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SONETTO OTTAVO.

Ciò che m' incontra, nella mente more
Quando vegno a veder voi, bella gioia,
E quand' io vi son presso, sento Amore,
Che dice: Fuggi, se 'l perir t' è noia.
Lo viso mostra lo color del core,

Che, tramortendo, ovunque può s' appoia;

E per l' ebrietà del gran tremore

Le pietre par che gridin: Moia, moia. Peccato face chi allor mi vide,

Se l'alma sbigottita non conforta, Sol dimostrando che di me gli doglia, Per la pietà che 'l vostro gabbo uccide, La qual si cria nella vista morta Degli occhi, c'hanno di lor morte voglia.

Questo sonetto si divide in due parti: nella prima dico la cagione, per che non mi tengo di gire presso a questa donna; 45 nella seconda dico quello che m' addiviene

per andare presso di lei; e comincia questa parte quivi: E quando vi son presso. E anche questa seconda parte si divide in cinque, secondo cinque diverse 50 narrazioni: chè nella prima dico quello che Amore, consigliato dalla ragione, mi dice quando le son presso; nella seconda manifesto lo stato del core per esemplo del viso; nella terza dico, siccome ogni 55 sicurtade mi vien meno; nella quarta dico che pecca quegli che non mostra pietà di me, acciocchè mi sarebbe alcun conforto; nell' ultima dico perchè altri dovrebbe aver pietà, cioè per la pietosa 60 vista che negli occhi mi giunge; la qual vista pietosa è distrutta, cioè non pare altrui, per lo gabbare di questa donna, la quale trae a sua simile operazione coloro, che forse vedrebbono questa pietà. La 65 seconda parte comincia quivi: Lo viso mostra; la terza : E per l' ebrietà; la quarta: Peccato face; la quinta : Per la pietà.

§ XVI. Appresso ciò che io dissi questo sonetto, mi mosse una volontà di dire anche parole, nelle quali dicessi quattro cose ancora sopra il mio stato, le quali non mi che fossero manifestate ancora 5 parea per me. La prima delle quali si è, che

molte volte io mi dolea, quando la mia memoria movesse la fantasia ad immaginare quale Amore mi facea: la seconda si è, che Amore spesse volte di subito 10 m'assalia si forte, che in me non rimanea altro di vita se non un pensiero, che parlava di questa donna: la terza si è, che quando questa battaglia d' Amore m' impugnava così, io mi movea, quasi 15 discolorito tutto, per veder questa donna, credendo che mi difendesse la sua veduta da questa battaglia, dimenticando quello che per appropinquarmi a tanta gentilezza m' addivenia: la quarta si è, come cotal 20 veduta non solamente non mi difendea, ma finalmente disconfiggea la mia poca vita; e però dissi questo sonetto :

SONETTO NONO.

Spesse fiate vengonmi alla mente
L'oscure qualità ch' Amor mi dona;
E vienmene pietà sì, che sovente
Io dico: ahi lasso! avvien egli a persona?
Ch' Amor m' assale subitanamente

Si, che la vita quasi m'abbandona :
Campami un spirto vivo solamente,
E quei riman, perchè di voi ragiona.
Poscia mi sforzo, chè mi voglio aitare;

E così smorto, e d' ogni valor voto,
Vegno a vedervi, credendo guarire :
E se io levo gli occhi per guardare,

Nel cor mi si comincia un terremoto,
Che fa da' polsi l' anima partire.

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Questo sonetto si divide in quattro parti, secondo che quattro cose sono in esso narrate e perocchè sono esse ragio- 40 nate di sopra, non m' intrametto se non di distinguere le parti per li loro cominciamenti: onde dico che la seconda parte comincia quivi: Ch' Amor; la terza quivi: Poscia mi sforzo; la quarta: E se 45 io levo.

§ XVII. Poichè io dissi questi tre sonetti, ne' quali parlai a questa donna, però che furo narratorii di tutto quasi lo mio stato, credeimi tacere, perocchè mi parea avere di me assai manifestato. Avve- 5 gnachè sempre poi tacessi di dire a lei, a me convenne ripigliare materia nuova

e più nobile che la passata. E perocchè la cagione della nuova materia è dilette10 vole a udire, la dirò quanto potrò più brevemente.

§ XVIII. Conciossiacosachè per la vista mia molte persone avessero compreso lo segreto del mio core, certe donne, le quali adunate s'erano, dilettandosi l' una 5 nella compagnia dell' altra, sapeano bene lo mio core, perchè ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte. Ed io passando presso di loro, siccome dalla fortuna menato, fui chiamato da una 10 di queste gentili donne; e quella, che m' avea chiamato, era donna di molto leggiadro parlare. Sicchè quando io fui giunto dinanzi da loro, e vidi bene che la mia gentilissima donna non era tra 15 esse, rassicurandomi le salutai, e doman

dai che piacesse loro. Le donne erano molte, tra le quali n' avea certe che si rideano tra loro. Altre v' erano, che guardavanmi aspettando che io dovessi 20 dire. Altre v'erano che parlavano tra loro, delle quali una volgendo gli occhi verso me, e chiamandomi per nome, disse queste parole: A che fine ami tu questa tua donna, poichè tu non puoi la sua 25 presenza sostenere? Dilloci, chè certo il fine di cotale amore conviene che sia novissimo.

E poichè m' ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte le altre 30 cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi loro queste parole: Madonne, lo fine del mio amore fu già il saluto di questa donna, forse di cui voi intendete; ed in quello dimorava 35 la beatitudine e il fine di tutti i miei desiderii. Ma poichè le piacque di negarlo a me, lo mio signore Amore, la sua mercè, ha posta tutta la mia beatitudine in quello, che non mi puote venir 40 meno.

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Ond' io pensando a queste parole, quasi vergognoso mi partii da loro; e venia dicendo tra me medesimo: Poichè è tanta beatitudine in quelle parole che lodano la mia donna, perchè altro parlare 60 è stato il mio? E però proposi di prendere per materia del mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando a ciò molto, pareami avere impresa troppo alta 65 materia quanto a me, sicchè non ardia di cominciare; e così dimorai alquanti di con desiderio di dire e con paura di cominciare.

§ XIX. Avvenne poi che, passando per un cammino, lungo il quale sen giva un rio chiaro molto, giunse a me tanta volontà di dire, che cominciai a pensare il modo ch' io tenessi; e pensai che parlare di lei 5 non si conveniva, se non che io parlassi a donne in seconda persona; e non ad ogni donna, ma solamente a coloro, che sono gentili, e non sono pur femmine. Allora dico che la mia lingua parlò quasi 10 come per sè stessa mossa, e disse: Donne, ch' avete intelletto d' amore. Queste parole io riposi nella mente con grande letizia, pensando di prenderle per mio cominciamento onde poi ritornato alla soprad- 15 detta cittade, e pensando alquanti dì, cominciai una canzone con questo cominciamento, ordinata nel modo che si vedrà di sotto nella sua divisione.

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Farei parlando innamorar la gente.
Ed io non vo' parlar si altamente,
Che divenissi per temenza vile;
Ma tratterò del suo stato gentile
A rispetto di lei leggeramente,
Donne e donzelle amorose, con vui,
Chè non è cosa da parlarne altrui,
Angelo chiama in divino intelletto,
E dice: Sire, nel mondo si vede
Meraviglia nell' atto, che procede

Da un' anima, che fin quassù ri-
splende.

Lo cielo, che non have altro difetto
Che d'aver lei, al suo Signor la
chiede

E ciascun santo ne grida mercede.
Sola pietà nostra parte difende;
Chè parla Iddio, che di madonna in-
tende :

Diletti miei, or sofferite in pace,

Che vostra speme sia quanto mi piace Là, ov'è alcun che perder lei s' attende,

E che dirà nell' Inferno a' malnati:
Io vidi la speranza de' beati.
Madonna è desiata in sommo cielo :
Or vo' di sua virtù farvi sapere.
Dico: qual vuol gentil donna parere
Vada con lei; chè quando va per via,
Gitta ne' cor villani Amore un gelo,
Per che ogni lor pensiero agghiaccia
e père.

E qual soffrisse di starla a vedere
Diverria nobil cosa, o si morría :
E quando trova alcun che degno sia
Di veder lei, quei prova sua virtute;
Chè gli avvien ciò che gli dona salute,
E si l'umilia, che ogni offesa obblia.
Ancor le ha Dio per maggior grazia
dato,

Che non può mal finir chi le ha
parlato.

Dice di lei Amor: Cosa mortale

Come esser può si adorna e si pura? Poi la riguarda, e fra sè stesso giura Che Dio ne intende di far cosa nuova. Color di perla quasi informa, quale Conviene a donna aver, non fuor

misura :

Ella è quanto di ben può far natura; Per esempio di lei beltà si prova.

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Questa canzone, acciocchè sia meglio 90 intesa, la dividerò più artificiosamente che le altre cose di sopra, e però ne fo tre parti. La prima parte è proemio delle seguenti parole; la seconda è lo intento trattato; la terza è quasi una servigiale 95 delle precedenti parole. La seconda comincia quivi: Angelo chiama; la terza quivi: Canzone, io so. La prima parte si divide in quattro: nella prima dico a cui dir voglio della mia donna, e perchè io 100 voglio dire; nella seconda dico quale mi pare a me stesso quand' io penso lo suo valore, e come io direi se non perdessi l'ardimento; nella terza dico come credo dire, acciocchè io non sia impedito da viltà; 195 nella quarta ridicendo ancora a cui intendo di dire, dico la ragione per che dico a loro. La seconda comincia quivi: Io dico; la terza quivi: Ed io non vo' parlar; la quarta quivi: Donne e donzelle. Poi quando dico Angelo chiama, comincio a trattare di questa donna; e dividesi questa parte in due. Nella prima dico,

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che di lei si comprende in cielo; nella 115 seconda dico, che di lei si comprende in terra, quivi: Madonna è desiata.

Questa seconda parte si divide in due; chè nella prima dico di lei quanto dalla parte della nobiltà della sua anima, nar120 rando alquanto delle sue virtudi effettive,

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che dalla sua anima procedono: nella seconda dico di lei quanto dalla parte della nobiltà del suo corpo, narrando alquanto delle sue bellezze, quivi: Dice di lei Amor.

Questa seconda parte si divide in due; che nella prima dico d' alquante bellezze, che sono secondo tutta la persona; nella seconda dico d' alquante bellezze, che sono secondo determinata parte della persona, 130 quivi: Degli occhi suoi.

Questa seconda parte si divide in due; che nell' una dico degli occhi, che sono principio di Amore; nella seconda dico della bocca ch'è fine d' Amore. Ed 135 acciocchè quinci si levi ogni vizioso pensiero, ricordisi chi legge, che di è scritto che il saluto di questa donna, lo quale era delle operazioni della sua bocca, fu fine de' miei desiderii, mentre che io lo 140 potei ricevere.

sopra

Poscia quando dico: Canzone, io so, aggiungo una stanza quasi come ancella delle altre, nella quale dico quello, che da questa mia canzone desidero. E perocchè 145 quest' ultima parte è lieve ad intendere, non mi travaglio di più divisioni.

Dico bene, che a più aprire lo intendimento di questa canzone si converrebbe usare più minute divisioni; ma tuttavia 150 chi non è di tanto ingegno, che per queste che son fatte la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare: chè certo io temo d' avere a troppi comunicato il suo intendimento, pur per queste divisioni 155 che fatte sono, s' egli avvenisse che molti la potessero udire.

§ XX. Appresso che questa canzone fu alquanto divolgata fra le genti, conciofossecosachè alcuno amico l'udisse, volontà lo mosse a pregarmi ch' io gli dovessi dire 5 che è Amore, avendo forse, per le udite parole, speranza di me oltrechè degna. Ond' io pensando che appresso di cotal trattato, bello era trattare alquanto

d' Amore, e pensando che l'amico era da servire, proposi di dire parole, nelle quali 10 trattassi d' Amore; e dissi allora questo sonetto:

SONETTO DECIMO.

Amore e 'l cor gentil sono una cosa,
Siccom' il Saggio in suo dittato pone;
E così esser l' un senza l'altro osa,
Com' alma razional senza ragione.
Fagli natura, quando è amorosa,
Amor per sire, e 'l cor per sua magione,
Dentro alla qual dormendo si riposa
Talvolta poca, e tal lunga stagione.
Beltate appare in saggia donna pui,
Che piace agli occhi si, che dentro al core
Nasce un desio della cosa piacente:
E tanto dura talora in costui,
Che fa svegliar lo spirito d' amore;
E simil face in donna uomo valente.

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Questo sonetto si divide in due parti. Nella prima dico di lui in quanto è in potenza; nella seconda dico di lui in quanto di potenza si riduce in atto. La 30 seconda comincia quivi: Beltate appare. La prima si divide in due: nella prima dico in che soggetto sia questa potenza; nella seconda dico come questo soggetto e questa potenza sieno prodotti in essere, 35 e come l' uno guarda l' altro, come forma materia. La seconda comincia quivi: Fagli natura. Poi quando dico: Beltate appare, dico come questa potenza si riduce in atto; e prima come si riduce in uomo. 40 poi come si riduce in donna, quivi: E simil face in donna.

§ XXI. Posciachè trattai d' Amore nella soprascritta rima, vennemi volontà di dire anche in lode di questa gentilissima parole, per le quali io mostrassi come si sveglia per lei quest' amore, e come non solamente 5 si sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenza, ella mirabilmente operando lo fa venire. E dissi allora questo sonetto:

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Questo sonetto ha tre parti. Nella prima dico siccome questa donna riduce 25 in atto questa potenza, secondo la nobilissima parte degli occhi suoi: e nella terza dico questo medesimo secondo la nobilissima parte della sua bocca. E intra queste due parti ha una particella, ch'è quasi 30 domandatrice d' aiuto alla parte precedente ed alla seguente, e comincia quivi: Aiutatemi donne. La terza comincia quivi: Ogni dolcezza,

La prima si divide in tre; che nella 35 prima dico siccome virtuosamente fa gentile tutto ciò ch'ella vede; e questo è tanto a dire, quanto inducere Amore in potenza là ove non è. Nella seconda dico, come riduce in atto Amore ne' cori di tutti 40 coloro cui vede. Nella terza dico quello

che poi virtuosamente adopera ne' lor cori. La seconda comincia: Ov' ella passa: la terza E cui saluta.

Quando poscia dico: Aiutatemi, donne, 45 do ad intendere a cui la mia intenzione è di parlare, chiamando le donne che m'aiutino ad onorare costei,

Poi quando dico: Ogni dolcezza, dico quel medesimo che detto è nella prima 50 parte, secondo due atti della sua bocca;

uno de' quali è il suo dolcissimo parlare, e l'altro lo suo mirabile riso; salvo che non dico di questo ultimo come adoperi ne' cori altrui, perchè la memoria non 55 puote ritener lui, nè sue operazioni.

§ XXII. Appresso ciò non molti di passati (siccome piacque al glorioso Sire, lo quale non negò la morte a sè), colui ch' era stato genitore di tanta meraviglia, 5 quanta si vedeva ch' era questa nobilissima Beatrice, di questa vita uscendo alla gloria eternale se ne gio veracemente.

Onde, conciossiachè cotale partire sia doloroso a coloro che rimangono, e sono stati amici di colui che se ne va, e nulla 10 sia così intima amistà, come quella da buon padre a buon figliuolo, e da buon figliuolo a buon padre; e questa donna fosse in altissimo grado di bontade, e lo suo padre (siccome da molti si crede, 15 е vero è) fosse buono in alto grado; manifesto è, che questa donna fu amarissimamente piena di dolore.

E conciossiacosachè, secondo l' usanza della sopradetta cittade, donne con donne, 20 e uomini con uomini si adunino a cotale tristizia, molte donne s' adunaro colà, ove questa Beatrice piangea pietosamente : ond' io veggendo ritornare alquante donne da lei, udii lor dire parole di questa 25 gentilissima com' ella si lamentava. Tra le quali parole udii che dicevano: Certo ella piange sì che qual la mirasse dovrebbe morire di pietade. Allora trapassarono queste donne; ed io rimasi in tanta tri- 30 stizia, che alcuna lagrima talor bagnava la mia faccia, ond' io mi ricopria con pormi spesse volte le mani agli occhi. E se non fosse ch' io attendea anche udire di lei (perocchè io era in luogo onde ne 35 giva la maggior parte di quelle donne che da lei si partiano), io men sarei nascoso incontanente che le lagrime m' aveano assalito.

E però dimorando ancora nel medesimo 40 luogo, donne anche passaro presso di me, le quali andavano ragionando tra loro queste parole: Chi dee mai esser lieta di noi, che avemo udito parlare questa donna così pietosamente? Appresso costoro pas- 45 sarono altre, che veniano dicendo: Questi che quivi è, piange nè più nè meno come se l'avesse veduta, come noi l' avemo, Altre poi diceano di me: Vedi questo che non pare desso, tal è divenuto. E così 50 passando queste donne, udii parole di lei e di me in questo modo che detto è.

Ond' io poi pensando, proposi di dire parole, acciocchè degnamente avea cagione di dire, nelle quali parole io conchiudessi 55 tutto ciò che inteso avea da queste donne. E però che volentieri le avrei domandate, se non mi fosse stata riprensione, presi

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