolicismo romano d'accordo col pensiero e coi bisogni morali del laicato e delle classi più culte, questo problema c'è chi può negarlo? ed è dei più vitali ed importanti tra quelli che s'impongono alla nuova vita e alla coscienza del nostro paese. L'Italia laica, pensante vi porterà, lo spero, un giorno o l'altro per risolverlo, non

apostasie che sarebbero anacronismi, contrarie a tutta la nostra tradizione e all'istinto del popolo, non mere negazioni infeconde, ma molto di quel sano buon senso pratico che ha pur la parte sua anche in materia di religione. Poichè, se è vero che le vie di quella fede alta, madre di forti caratteri e di larghe menti e di moralità operosa, di cui vive ogni popolo grande, non sono state punto chiuse dalla scienza la quale respinge più indietro l'arcano delle cose ma non lo toglie

è anche vero che tra codeste vie la più dritta sarà sempre quella iu cui l'uomo potrà entrare con tutto sè stesso: con in cuore gli impeti di un'anima credente nel bene e nell'ideale, ma anche con gli occhi volti alla buona scorta di un sapere largo, rigoroso, disinteressato.

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