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SONETTO IX.

Aggiunge, che la speranza di guarire, benchè delusa, il riconduce pur sempre a veder la sua donna.

Spesse fiate vegnonmi alla mente
L'oscure qualità, ch' Amor mi dona:
E viemmene pietà sì, che sovente
I' dico: lasso! avvien egli a persona?

Ch' Amor m' assale sì subitamente,
Che la mia vita quasi m'abbandona:
Campami un spirto vivo solamente;
E quel riman, perchè di voi ragiona.

Poscia mi sforzo, che mi voglio atare;
E così smorto, d'ogni valor voto,
Vegno a vedervi, credendo guarire.

E se io levo gli occhi

per guardare,

Nel cor mi s'incomincia un terremoto',

Che fa da' polsi l'anima partire.

1 Terremoto per tremito violento è iperbole da non imitarsi.

CANZONE PRIMA.

LE LODI DI BEATRICE.

Alle compagne della gentilissima, e a tutte le donne gentili, narra il Poeta i pregi di lei.

Donne, ch'avete intelletto d' Amore,
Io vo' con voi della mia donna dire;
Non perch'io creda sua laude finire,
Ma ragionar per isfogar la mente.
Io dico, che pensando al suo valore,
Amor sì dolce mi si fa sentire;
Che, s'io allora non perdessi ardire,
Farei parlando innamorar la gente:
Ed io non vo' parlar sì altamente,
Ch'io divenissi per temenza vile;
Ma tratterò del suo stato gentile,
A rispetto di lei leggeramente,
Donne e donzelle amorose, con vui;
Che non è cosa da parlarne altrui.

Angelo chiama il divino intelletto, E dice: Sire, nel mondo si vede

1 Parlano gli Angeli.

Maraviglia nell'atto, che procede

D'un' anima che 'n fin quassù risplende :
Lo cielo, che non ha altro difetto
Che d'aver lei, al suo Signor la chiede;
E ciascun Santo ne grida merzede.
'Sola pietà nostra parte difende;

Che parla Iddio, che di Madonna intende :
2 Diletti miei, or sofferite in pace,
Che vostra speme sia, quanto mi piace,
Là ov'è alcun che perder lei s' attende;
E che dirà nell' inferno a' mal nati 3:
I' vidi la speranza de' Beati.

4 Madonna è desiata in l'alto cielo:
Or vo' di sua virtù farvi sapere.
Dico: qual vuol gentil donna parere,
Vada con lei; che quando va per via,
Gitta ne' cor villani Amore un gielo,
Perch' ogni lor pensiero agghiaccia e pere:
E qual soffrisse di starla a vedere,
Diverria nobil cosa, e si morria:

E quando truova alcun che degno sią
Di veder lei, quei prova sua virtute;

Parla il Poeta.

2 Parla Iddio.

3 Si vede qui che Dante sin dall' età giovanile aveva concepito l'idea del suo gran poema.

4 Torna a parlare il Poeta.

Che gli avvien ciò, che gli dona salute;
E sì l'umilia, ch' ogni offesa oblia.
Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato,
Che non può mal finir, chi l'ha parlato.

Dice di lei Amor: cosa mortale
Com' esser può sì adorna, e sì pura?
Poi la riguarda, e fra se stesso giura,
Che Dio ne 'ntende di far cosa nova:
Color di perla quasi in forma, quale
Conviene a donna aver, non fuor misura.
Ella è, quanto di ben può far natura;
Per esempio di lei beltà si pruova:
Degli occhi suoi, comecch'ella gli mova,
Escono spirti d'Amore infiammati,

Che fieron gli occhi a qual, ch' allor gli guati,

E

passan sì, che 'l cor ciascun ritrova.

Voi le vedete Amor pinto nel viso,
Là u' non puote alcun mirarla fiso.

Canzone, io so, che tu girai parlando
A donne assai, quando t'avrò avanzata:
Or t'ammonisco, perch'io t'ho allevata
Per figliuola d'Amor, giovane e piana;
Che dove giugni, tu dichi pregando:
Insegnatemi gir, ch'io son mandata
A quella, di cui lode io sono ornata:
E se non vuogli andar, siccome vana,

Non ristare ove sia gente villana :
Ingegnati, se puoi, d'esser palese

Solo con donne, o con uomin cortese ';
Che ti merranno per la via tostana:
Tu troverai Amor con esso lei;
Raccomandami a lui, come tu dei 2.

1 Cortese invece di cortesi.

2 Questa Canzone ha tre parti principali. La prima parte è proemio delle seguenti parole. La seconda è il trattato intero. La terza è quasi una serviziale delle precedenti parole. La seconda comincia: Angelo chiama. La terza : Canzone io so.

(DANT. V. N.)

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