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dire, secondoch' è detto di sopra, se non: 60 O uomini, che vedere non potete la sentenza di questa Canzone, non la rifiutate però; ma ponete mente la sua bellezza, ch' è grande, si per costruzione, la quale si appartiene alli grammatici; si per 65 l'ordine del sermone, che si appartiene

alli rettorici; sì per lo numero delle sue parti, che si appartiene a' musici. Le quali cose in essa si possono belle vedere, per chi bene guarda. E questa è tutta la 70 litterale sentenza della prima Canzone, che è per prima vivanda intesa innanzi. XIII. Poichè la litterale sentenza è sufficientemente dimostrata, è da procedere alla sposizione allegorica e vera. E però principiando ancora da capo, dico 5 che, come per me fu perduto il primo diletto della mia anima, della quale fatto è menzione di sopra, io rimasi di tanta tristizia punto, che alcuno conforto non mi valea. Tuttavia, dopo alquanto tempo, Io la mia mente, che s' argomentava di sanare, provvide (poichè nè il mio, nè l'altrui consolare valea) ritornare al modo che alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi. E misimi a leggere quello da molti 15 non conosciuto libro di Boezio, nel quale,

cattivo e discacciato, consolato s' avea. E udendo ancora, che Tullio scritto avea un altro libro, nel quale, trattando dell' Amistà, avea toccate parole della 20 consolazione di Lelio, uomo eccellentissimo, nella morte di Scipione amico suo, misimi a leggere quello. E avvegnachè duro mi fosse prima entrare nella loro sentenza, finalmente v' entrai tant' entro, 25 quanto l'arte di grammatica ch' io avea e un poco di mio ingegno potea fare; per lo quale ingegno molte cose, quasi come sognando, già vedea: siccome nella Vita Nuova si può vedere.

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autori, di queste scienze, e di questi libri, fosse somma cosa. E immaginava lei 40 fatta come una Donna gentile e non la potea immaginare in atto alcuno, se non misericordioso; per che si volentieri lo senso di vero la mirava, che appena lo potea volgere da quella. E da questo im- 45 maginare cominciai ad andare là ov'ella si dimostrava veracemente, cioè nelle scuole de' religiosi e alle disputazioni de' filosofanti; sicchè in picciol tempo, forse di trenta mesi, cominciai tanto a sentire 50 della sua dolcezza, che 'l suo amore cacciava e distruggeva ogni altro pensiero. Per che io, sentendomi levare dal pensiero del primo amore alla virtù di questo, quasi maravigliandomi, apersi la bocca 55 nel parlare della proposta Canzone, mostrando la mia condizione sotto figura d'altre cose; perocchè della donna, di cui io m' innamorava, non era degna rima di Volgare alcuno palesemente par- 60 lare, nè gli uditori erano tanto bene disposti, che avessero sì leggiero le [non] fittizie parole apprese : nè sarebbe data loro fede alla sentenza vera, come alla fittizia; perocchè di vero si credea del 65 tutto, che disposto fossi a quello amore, che non si credeva di questo. Cominciai adunque a dire:

Voi che intendendo il terzo ciel movete.

E perchè, siccome detto è, questa 70 Donna fu figlia d' Iddio, regina di tutto, nobilissima e bellissima Filosofia, è da vedere chi furono questi movitori, e questo terzo cielo. E prima del terzo cielo, secondo l'ordine trapassato. E non 75 è qui mestiere di procedere dividendo, e a lettera sponendo; chè, volta la parola fittizia di quello ch'ella suona in quello ch' ella intende, per la passata sposizione, questa sentenza fia sufficientemente 80 palese.

XIV. A vedere quello che per lo terzo cielo s' intende, prima si vuole vedere che per questo solo vocabolo cielo io voglio dire; e poi si vedrà come e perchè questo terzo cielo ci fu mestiere. Dico che per 5 cielo intendo la Scienza e per cieli le Scienze, per tre similitudini che i Cieli

hanno colle Scienze, massimamente per l'ordine e numero in che paiono con10 venire; siccome, trattando quello vocabolo, cioè terzo, si vedrà.

La prima similitudine si è la revoluzione dell' uno e dell' altro, intorno ad un suo immobile. Chè ciascuno cielo mobile si 15 volge intorno al suo centro, il quale per suo movimento non si muove; e così ciascuna scienza si muove intorno al suo suggetto, lo quale essa non muove, perocchè nulla scienza dimostra lo proprio 20 suggetto, ma presuppone quello.

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La seconda similitudine si è lo illuminare dell' uno e dell' altro. Chè ciascuno cielo illumina le cose visibili; e così ciascuna scienza illumina le intelligibili.

E la terza similitudine si è lo inducere perfezione nelle disposte cose. Della quale induzione, quanto alla prima perfezione, cioè della generazione sustanziale, tutti li filosofi concordano che i cieli sono 30 cagione; avvegnachè diversamente questo pongano: quali dalli motori, siccome Plato, Avicenna e Algazel; quali da esse stelle (spezialmente l' anime umane), siccome Socrate, e anche Plato, e Dionisio 35 Accademico; e quali da virtù celestiale,

che è nel calore naturale del seme, siccome Aristotile e gli altri Peripatetici. Cosi della induzione della perfezione seconda le scienze sono cagione in noi; 40 per l'abito delle quali potemo la verità speculare, ch'è ultima perfezione nostra, siccome dice il Filosofo nel sesto dell' Etica, quando dice che 'l vero è il bene dello intelletto. Per queste, con altre 45 similitudini molte, si può la Scienza Cielo chiamare.

Ora perchè terzo cielo si dica è da vedere. A che è mestiere fare considerazione sovra una comparazione ch'è 50 nell' ordine de' cieli, a quello delle scienze. Siccome adunque di sopra è narrato, li sette cieli, primi a noi, sono quelli delli pianeti; poi sono due cieli, sopra questi, mobili, e uno, sopra tutti, 55 quieto. Alli sette primi rispondono le sette Scienze del Trivio e del Quadrivio, cioè Grammatica, Dialettica, Rettorica, Arismetica, Musica, Geometria e Astrologia.

All' ottava spera, cioè alla stellata, risponde la Scienza naturale, che Fisica si 60 chiama, e la prima Scienza, che si chiama Metafisica; alla nona spera risponde la Scienza morale; e al cielo quieto risponde la Scienza divina, che è Teologia appellata. E la ragione per che ciò sia, brevemente 65 è da vedere.

Dico che 'l Cielo della Luna colla Grammatica si somiglia, perchè ad essa si può comparare. Che se la Luna si guarda bene, due cose si veggono in essa proprie, 70 che non si veggono nell' altre stelle : l' una si è l'ombra ch' è in essa, la quale non è altro che rarità del suo corpo, alla quale non possono terminare i raggi del sole e ripercuotersi così come nell' altre 75 parti; l'altra si è la variazione della sua luminosità, che ora luce da un lato, e ora luce dall' altro, secondo che 'l sole la vede. E queste due proprietadi ha la Grammatica; chè, per la sua infinitade, li 80 raggi della ragione in essa non si terminano in parte, spezialmente de' vocaboli e luce or di qua or di là, in tanto quanto certi vocaboli, certe declinazioni, certe costruzioni sono in uso, che già non 85 furono, e molte già furono, che ancor saransiccome dice Orazio nel principio della Poetria, quando dice: 'Molti vocaboli rinasceranno, che già caddero,' ec.

no;

E il Cielo di Mercurio si può comparare 90 alla Dialettica per due proprietà: che Mercurio è la più piccola stella del cielo ; chè la quantità del suo diametro non è più che di dugento trentadue miglia, secondochè pone Alfragano, che dice 95 quello essere delle vent' otto parti l' una del diametro della terra, lo qual sei mila cinquecento miglia. L'altra proprietà si è, che più va velata de' raggi del sole, che null' altra stella. E queste 100 due proprietadi sono nella Dialettica; chè la Dialettica è minore in suo corpo, che null' altra scienza; chè perfettamente è compilata e terminata in quel tanto testo, che nell' Arte vecchia 105 e nella nuova si trova; e va più velata, che nulla altra scienza, in quanto procede con più sofistici e probabili argomenti, più che altra.

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E il Cielo di Venere si può comparare alla Rettorica per due proprietadi: l' una si è la chiarezza del suo aspetto, ch'è soavissima a vedere più che altra stella; l'altra si è la sua apparenza, or da mane, 115 or da sera. E queste due proprietà sono nella Rettorica; chè la Rettorica è soavissima di tutte l' altre scienze, perocchè a ciò principalmente intende. Appare da mane, quando dinanzi al viso dell' udi120 tore lo Rettorico parla: appare da sera, cioè retro, quando della lettera per la parte remota si parla per lo Rettorico.

E 'l cielo del Sole si può comparare all' Arismetica per due proprietadi: l' una si 125 è, che del suo lume tutte le altre stelle s' informano; l' altra si è, che l'occhio nol può mirare. E queste due proprietadi sono nell' Arismetica, chè del suo lume tutte le scienze s' alluminano; perocchè 130 i loro suggetti sono tutti sotto alcuno numero considerati, e nelle considerazioni di quelli sempre con numero si procede. Siccome nella Scienza naturale è suggetto il corpo mobile, lo qual corpo mobile ha in 135 sè ragione di continuità, e questa ha in sè ragione di numero infinito. E della naturale Scienza, la sua considerazione principalissima è considerare li principii delle cose naturali, li quali son tre, cioè materia, 140 privazione e forma; nelli quali si vede questo numero, non solamente in tutti insieme, ma ancora in ciascuno è numero, chi ben considera sottilmente. Per che Pittagora, secondochè dice Aristotile nel 145 primo della [Meta] fisica, poneva i principii delle cose naturali lo pari e lo dispari, considerando tutte le cose essere numero. L'altra proprietà del Sole ancor si vede nel numero, del qual è l' Arismetica, chè 150 l'occhio dello intelletto nol può mirare; perocchè il numero, quanto è in sè considerato, è infinito: e questo non potemo noi intendere.

E il cielo di Marte si può comparare 155 alla Musica per due proprietà: l' una si

è la sua più bella relazione; chè annumerando i cieli mobili, da qualunque si comincia o dall' infimo o dal sommo, esso cielo di Marte è il quinto; esso è lo mezzo 160 di tutti, cioè delli primi, delli secondi,

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delli terzi e delli quarti. L'altra si è, ch' esso Marte disecca e arde le cose, perchè il suo calore è simile a quello del fuoco; e questo è quello per che esso appare affocato di colore, quando più 165 e quando meno, secondo la spessezza e rarità delli vapori che 'l seguono; li quali per loro medesimi molte volte s'accendono, siccome nel primo della Meteora è determinato. E però dice Albumassar, che 170 l'accendimento di questi vapori significa morte di regi e trasmutamento di regni; perocchè sono effetti della signoria di Marte. E Seneca dice però, che nella morte d' Augusto imperadore vide in alto 175 una palla di fuoco. E in Fiorenza, nel principio della sua distruzione, veduta fu nell' aere, in figura d' una croce, grande quantità di questi vapori seguaci della stella di Marte. E queste due proprietadi 180 sono nella Musica, la quale è tutta relativa, siccome si vede nelle parole armonizzate e nelli canti, de' quali tanto più dolce armonia resulta, quanto più la relazione è bella; la quale in essa scienza massima- 185 mente è bella: perchè massimamente in essa s' intende. Ancora la Musica trae a sè gli spiriti umani, che sono quasi principalmente vapori del cuore, sicchè quasi cessano da ogni operazione; sì è 190 l'anima intera quando l' ode, e la virtù di tutti quasi corre allo spirito sensibile che riceve il suono.

E il Cielo di Giove si può comparare alla Geometria per due proprietà: l' una si è, 195 che muove tra due cieli repugnanti alla sua buona temperanza, siccome quello di Marte, e quello di Saturno. Onde Tolommeo dice nello allegato libro, che Giove è stella di temperata complessione, in 200 mezzo della freddura di Saturno e del calore di Marte. L'altra si è, che intra tutte le stelle bianca si mostra, quasi argentata. E queste cose sono nella scienza della Geometria. La Geometria 205 si muove intra due repugnanti ad essa, siccome tra il punto e 'l cerchio (e dico cerchio largamente ogni ritondo, o corpo o superficie); chè, siccome dice Euclide, il punto è principio di quella, e, secondo 210 ch' e' dice, il cerchio è perfettissima figura

in quella, che conviene però aver ragione di fine. Sicchè tra il punto e 'l cerchio, siccome tra principio e fine, si muove la 215 Geometria. E questi due alla sua certezza

repugnano; chè 'l punto per la sua indivisibilità è immisurabile, e il cerchio per lo suo arco è impossibile a quadrare perfettamente, e però è impossibile a misu220 rare appunto. E ancora la Geometria è bianchissima, in quanto è senza macula d' errore, e certissima per sè, e per la sua ancella, che si chiama Prospettiva.

E il Cielo di Saturno ha due proprietadi, 225 per le quali si può comparare all' Astrologia: una si è la tardezza del suo movimento per li dodici segni; chè ventinove anni e più, secondo le scritture degli astrologi, vuole di tempo lo suo 230 cerchio: l'altra si è, che esso è alto sopra tutti gli altri pianeti. E queste due proprietà sono nell' Astrologia: chè nel suo cerchio compiere, cioè nello apprendimento di quella, vuole grandissimo spazio 235 di tempo, sì per le sue dimostrazioni, che

sono più che d'alcuna delle sopraddette scienze, si per la sperienza che a ben giudicare in essa si conviene. E ancora è altissima di tutte l' altre; perocchè, 240 siccome dice Aristotile nel cominciamento

dell' Anima, la Scienza è alta di nobiltade per la nobiltà del suo suggetto e per la sua certezza. E questa più che alcuna delle sopraddette è nobile e alta per 245 nobile e alto suggetto, ch'è del movimento del cielo: è alta e nobile per la sua certezza, la quale è senza ogni difetto, siccome quella che da perfettissimo e regolatissimo principio viene. E se di250 fetto in lei si crede per alcuno, non è dalla sua parte, ma, siccome dice Tolommeo, è per la negligenza nostra, e a quella si dee imputare.

XV. Appresso le comparazioni fatte delli sette primi Cieli, è da procedere agli altri, che sono tre, come più volte s'è narrato. Dico che il cielo stellato si può 5 comparare alla Fisica per tre proprietà, e alla Metafisica per altre tre; ch' ello ci mostra di sè due visibili cose, siccome le molte stelle, e siccome la Galassia, cioè quello bianco cerchio, che il vulgo chiama

la Via di santo Jacopo; e mostraci l'uno 10 de' poli, e l' altro ci tiene ascoso: e mostraci un solo movimento da Oriente a Occidente, e un altro, che fa da Occidente a Oriente, quasi ci tiene ascoso. Per che per ordine è da vedere prima la 15 comparazione della Fisica, e poi quella della Metafisica.

Dico ch' il Cielo stellato ci mostra molte stelle; chè, secondochè li savi d'Egitto hanno veduto, infino all' ultima stella che 20 appare loro in meridie, mille ventidue corpora di stelle pongono, di cui io parlo. E in questo ha esso grandissima similitudine colla Fisica, se bene si guardano sottilmente questi tre numeri, cioè, due, e 25 venti, e mille: chè per lo due s' intende il movimento locale, lo quale è da un punto a un altro di necessità. E per lo venti significa il movimento dell' alterazione: chè, conciossiacosachè dal dieci in su 30 non si vada se non esso dieci alterando cogli altri nove e con sè stesso, e la più bella alterazione che esso riceva si è la sua di sè medesimo, e la prima che riceva si è venti, ragionevolmente per questo nu- 35 mero il detto movimento significa. E per lo mille significa il movimento del crescere; chè in nome, cioè questo mille, è il maggior numero, e più crescere non si può se non questo multiplicando. Equesti 40 tre movimenti soli mostra la Fisica; siccome nel quinto del primo suo libro è provato.

E per la Galassia, ha questo cielo grande similitudine colla Metafisica. Perchè è 45 da sapere che di quella Galassia li filosofi hanno avuto diverse opinioni. Chè li Pittagorici dissero che 'l sole alcuna fiata errò nella sua via, e, passando per altre parti non convenienti al suo fervore, arse 50 il luogo, per lo quale passò; e rimasevi quell' apparenza dell' arsura. E credo che si mossero dalla favola di Fetonte, la quale narra Ovidio nel principio del secondo di Metamorfoseos. Altri dissero 55 (siccome fu Anassagora e Democrito) che ciò era lume di sole ripercosso in quella parte. E queste opinioni con ragioni dimostrative riprovarono. Quello che Aristotile si dicesse di ciò, non si può 60

bene sapere, perchè la sua sentenza non si trova cotale nell' una traslazione, come nell' altra. E credo che fosse l'errore de' traslatori; chè nella Nuova par dicere, 65 che ciò sia uno raunamento di vapori sotto le stelle di quella parte, che sempre traggono quelli; e questa non pare avere ragione vera. Nella Vecchia dice, che la Galassia non è altro che multitudine 70 di stelle fisse in quella parte, tanto picciole che distinguere di quaggiù non le potemo; ma di loro apparisce quello albore, il quale noi chiamiamo Galassia. E puote essere che il cielo in quella parte è più 75 spesso, e però ritiene e ripresenta quello lume; e questa opinione pare avere, con Aristotile, Avicenna e Tolommeo. Onde conciossiacosachè la Galassia sia uno effetto di quelle stelle, le quali non pote80 mo vedere, se non per lo effetto loro intendiamo quelle cose, ela Metafisica tratta delle prime sustanze, le quali noi non potemo simigliantemente intendere se non per li loro effetti; manifesto è che 'l 85 cielo stellato ha grande similitudine colla Metafisica.

Ancora, per lo polo che vedemo, significa le cose sensibili, delle quali, universalmente pigliandole, tratta la Fisica; 90 e per lo polo che non vedemo, significa le cose che sono senza materia, che non sono sensibili, delle quali tratta la Metafisica; e però ha 'I detto cielo grande similitudine coll' una scienza e coll' altra. 95 Ancora, per li due movimenti significa

queste due scienze; chè per lo movimento nel quale ogni di si rivolve, e fa nuova circulazione di punto a punto, significa le cose naturali corruttibili, che cotidiana100 mente compiono lor via, e la loro materia si muta di forma in forma; e di queste tratta la Fisica. E per lo movimento quasi insensibile, che fa da Occidente in Oriente per un grado in cento anni, signi105 fica le cose incorruttibili, le quali ebbero

da Dio cominciamento di creazione, e non averanno fine; e di queste tratta la Metafisica. E però dico che questo movimento significa quelle, chè essa circulazione co10 minciò, e non avrebbe fine; chè fine della

circulazione è redire a uno medesimo

punto, al quale non tornerà questo cielo, secondo questo movimento. Chè dal cominciamento del mondo poco più che la sesta parte è volto; e noi siamo già nell' ultima 115 etade del secolo, e attendemo veracemente la consumazione del celestiale movimento. E così è manifesto che 'l cielo stellato, per molte proprietà, si può comparare alla Fisica e alla 120 Metafisica.

Lo cielo cristallino, che per Primo Mobile dinanzi è contato, ha comparazione assai manifesta alla morale Filosofia; chè la morale Filosofia, secondochè dice Tom- 125 maso sopra lo secondo dell' Etica, ordina noi all' altre scienze. Chè, siccome dice il Filosofo nel quinto dell' Etica, la giustizia legale ordina le scienze ad apprendere, e comanda, perchè non sieno 130 abbandonate, quelle essere apprese e ammaestrate così il detto cielo ordina col suo movimento la cotidiana revoluzione di tutti gli altri; per la quale ogni di tutti quelli ricevono quaggiù la virtù di 135 tutte le loro parti. Che se la revoluzione di questo non ordinasse ciò, poco di loro virtù quaggiù verrebbe o di loro vista. Onde ponemo che possibile fosse questo nono cielo non muovere, la terza parte 140 del cielo sarebbe ancora non veduta in ciascuno luogo della terra; e Saturno starebbe quattordici anni e mezzo a ciascuno luogo della terra celato, e Giove sei anni si celerebbe; e Marte un anno quasi, 145 e 'l Sole cento ottantadue dì e quattordici ore (dico dì, cioè tanto tempo quanto misurano cotanti di); e Venere e Mercurio, quasi come il Sole, si celerebbero e mostrerebbero; e la Luna per tempo di quat- 150 tordici di e mezzo starebbe ascosa a ogni gente. Di vero non sarebbe quaggiù generazione, nè vita d' animale e di piante notte non sarebbe, nè dì, nè

settimana, nè mese, nè anno; ma 155 tutto universo sarebbe disordinato, e 'l movimento degli altri sarebbe indarno. E non altrimenti, cessando la morale filosofia, l'altre scienze sarebbono celate alcun tempo, e non sarebbe generazione, 160 nè vita di felicità, e indarno sarebbono scritte e per antico trovate. Per che

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