dice, dicendo che la via dei giusti è quasi luce splendente, che procede, e cresce infino al dì della beatitudine, andando loro dietro, mirando le loro operazioni, ch' esser debbono a voi luce nel cammino di questa breve vita. E qui si può terminare la vera sentenza della presente Canzone. Veramente l'ultimo verso, che per Tornata è posto, per la letterale sposizione assai leggiermente qua si può redurre, salvo intanto, quanto dice che io la chiamai ( questa donna ) fiera e disdegnosa. Dov'è da sapere che dal principio essa Filosofia parea a me, quanto dalla parte del suo corpo, cioè Sapienza, fierc, chè non mi ridea, in quanto le sue persuasioni ancora non intendea: e disdegnosa, chè non mi volgea l'occhio, cioè che io non potea vedere le sue dimostrazioni. E di tutto questo è detto che il difetto era dal mio lato. E per questo, e per quello che nella sentenza letterale è dato ad intendere, è manifesta l' allegoria della Tornata: sicchè tempo è, per più oltre procedere, di porre fine a questo Trattato. TRATTATO QUARTO Le dolci rime d' Amor, ch' io solía Cercar ne' miei pensieri, Convien ch' io lasci; non perch' io non speri Ad esse ritornare, Ma perchè gli atti disdegnosi e feri, Che nella donna mia Sono appariti, m' han chiuso la via E poiché tempo mi par d' aspettare,. Ch' io ho tenuto nel trattar d' Amore, Per lo qual veramente è l' uom gentile, Riprovando il giudicio falso e vile E cominciando, chiamo quel signore. Tale imperò che gentilezza volse, Che fosse antica possession d'averc Ed altri fu di più lieve sapere, Che tal detto rivolse, E l'ultima particola ne tolse, E dietro da costui van tutti quelli Che lungamente in gran ricchezza è stata. La così falsa opinïon tra nui, Che l'uom chiama colui Uomo gentil, che può dicere: i' fui Benchè sia da nïente: Ma vilissimo sembra, a chi 'l ver guata, E dopo il falso parla non intero; Similemente fu chi tenne impero Chè prima pone 'l falso, e d'altro lato Con difetto procede; Chè le divizie, siccome si crede, Non posson gentilezza dar, nè torre; Poi chi pinge figura, Se non può esser lei, non la può porre: Fa piegar rivo che da lunge corre. Non posson quïetar, ma dan più cura; Nè voglion che vil uom gentil divegna; Nè di vil padre scenda Nazion, che per gentil giammai s' intenda: Quest' è da lor confesso; Onde la lor ragion par che s' offenda, In tanto, quanto assegna, Che tempo a gentilezza si convegna, Difinendo con esso. Ancor segue di ciò che innanzi ho messo, Che sien tutti gentili, ovver villani, O che non fosse a uom cominciamento. Nè eglino altresì, se son Cristiani; È manifesto i lor diri esser vani: E dicer voglio omai, siccome io sento, Virtude intendo che fa l' uom felice Quest' è, secondochè l' Etica dice, Lo qual dimora in mezzo solamente, Dico che Nobiltate in sua ragione Dà sempre altrui di sè buono intelletto; Convengono ambedue, ch' en d'un cffetto; |