Là 've ogni ben si termina e s' inizia, Per te si veggia, come la vegg' io, Grata m' è più, e anco questo ho caro, Perchè il discerni rimirando in Dio. Fatto m' hai lieto, e così mi fa chiaro, 91 Poichè parlando a dubitar m' hai mosso, Come uscir può di dolce seme amaro.' Questo io a lui; ed egli a me : 'S' io posso 94 Mostrarti un vero, a quel che tu domandi Terrai il viso come tieni il dosso. Lo ben che tutto il regno che tu scandi 97 Volge e contenta, fa esser virtute Sua provvidenza in questi corpi grandi; E non pur le nature provvedute
Discorde a sè, come ogni altra semente Fuor di sua region, fa mala prova. E se il mondo laggiù ponesse mente Al fondamento che natura pone, Seguendo lui, avria buona la gente. Ma voi torcete alla religione
Tal che fia nato a cingersi la spada, E fate re di tal ch' è da sermone; Onde la traccia vostra è fuor di strada.'
Gli occhi di Beatrice, ch' eran fermi 16 Sopra me come pria, di caro assenso Al mio disio certificato fermi. 'Deh metti al mio voler tosto compenso, 19 Beato spirto,' dissi, e fammi prova Ch' io possa in te rifletter quel ch' io penso.'
Onde la luce che m' era ancor nuova, 22 Del suo profondo, ond' ella pria cantava, Seguette, come a cui di ben far giova: 'In quella parte della terra prava Italica, che siede tra Rialto
Grande fama rimase, e pria che moia, Questo centesim' anno ancor s'incinqua. 40 Vedi se far si dee l' uomo eccellente, Si ch' altra vita la prima relinqua! E ciò non pensa la turba presente, Che Tagliamento ed Adice richiude, Nè per esser battuta ancor si pente. Ma tosto fia che Padova al palude Cangerà l'acqua che Vicenza bagna, Per esser al dover le genti crude. E dove Sile e Cagnan s' accompagna, 49 Tal signoreggia e va con la testa alta, Che già per lui carpir si fa la ragna. Piangerà Feltro ancora la diffalta Dell' empio suo pastor, che sarà sconcia Si che per simil non s' entrò in Malta. 7 Troppo sarebbe larga la bigoncia 55
Dapoichè Carlo tuo, bella Clemenza, M' ebbe chiarito, mi narrò gl' inganni Che ricever dovea la sua semenza; Ma disse: 'Taci, e lascia volger gli anni;' 4 Si ch' io non posso dir, se non che pianto Giusto verrà diretro ai vostri danni. E già la vita di quel lume santo
Rivolta s' era al sol che la riempie, Come quel ben ch' ad ogni cosa è tanto. Ahi, anime ingannate, e fatture empie, 10 Che da si fatto ben torcete i cori, Drizzando in vanità le vostre tempie! Ed ecco un altro di quegli splendori Ver me si fece, e il suo voler piacermi Significava nel chiarir di fuori.
Si come riso qui; ma giù s' abbuia L'ombra di fuor, come la mente è trista. 'Dio vede tutto, e tuo veder s' inluia,' 73 Diss' io, beato spirto, sì che nulla Voglia di sè a te puote esser fuia. Dunque la voce tua, che il ciel trastulla 76 Sempre col canto di quei fochi pii Che di sei ali facean la cuculla, Perchè non satisface ai miei disii ? Già non attenderei io tua domanda, S'io m' intuassi, come tu t' immii.' 'La maggior valle in che l'acqua si spanda,' Incominciaro allor le sue parole, 'Fuor di quel mar che la terra inghirlanda,
Tu vuoi saper chi è in questa lumiera, 112 Che qui appresso me così scintilla Come raggio di sole in acqua mera. Or sappi che là entro si tranquilla Raab, ed a nostr' ordine congiunta, Di lei nel sommo grado si sigilla. Da questo cielo in cui l'ombra s'appunta 118 Che il vostro mondo face, pria ch' altr' alma
Del trionfo di Cristo fu assunta. Ben si convenne lei lasciar per palma 121 In alcun cielo dell' alta vittoria Che s' acquistò con l'una e l'altra palma; Perch' ella favorò la prima gloria
Che pria volse le spalle al suo fattore, E di cui è la invidia tanto pianta, Produce e spande il maledetto fiore Ch' ha disviate le pecore e gli agni, Perocchè fatto ha lupo del pastore. Per questo l' Evangelio e i Dottor magni 133 Son derelitti, e solo ai Decretali Si studia sì che pare ai lor vivagni. A questo intende il papa e i cardinali: 136 Non vanno i lor pensieri a Nazzarette, Là dove Gabriello aperse l' ali. Ma Vaticano e l' altre parti elette Di Roma, che son state cimiterio Alla milizia che Pietro seguette, Tosto libere fien dell' adulterio.'
Si trovan molte gioie care e belle Tanto che non si posson trar del regno, E il canto di quei lumi era di quelle; 73 Chi non s' impenna si che lassù voli, Dal muto aspetti quindi le novelle. Poi si cantando quegli ardenti soli Si fur girati intorno a noi tre volte, Come stelle vicine ai fermi poli. Donne mi parver non da ballo sciolte, 79 Ma che s' arrestin tacite, ascoltando Fin che le nuove note hanno ricolte. E dentro all' un senti' cominciar: 'Quando
Tu vuoi saper di quai piante s' infiora. 91 Questa ghirlanda, che intorno vagheggia La bella donna ch' al ciel t' avvalora. Io fui degli agni della santa greggia Che Domenico mena per cammino, U' ben s' impingua se non si vaneggia. Questi che m' è a destra più vicino, Frate e maestro fummi, ed esso Alberto È di Cologna, ed io Thomas d' Aquino. Se si di tutti gli altri esser vuoi certo, 100 Diretro al mio parlar ten vien col viso Girando su per lo beato serto: Quell' altro fiammeggiare esce del riso 103 Di Grazian, che l' uno e l' altro foro Aiutò si che piace in Paradiso.
L' altro ch' appresso adorna il nostro
Quel Pietro fu, che con la poverella Offerse a Santa Chiesa suo tesoro. La quinta luce, ch'è tra noi più bella, 109 Spira di tale amor, che tutto il mondo Laggiù ne gola di saper novella,
Di luce in luce, dietro alle mie lode, Già dell' ottava con sete rimani. Per vedere ogni ben dentro vi gode L'anima santa, che il mondo fallace Fa manifesto a chi di lei ben ode. Lo corpo ond' ella fu cacciata giace Giuso in Cieldauro, ed essa da martiro E da esilio venne a questa pace. Vedi oltre fiammeggiar l' ardente spiro 130 D' Isidoro, di Beda, e di Riccardo Che a considerar fu più che viro. Questi onde a me ritorna il tuo riguardo, È il lume d' uno spirto, che in pensieri Gravi a morir gli parve venir tardo. Essa è la luce eterna di Sigieri,
Che, leggendo nel vico degli strami, Sillogizzò invidiosi veri,'
Indi come orologio, che ne chiami
Quando da tutte queste cose sciolto, Con Beatrice m' era suso in cielo Cotanto gloriosamente accolto. Poi che ciascuno fu tornato ne lo Punto del cerchio in che avanti s' era, Fermossi come a candellier candelo. Ed io senti' dentro a quella lumiera Che pria m' avea parlato, sorridendo Incominciar, facendosi più mera: 'Così com' io del suo raggio risplendo, 19 Si, riguardando nella luce eterna, Li tuoi pensieri, onde cagioni, apprendo. Tu dubbi, ed hai voler che si ricerna In si aperta e in sì distesa lingua Lo dicer mio, ch' al tuo sentir si sterna, Ove dinanzi dissi: "U' ben s'impingua," 25 E là u' dissi: "Non nacque il secondo;" E qui è uopo che ben si distingua. La provvidenza, che governa il mondo 28 Con quel consiglio nel quale ogni aspetto Creato è vinto pria che vada al fondo, Perocchè andasse ver lo suo diletto La sposa di colui, ch' ad alte grida Disposò lei col sangue benedetto, In sè sicura ed anco a lui più fida,
Due Principi ordinò in suo favore, Che quinci e quindi le fosser per guida.
L' un fu tutto serafico in ardore, L'altro per sapienza in terra fue Di cherubica luce uno splendore. Dell' un dirò, perocchè d' ambedue Si dice l' un pregiando, qual ch' uom prende,
Perchè ad un fine fur l' opere sue. Intra Tupino e l'acqua che discende Del colle eletto del beato Ubaldo, Fertile costa d' alto monte pende, Onde Perugia sente freddo e caldo Da porta Sole, e diretro le piange Per grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa là dov' ella frange
Più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
Sen giva, e chi seguendo sacerdozio, E chi regnar per forza o per sofismi, E chi rubare, e chi civil negozio,
Chi nel diletto della carne involto,
Non dica Ascesi, che direbbe corto, Ma Oriente, se proprio dir vuole. Non era ancor molto lontan dall' orto, 55 Ch' ei cominciò a far sentir la terra
Della sua gran virtute alcun conforto;
S' affaticava, e chi si dava all' ozio;
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