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S' io era corpo, e qui non si concepe
Com' una dimension altra patio,
Ch' esser convien se corpo in corpo
repe,

Accender ne dovria più il disio

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Di questo corpo, che laggiuso in terra Fan di Cain favoleggiare altrui ?' Ella sorrise alquanto, e poi : 'S' egli erra L'opinion,' mi disse, 'dei mortali, Dove chiave di senso non disserra, Certo non ti dovrien punger gli strali D'ammirazione omai; poi retro ai sensi Vedi che la ragione ha corte l' ali. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi ?' 58 Ed io: Ciò che n' appar quassù diverso, Credo che il fanno i corpi rari e densi.' Ed ella: Certo assai vedrai sommerso 61 Nel falso il creder tuo, se bene ascolti L'argomentar ch' io gli farò avverso. La spera ottava vi dimostra molti

Lumi, li quali nel quale e nel quanto Notar si posson di diversi volti. Se raro e denso ciò facesser tanto, Una sola virtù sarebbe in tutti, Più e men distributa, ed altrettanto.

Dell' altro, e s' egli avvien ch' io l'altro cassi,

Falsificato fia lo tuo parere.

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S' egli è che questo raro non trapassi, 85
Esser conviene un termine, da onde
Lo suo contrario più passar non lassi;
Ed indi l' altrui raggio si rifonde
Così, come color torna per vetro,
Lo qual diretro a sè piombo nasconde.
Or dirai tu ch' ei si dimostra tetro
Quivi lo raggio più che in altre parti,
Per esser li rifratto più a retro.
Da questa instanzia può diliberarti
Esperienza, se giammai la provi,
Ch' esser suol fonte ai rivi di vostr'
arti.

Tre specchi prenderai, e due rimovi

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Della neve riman nudo il suggetto E dal colore e dal freddo primai; Così rimaso te nello intelletto Voglio informar di luce sì vivace, Che ti tremolerà nel suo aspetto. Dentro dal ciel della divina pace Si gira un corpo, nella cui virtute L'esser di tutto suo contento giace. 67 Lo ciel seguente, ch' ha tante vedute, 115 Quell' esser parte per diverse essenze Da lui distinte e da lui contenute.

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La virtù mista per lo corpo luce, Come letizia per pupilla viva. Da essa vien ciò che da luce a luce Par differente, non da denso e raro: Essa è formal principio che produce, Conforme a sua bontà, lo turbo e il chiaro.' 148

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Del nome tuo e della vostra sorte.' Ond' ella pronta e con occhi ridenti: 'La nostra carità non serra porte

A giusta voglia, se non come quella Che vuol simile a sè tutta sua corte. Io fui nel mondo vergine sorella; E se la mente tua ben si riguarda, Non mi ti celerà l' esser più bella, Ma riconoscerai ch' io son Piccarda, Che posta qui con questi altri beati, Beata sono in la spera più tarda. Li nostri affetti, che solo infiammati Son nel piacer dello Spirito Santo, Letizian del suo ordine formati. E questa sorte, che par giù cotanto, Però n' è data, perchè fur negletti Li nostri voti, e vòti in alcun canto.' Ond' io a lei: 'Ne' mirabili aspetti Vostri risplende non so che divino, Che vi trasmuta dai primi concetti. Però non fui a rimembrar festino, Ma or m' aiuta ciò che tu mi dici, Si che raffigurar m' è più latino.

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Ch' arder parea d' amor nel primo Quest' è la luce della gran Costanza, 118

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Donna più su,' mi disse, 'alla cui norma Nel vostro mondo giù si veste e vela, Perchè in fino al morir si vegghi e dorma 100 Con quello sposo ch' ogni voto accetta, Che caritate a suo piacer conforma. Dal mondo, per seguirla, giovinetta Fuggi'mi, e nel suo abito mi chiusi, E promisi la via della sua setta. Uomini poi, a mal più ch' al bene usi, 106 Fuor mi rapiron della dolce chiostra ; E Dio si sa qual poi mia vita fusi. E quest' altro splendor, che ti si mostra 109 Dalla mia destra parte, e che s' accende Di tutto il lume della spera nostra,

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M' era nel viso, e il domandar con ello Più caldo assai, che per parlar distinto. Fe' si Beatrice, qual fe' Daniello, Nabuccodonosor levando d' ira, Che l' avea fatto ingiustamente fello, E disse: 'Io veggio ben come ti tira Uno ed altro disio, sì che tua cura Sè stessa lega si che fuor non spira. Tu argomenti: "Se il buon voler dura, 19 La violenza altrui per qual ragione

Di meritar mi scema la misura? Ancor di dubitar ti dà cagione,

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Parer tornarsi l' anime alle stelle, Secondo la sentenza di Platone. Queste son le question che nel tuo velle 25 Pontano egualemente; e però pria Tratterò quella che più ha di felle.

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A vostra facultate, e piedi e mano Attribuisce a Dio, ed altro intende; E santa Chiesa con aspetto umano Gabriel e Michel vi rappresenta, E l'altro che Tobia rifece sano. Quel che Timeo dell' anime argomenta 49 Non è simile a ciò che qui si vede, Però che, come dice, par che senta. Dice che l' alma alla sua stella riede, 52 Credendo quella quindi esser decisa, Quando natura per forma la diede. E forse sua sentenza è d' altra guisa Che la voce non suona, ed esser puote Con intenzion da non esser derisa. S'egl' intende tornare a queste rote L'onor dell' influenza e il biasmo, forse In alcun vero suo arco percote.

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Perchè, s' ella si piega assai o poco,
Segue la forza; e così queste fero,
Possendo ritornare al santo loco.
Se fosse stato lor volere intero,
Come tenne Lorenzo in sulla grada,
E fece Muzio alla sua man severo,
Così le avria ripinte per la strada
Ond' eran tratte, come furo sciolte;
Ma cosi salda voglia è troppo rada.
E per queste parole, se ricolte
L' hai come devi, è l' argomento casso,
Che t'avria fatto noia ancor più volte.
Ma or ti s' attraversa un altro passo
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Dinanzi agli occhi tal, che per te stesso
Non usciresti, pria saresti lasso.
Io t'ho per certo nella mente messo,
Ch' alma beata non poria mentire,
Perocch' è sempre al primo vero

appresso:

E poi potesti da Piccarda udire,
Che l'affezion del vel Costanza tenne,
Si ch' ella par qui meco contradire.
Molte fiate già, frate, addivenne

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Si che scusar non si posson l' offense. Voglia assoluta non consente al danno, 109 Ma consentevi in tanto in quanto teme, Se si ritrae, cadere in più affanno. Però, quando Piccarda quello espreme, 112 Della voglia assoluta intende, ed io Dell' altra, sì che ver diciamo insieme.' Cotal fu l' ondeggiar del santo rio, Ch' uscì del fonte ond' ogni ver deriva; Tal pose in pace uno ed altro disio. 'O amanza del primo amante, o diva,' 118 Diss' io appresso, 'il cui parlarm'inonda, E scalda sì, che più e più m' avviva, Non è l' affezion mia tanto profonda, 121 Che basti a render voi grazia per grazia ;

Ma quei che vede e puote, a ciò risponda. Io veggio ben che giammai non si sazia 124 Nostro intelletto, se il ver non lo illustra, Di fuor dal qual nessun vero si spazia.

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