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50 forma umana, in quanto ella è per intenzione regolata nella divina Mente. Massimamente conoscono quella le Intelligenze motrici; perocchè sono spezialissime cagioni di quella, e d'ogni forma 55 generale e conoscono quella perfettis

sima, tanto quanto essere puote, siccome loro regola ed esemplo. E se essa umana forma, esemplata e individuata, non è perfetta, non è manco del detto esemplo, 60 ma della materia, la qual è individua. Però quando dico: Ogn' Intelletto di lassù la mira, non voglio altro dire se non ch' ella è così fatta, come l'esemplo intenzionale che della umana essenza è 65 nella divina Mente; e per quella virtute, la qual è massimamente in quelle Menti angeliche, che fabbricano col Cielo queste cose di quaggiù.

ec.

debito di colui che riceve, ma soperchia
quello in dono, e in beneficio di virtù e di
grazia. Onde dico qui che esso Iddio, che
dà l'essere a costei, per carità della sua
perfezione, infonde in essa della sua bontà 105
oltre li termini del debito della nostra
natura.

Poi quando dico: La sua Anima pura,
provo ciò che detto è con sensibile testi-
monianza. Ove è da sapere che, siccome 110
dice il Filosofo nel secondo dell' Anima,
l'anima è atto del corpo: e s'ella è suo
atto, è sua cagione: e (perocchè, siccome
è scritto nel libro allegato delle Cagioni,
ogni cagione infonde nel suo effetto della 115
bontà che riceve dalla cagione sua), in-
fonde e rende al corpo suo della bontà
della cagione sua, ch'è Dio. Onde con-
ciossiacosachè in costei si veggiano, quanto
è dalla parte del corpo, maravigliose cose, 120
tanto che fanno ogni guardatore disioso
di quelle vedere, manifesto che la sua
forma, cioè la sua anima, che lo conduce
siccome cagione propria, riceva miracolo-
Esamente la graziosa bontà di Dio. E così 125
provo per questa apparenza, che oltre il
debito della natura nostra (la quale è in
lei perfettissima, come detto è di sopra),
questa Donna è da Dio beneficata e fatta
nobile cosa. E questa è tutta la sentenza 130
litterale della prima parte della seconda
parte principale.

E a questo affermare, soggiungo quando 70 dico: E quella gente che qui s'innamora, Dov'è da sapere che ciascuna cosa massimamente desidera la sua perfezione, e in quella s' acquieta ogni suo desiderio, e per quella ogni cosa è desiderata. 75 questo è quello desiderio che sempre ne fa parere ogni dilettazione manca; chè nulla dilettazione è si grande in questa vita, che all' anima nostra possa tôrre la sete, che sempre lo desiderio, che detto è, Ɛo non rimanga nel pensiero. E perocchè questa è veramente quella perfezione, dico che quella gente che quaggiù maggior diletto riceve, quando più hanno di pace, allora rimane questa ne' loro 85 sieri. Per questo dico tanto essere perfetta, quanto sommamente essere puote la umana essenza.

pen

Poi quando dico: Suo esser tanto a Quei che gliel dà piace, mostro che non solaço mente questa Donna è perfettissima nella umana generazione, ma più che perfettissima, in quanto riceve dalla divina bontà oltre il debito umano. Onde ragionevolmente si può credere che, sic95 come ciascuno maestro ama più la sua opera ottima che l' altre; così Iddio ama più la persona umana ottima, che tutte l'altre. E perocchè la sua larghezza non si strigne da necessità d' alcuno 100 termine, non ha riguardo il suo amore al

VII. Commendata questa Donna comunemente si secondo l' anima, come secondo il corpo, io procedo a commendare lei spezialmente secondo l' anima. E prima la commendo secondochè 'l suo bene è 5 grande in sè, poi la commendo secondochè il suo bene è grande in altrui, e utile al mondo. E comincia questa parte seconda quando dico: Di costei si può dire, ec.

Dunque dico prima: In lei discende la 10 virtù divina. Ov'è da sapere che la divina bontà in tutte le cose discende; e altrimenti essere non potrebbono; ma avvegnachè questa bontà si muova da semplicissimo principio, diversamente si riceve, 15 secondo più o meno, dalle cose riceventi. Onde è scritto nel libro delle Cagioni : 'La prima Bontà manda le sue bontadi sopra le cose con un discorrimento.'

20 Veramente ciascuna cosa riceve da questo discorrimento, secondo il modo della sua virtù e del suo essere. E di ciò sensibile esemplo avere potemo dal sole. Noi vedemo la luce del sole, la quale è una, 25 da uno fonte derivata, diversamente dalle corpora essere ricevuta; siccome dice Alberto in quello libro che fa dello Intelletto, che certi corpi, per molta chiarità di diafano avere in sè mista, tosto che 'l 30 sole gli vede, diventano tanto luminosi, che per multiplicamento di luce in quelli e 'n lo loro aspetto, e' rendono agli altri di sè grande splendore, siccome è l'oro e alcuna pietra. Certi sono che, 35 per essere del tutto diafani, non sola

mente ricevono la luce, ma quella non impediscono, anzi rendono lei del loro colore colorata nell' altre cose. E certi sono tanto vincenti nella purità del 40 diafano, che diventano si raggianti, che

vincono l'armonia dell' occhio, e non si lasciano vedere senza fatica del viso, siccome sono gli specchi. Certi altri sono tanto senza diafano, che quasi poco 45 della luce ricevono, siccome la terra. Così la bontà di Dio è ricevuta altrimenti dalle Sustanze separate, cioè dagli Angeli, che sono senza grossezza di materia, quasi diafani per la purità della loro 50 forma e altrimenti dall' anima umana che, avvegnachè da una parte sia da materia libera, da un' altra è impedita (siccome l' uomo che è tutto nell' acqua fuori del capo, del quale non si può dire 55 che sia tutto nell' acqua, nè tutto fuori

di quella); e altrimenti dagli animali, la cui anima tutta in materia è compresa, ma tanto, dico, a quanto è nobilitata; e altrimenti dalle miniere, e altrimenti 60 dalla terra, che dagli altri elementi: perocchè è materialissima, e però remotissima, e improporzionalissima alla prima semplicissima e nobilissima Virtù, che solo è intellettuale, cioè Iddio.

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per gradi quasi continui dall' infima forma all' altissima, e dall' altissima all' infima (siccome vedemo nell' ordine sensibile), e tra l' angelica natura, che è cosa intellettuale, e l' anima umana 75 non sia grado alcuno, ma sia quasi l' uno e l'altro continuo per gli ordini delli gradi; e tra l'anima umana e l'anima più perfetta delli bruti animali, ancora mezzo alcuno non sia; e noi veggiamo 80 molti uomini tanto vili e di sì bassa condizione, che quasi non pare essere altro che bestia; e così è da porre e da credere fermamente, che sia alcuno tanto nobile e di sì alta condizione, che quasi 85 non sia altro che angelo, altrimenti non si continuerebbe la umana spezie da ogni parte, che esser non può. Questi cotali chiama Aristotile, nel settimo dell' Etica, divini; e cotale dico io ch'è questa 90 Donna, sicchè la divina Virtù, a guisa che discende nell' angelo, discende in lei.

Poi quando dico: E qual donna gentil questo non crede, provo questo per la sperienza che aver di lei si può in quelle 95 operazioni che sono proprie dell' anima razionale, dove la divina luce più espeditamente raggia, cioè nel parlare e negli atti, che reggimenti e portamenti sogliono essere chiamati.

100

Onde è da sapere, che solamente l' Uomo intra gli animali parla, e ha reggimenti e atti che si dicono razionali, perocchè egli solo in sè ha ragione. E se alcuno volesse dire, contraddicendo, che alcuno uccello 105 parli, siccome pare di certi, massimamente della gazza e del pappagallo; e che alcuna bestia fa atti, ovvero reggimenti, siccome pare della scimia e d'alcun altro: rispondo, che non è vero che parlino, nè che abbiano 110 reggimenti, perocchè non hanno ragione, dalla quale queste cose convengono procedere. Nè è in loro il principio di queste operazioni, nè conoscono che sia ciò; nẻ intendono per quelle alcuna cosa signi- 115 ficare, ma solo quello, che veggiono e odono, si rappresentano. Onde siccome la immagine delle corpora in alcuno corpo lucido si rappresenta, siccome nello specchio; e così la immagine corporale che lo 120 specchio dimostra non è vera: così la

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immagine della ragione, cioè gli atti e 'l parlare, che l' anima bruta rappresenta, ovvero dimostra, non è vera.

Dico che qual donna gentile non crede quello ch' io dico, che vada con lei, e miri gli suoi atti (non dico qual uomo, perocchè più onestamente per le donne si prende sperienza, che per l' uomo); e dico quello 130 che di lei con lei sentirà, dicendo quello che fa 'l suo parlare, e che fanno li suoi reggimenti. Chè 'l suo parlare, per l' altezza e per la dolcezza sua, genera nella mente di chi l' ode un pensiero d' amore, 135 il quale io chiamo Spirito celestiale;

perocchè di lassù è il suo principio, e di lassù viene la sua sentenza, siccome di sopra è narrato. Dal quale pensiero si procede in ferma opinione, che questa sia 140 miracolosa Donna di virtù. E i suoi atti, per la loro soavità e per la loro misura, fanno amore disvegliare e risentire là dovunque è la sua potenza seminata per buona natura. La quale natural semenza 145 si fa come nel seguente Trattato si mostra.

Poi quando dico: Di costei si può dire, ec., intendo narrare come la bontà e la virtù della sua anima è agli altri buona e utile: e prima, com' ella è utile all' altre 150 donne, dicendo: Gentil è in donna ciò che in lei si trova; dove manifesto esemplo rendo alle donne, nel quale mirando possono fare parere gentile, quello seguitando.

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Secondamente narro com' ella è utile a tutte le genti, dicendo che l'aspetto suo aiuta la nostra fede, la qual più che tutte altre cose è utile alla umana generazione; siccome quella, per la quale campiamo da 160 eternal morte, e acquistiamo eternal vita. E la nostra fede aiuta; perocchè, conciossiacosachè principalissimo fondamento della fede nostra siano i miracoli fatti per Colui che fu crocifisso (il Quale creò la 165 nostra ragione, e volle che fosse minore

del suo potere), e fatti poi nel nome suo per li Santi suoi; e molti siano si ostinati che di que' miracoli per alcuna nebbia siano dubbiosi, e non possano credere 170 miracolo alcuno senza visibilmente avere di ciò sperienza; e questa Donna sia una cosa visibilmente miracolosa, della quale

gli occhi degli uomini cotidianamente possono sperienza avere, ed a noi faccia possibili gli altri; manifesto è che questa 175 Donna, col suo mirabile aspetto, la nostra Fede aiuta. E però ultimamente dico che da eterno, cioè eternalmente, fu ordinata nella Mente di Dio in testimonio della fede a coloro che in questo tempo vivono. 180 E così termina la seconda parte della seconda parte principale, secondo la litterale sua sentenza.

VIII. Intra gli effetti della divina Sapienza, l' Uomo è mirabilissimo, considerando come in una forma la divina Virtù tre nature congiunse; e come sottilmente armoniato conviene essere lo corpo suo a 5 cotal forma, essendo organizzato per tutte quasi sue virtù. Per che, per la molta concordia che intra tanti organi conviene a bene rispondersi, pochi perfetti uomini in tanto numero sono. E se così è mirabile 10 questa creatura, certo non pur colle parole è da temere di trattare di sue condizioni, ma eziandio col pensiero, secondo quelle parole dello Ecclesiastico: 'La Sapienza di Dio, precedente tutte le cose, chi 15 cercava?! e quell' altre, dove dice: 'Più alte cose di te non domanderai, e più forti cose di te non cercherai; ma quelle cose, che Dio ti comandò, pensa e in più sue opere non sia curioso,' cioè sollecito. 20 Io adunque, che in questa terza particola d' alcuna condizione di cotale creatura parlare intendo (in quanto nel suo corpo, per bontà dell' anima, sensibile bellezza appare), temorosamente, non sicuro, co- 25 minciar intendo se non appieno, almeno alcuna cosa di tanto nodo disnodare.

Dico adunque che, poichè è aperta la sentenza di quella particola, nella quale questa Donna è commendata dalla parte 30 dell' anima, da procedere e da vedere è come, quando dico: Cose appariscon nello suo aspetto, io commendo lei dalla parte del corpo. E dico che nel suo aspetto appariscono cose, le quali dimo- 35 strano de' piaceri (intra gli altri di quelli) di Paradiso. Lo più nobile, e quello che scritto è fine di tutti gli altri, si è contentarsi, e questo si è essere beato: e questo piacere è veramente (avvegnachè 40

per altro modo) nell' aspetto di costei, chè, guardando costei, la gente si contenta (tanto dolcemente ciba la sua bellezza gli occhi de' riguardatori); ma per altro modo 45 che per lo contentare in Paradiso, ch'è perpetuo; chè non può ad alcuno essere questo.

E perocchè potrebbe alcuno avere domandato, dove questo mirabile piacere 50 appare in costei, distinguo nella sua persona due parti, nelle quali la umana piacenza e dispiacenza più appare. Onde è da sapere che in qualunque parte l'Anima più adopera del suo ufficio, 55 che a quella più fissamente intende ad adornare, e più sottilmente quivi adopera. Onde vedemo che nella faccia dell' uomo, là dove fa più del suo ufficio che in alcuna parte di fuori, tanto sottilmente intende, 60 che per sottigliarsi quivi, tanto quanto

nella sua materia puote, nullo viso ad altro è simile; perchè l'ultima potenza della materia, la qual è in tutti quasi dissimile, quivi si riduce in atto. E peroc65 chè nella faccia, massimamente in due luoghi adopera l' Anima (perocchè in quelli due luoghi quasi tutte e tre le nature dell' Anima hanno giurisdizione, cioè negli occhi e nella bocca), quelli mas70 simamente adorna, e quivi pone l'intento tutto a far bello, se puote. E in questi due luoghi dico io, che appariscono questi piaceri, dicendo: Negli occhi e nel suo dolce riso. Li quali due luoghi per bella 75 similitudine si possono appellare balconi della Donna che nello edificio del corpo abita, cioè l' Anima, perocchè quivi, avvegnachè quasi velata, spesse volte si dimostra.

80 Dimostrasi negli occhi tanto manifesta, che conoscer si può la sua presente passione, chi bene là mira. Onde conciossiacosachè sei passioni siano proprie dell' Anima umana, delle quali fa men85 zione il Filosofo nella sua Rettorica, cioè grazia, zelo, misericordia, invidia, amore e vergogna; di nulla di queste puote l' Anima essere passionata, che alla finestra degli occhi non vegna la sembianza, se per ço grande virtù dentro non si chiude. Onde

alcuno già si trasse gli occhi, perchè la

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vergogna d' entro non paresse di fuori, siccome dice Stazio poeta del tebano Edipo, quando dice che con eterna notte solvette lo suo dannato pudore.' Dimostrasi nella bocca, quasi siccome colore dopo vetro. E che è ridere, se non una corruscazione della dilettazione dell' anima, cioè un lume apparente di fuori secondo che sta dentro? E però si con- 100 viene all' uomo, a dimostrare la sua anima nell' allegrezza moderata, moderatamente ridere con un' onesta severità e con poco movimento delle sue braccia; sicchè donna che allora si dimostra, come detto 105 è, paia modesta e non dissoluta. Onde ciò fare ne comanda il libro delle quattro Virtù cardinali: Lo tuo riso sia senza cachinno,' cioè senza schiamazzare come gallina. Ahi mirabile riso della mia 110 Donna, di cui io parlo, che mai non si sentia se non dell' occhio!

E dico che Amore le reca queste cose quivi, siccome a luogo suo; dove si puote doppiamente Amore considerare. Prima 115 l' Amore dell' Anima, speziale a questi luoghi; secondamente l' Amore universale, che le cose dispone ad amare e ad essere amate, e che ordina l' Anima ad adornare queste parti.

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Poi quando dico: Elle soverchian lo nostro intelletto, escuso me di ciò, che di tanta eccellenza di beltà poco pare che io tratti, sovrastando a quella e dico che poco ne dico per due ragioni. L'una 125 si è, che queste cose che paiono nel suo aspetto, soverchiano l' intelletto nostro, cioè umano: e dico come questo soverchiare è fatto; ch'è fatto per lo modo, che soverchia il sole lo fragile viso, non pur 130 lo sano e forte. L' altra si è, che fisamente in esso guardare non può, perchè quivi s' inebria l' anima; sicchè incontanente, dopo di sguardare, disvia in ciascuna sua operazione.

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Poi quando dico: Sua beltà piove fiammelle di fuoco, ricorro a ritrattare del suo effetto; poichè di lei trattare interamente non si può. Onde è da sapere che di tutte quelle cose che lo intelletto nostro vincono 140 sì che non può vedere quello che sono, convenevolissimo trattare è per li loro

effetti. Onde di Dio, e delle sue Sustanze separate, e della prima materia così 145 trattando, potemo avere alcuna conoscenza. E però dico che la beltà di quella piove fiammelle di fuoco, cioè ardore d'amore e di carità, Animate d' un spirito gentile, cioè informato ardore d'un gentile 150 spirito, cioè diritto appetito, per lo quale e del quale nasce origine di buono pensiero. E non solamente fa questo, ma disfà e distrugge lo suo contrario, cioè li vizi innati, li quali massimamente sono de' 155 buoni pensieri nemici.

E qui è da sapere che certi vizi sono nell' uomo, alli quali naturalmente egli è disposto, siccome certi per complessione collerica sono ad ira disposti: e questi 160 cotali vizi sono innati, cioè connaturali.

Altri sono vizi consuetudinari, alli quali non ha colpa la complessione, ma la consuetudine; siccome la intemperanza, e massimamente del vino. E questi vizi si 165 fuggono e si vincono per buona consuetudine, e fassi l' uomo per essa virtuoso, senza fatica avere nella sua moderazione, siccome dice il Filosofo nel secondo dell' Etica. Veramente questa differenza 170 è intra le passioni connaturali e le consuetudinarie, che le consuetudinarie per buona consuetudine del tutto vanno via ; perocchè 'l principio loro, cioè la mala consuetudine, per lo suo contrario si 175 corrompe; ma le connaturali, il principio delle quali è per natura del passionato, tutto che molto per buona consuetudine si facciano lievi, del tutto non se ne vanno, quanto al primo movimento. Ma vanno180 sene bene del tutto, quanto a durazione,

perocchè la consuetudine +non+è equabile alla natura, nella quale è il principio di quelle. E però è più laudabile l' uomo, che indirizza sè e regge sè malnaturato 185 contro all' impeto della natura, che colui che bene naturato si sostiene in buono reggimento, o disviato si ravvia; siccome è più laudabile un mal cavallo reggere, che un altro non reo. Dico adunque che 190 queste fiammelle che piovono dalla sua beltà, come detto è, rompono li vizi innati, cioè connaturali; a dare a intendere che la sua bellezza ha podestà in rinnovare

natura in coloro che la mirano, ch'è miracolosa cosa. E questo conferma 195 quello che detto è di sopra nell' altro Capitolo, quando dico ch' ella è aiutatrice della fede nostra.

Ultimamente quando dico: Però qual donna sente sua beltate, conchiudo, sotto 200 colore d'ammonire altrui, lo fine a che fatta fue tanta beltade. E dico, che qual donna sente per manco la sua beltà biasimare, guardi in questo perfettissimo esemplo; dove s' intende, che non pure 205 a migliorare lo bene è fatta, ma eziandio a fare della mala cosa buona cosa.

E soggiugne in fine: Costei pensò Chi mosse l'universo, cioè Iddio, per dare a intendere che per divino proponimento 210 la Natura cotale effetto produsse. E così termina tutta la seconda parte principale di questa Canzone.

IX. L'ordine del presente trattato richiede (poichè le due parti di questa Canzone prima sono, secondochè fu la mia intenzione, ragionate) che alla terza si proceda, nella quale io intendo purgare 5 la Canzone d' una riprensione, la quale a lei potrebbe essere stata contraria. Ed è questa, ch' io prima che alla sua composizione venissi, parendo a me questa Donna fatta contro a me fiera e superba 10 alquanto, feci una Ballatetta, nella quale chiamai questa Donna orgogliosa e dispietata, che pare essere contr' a quello che qui si ragiona di sopra. E però mi volgo alla Canzone, e, sotto colore d' in- 15 segnare a lei come sè scusare le conviene, scuso quella: ed è una figura questa, quando alle cose inanimate si parla, che si chiama dalli rettorici Prosopopea; ed usanla molto spesso li poeti.

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