་ CANTO DECIMO. Ora sen va per un secreto calle Tra il muro della terra e li martiri 'O virtù somma, che per gli empi giri 4 Quando di Josaffàt qui torneranno 7 ΙΟ 13 Mi dimandò: 'Chi fur li maggior tui?' Io, ch' era d' ubbidir desideroso, 43 Non gliel celai, ma tutto gliel' apersi : Ond' ei levò le ciglia un poco in soso; Poi disse: Fieramente furo avversi 46 A me ed a' miei primi ed a mia parte, Si che per due fiate gli dispersi.' 'S' ei fur cacciati, ei tornar d'ogni parte,' Rispos' io lui, 'l' una e l'altra fiata; 50 Ma i vostri non appreser ben quell' arte.' Allor surse alla vista scoperchiata 52 55 Un'ombra lungo questa infino al mento: Credo che s' era in ginocchie levata. D' intorno mi guardò, come talento Avesse di veder s' altri era meco; Ma poi che il suspicar fu tutto spento, Piangendo disse: 'Se per questo cieco 58 Carcere vai per altezza d' ingegno, Mio figlio ov'è, e perchè non è teco?' Ed io a lui: Da me stesso non vegno: 61 Colui, che attende là, per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.' Le sue parole e il modo della pena M' avevan di costui già letto il nome: Però fu la risposta così piena. 64 16 Che fece l' Arbia colorata in rosso, Tale orazion fa far nel nostro tempio.' Poi ch' ebbe sospirando il capo scosso, 88 'A ciò non fui io sol,' disse, 'nè certo Senza cagion con gli altri sarei mosso : Ma fu' io sol colà, dove sofferto Fu per ciascun di torre via Fiorenza, Colui che la difesi a viso aperto.' 'Deh, se riposi mai vostra semenza,' Prega' io lui, 'solvetemi quel nodo, Che qui ha inviluppata mia sentenza. E' par che voi veggiate, se ben odo, 91 94 97 Dinanzi quel che il tempo seco adduce, E nel presente tenete altro modo.' 'Noi veggiam, come quei ch' ha mala luce, Le cose,' disse, 'che ne son lontano; 101 Cotanto ancor ne splende il sommo Duce: Quando s' appressano, o son, tutto è vano Nostro intelletto; e s' altri non ci apporta, 104 E s' io fui innanzi alla risposta muto, 112 Poeta volsi i passi, ripensando 121 124 Mi disse: 'Perchè sei tu si smarrito ?' Ed io li satisfeci al suo dimando. 'La mente tua conservi quel ch' udito 127 Hai contra te,' mi comandò quel Saggio, 'Ed ora attendi qui:' e drizzò il dito. 'Quando sarai dinanzi al dolce raggio 130 Di quella il cui bell' occhio tutto vede, Da lei saprai di tua vita il viaggio.' Appresso volse a man sinistra il piede: 133 Lasciammo il muro, e gimmo in ver lo mezzo Per un sentier ch' ad una valle fiede, Che infin lassù facea spiacer suo lezzo.136 CANTO DECIMOPRIMO. Del puzzo, che il profondo abisso gitta, Ci raccostammo dietro ad un coperchio D'un grande avello, ov' io vidi una scritta Che diceva: 'Anastasio papa guardo, 8 Lo qual trasse Fotin della via dritta.' 'Lo nostro scender conviene esser tardo, 10 Si che s' ausi un poco prima il senso Al tristo fiato, e poi non fia riguardo.' 12 Cosi il Maestro; ed io: 'Alcun compenso,' Dissi lui, trova, che il tempo non passi Perduto;' ed egli: 'Vedi che a ciò penso. Figliuol mio, dentro da cotesti sassi,' 16 19 Cominciò poi a dir, 'son tre cerchietti Di grado in grado, come quei che lassi. Tutti son pien di spirti maledetti: Ma perchè poi ti basti pur la vista, Intendi come e perchè son costretti. D' ogni malizia ch'odio in cielo acquista, Ingiuria è il fine, ed ogni fin cotale 23 O con forza o con frode altrui contrista. Ma perchè frode è dell' uom proprio male, Più spiace a Dio; e però stan di sutto 26 Gli frodolenti, e più dolor gli assale. De' violenti il primo cerchio è tutto : Ma perchè si fa forza a tre persone, In tre gironi è distinto e costrutto. A Dio, a sè, al prossimo si puone Far forza, dico in loro ed in lor cose, Come udirai con aperta ragione. Morte per forza e ferute dogliose 28 31 34 Nel prossimo si danno, e nel suo avere Ruine, incendi e tollette dannose: Onde omicide e ciascun che mal fiere, 37 Guastatori e predon, tutti tormenta Lo giron primo per diverse schiere. 58 Pur lo vinco d' amor che fa natura; Onde nel cerchio secondo s' annida Ipocrisia, lusinghe e chi affattura, Falsità, ladroneccio e simonia, Ruffian, baratti e simile lordura. Per l'altro modo quell' amor s' obblia 61 Che fa natura, e quel ch'è poi aggiunto, Di che la fede spezial si cria: Onde nel cerchio minore, ov'è il punto 64 Dell' universo, in su che Dite siede, Qualunque trade in eterno è consunto.' Ed io: Maestro, assai chiaro procede 67 La tua ragione, ed assai ben distingue Questo baratro e il popol che il possiede. Ma dimmi: Quei della palude pingue, 70 Che mena il vento, e che batte la pioggia, E che s' incontran con sì aspre lingue, Perchè non dentro dalla città roggia 6 73 100 Diss' io, 'là dove di' che usura offende La divina bontade, e il groppo solvi.' Filosofia,' mi disse, 'a chi la intende, 97 Nota non pure in una sola parte Come natura lo suo corso prende Dal divino intelletto e da sua arte; E se tu ben la tua Fisica note, Tu troverai non dopo molte carte Che l'arte vostra quella, quanto puote, 103 Segue, come il maestro fa il discente, Si che vostr' arte a Dio quasi è nepote. Da queste due, se tu ti rechi a mente 106 Lo Genesi dal principio, conviene Prender sua vita ed avanzar la gente. E perchè l'usuriere altra via tiene, Per sè natura, e per la sua seguace Dispregia, poichè in altro pon la spene. Ma seguimi oramai, chè il gir mi piace: 112 Chè i Pesci guizzan su per l'orizzonta, E il Carro tutto sopra il Coro giace, E il balzo via là oltra si dismonta.' CANTO DECIMOSECONDO. 109 115 Era lo loco, ove a scender la riva Venimmo, alpestro, e per quel ch' ivi er' anco, Tal ch' ogni vista ne sarebbe schiva. qua da Trento l' Adice percosse, Ch' alcuna via darebbe a chi su fosse ; Cotal di quel burrato era la scesa : E in su la punta della rotta lacca L'infamia di Creti era distesa, Che fu concetta nella falsa vacca: ΙΟ 13 E quando vide noi, sè stesso morse Si come quei cui l' ira dentro fiacca. Lo Savio mio inver lui gridò: Forse 16 Tu credi che qui sia il duca d' Atene, Che su nel mondo la morte ti porse? E quel di mezzo, che al petto si mira, 70 È il gran Chirone, il qual nudri Achille : Quell' altro è Folo, che fu sì pien d'ira. D' intorno al fosso vanno a mille a mille, 73 Saettando quale anima si svelle Del sangue più che sua colpa sortille.' Noi ci appressammo a quelle fiere snelle; Chiron prese uno strale, e con la cocca 77 Fece la barba indietro alle mascelle. Quando s' ebbe scoperta la gran bocca, 79 Disse ai compagni: 'Siete voi accorti, Che quel di retro move ciò ch'ei tocca? Così non soglion fare i piè de' morti.' E il mio buon Duca, che già gli era al petto Dove le duo nature son consorti, Rispose: Ben è vivo, e si soletto 6 Mostrarli mi convien la valle buia: Necessità 'l conduce, e non diletto. Tal si parti da cantare alleluia 82 85 88 40 Che ne dimostri là dove si guada, 94 97 100 E che porti costui in su la groppa ; Che non è spirto che per l'aer vada.' Chiron si volse in sulla destra poppa, E disse a Nesso: Torna, e si li guida, E fa cansar, s' altra schiera v' intoppa.' Or ci movemmo colla scorta fida Lungo la proda del bollor vermiglio, Ove i bolliti facean alte strida. Io vidi gente sotto infino al ciglio ; E il gran Centauro disse: 'Ei son tiranni Che dier nel sangue e nell' aver di piglio. 103 Quivi si piangon li spietati danni : 106 Sopra una gente che infino alla gola 115 C 46 49 Cadere, e stetti come l' uom che teme. 'S' egli avesse potuto creder prima,' Rispose il Savio mio, 'anima lesa, Ciò ch' ha veduto pur con la mia rima, Non averebbe in te la man distesa; Ma la cosa incredibile mi fece Indurlo ad opra che a me stesso pesa. Ma dilli chi tu fosti, sì che in vece D'alcuna ammenda tua fama rinfreschi Nel mondo su, dove tornar gli lece.' 54 E il tronco: Si con dolce dir m' adeschi Ch' io non posso tacere; e voi non gravi 6 52 |